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Ambiente

Un lago per la neve

Le Dolomiti votate al mercato: un bacino artificiale prende il posto di un bosco di abeti. Serve a garantire piste da sci innevate per tutta la stagione Da agosto 2009 il gruppo dolomitico Rosegarten-Catinaccio si può ammirare dietro una rete…

Tratto da Altreconomia 113 — Febbraio 2010

Le Dolomiti votate al mercato: un bacino artificiale prende il posto di un bosco di abeti. Serve a garantire piste da sci innevate per tutta la stagione

Da agosto 2009 il gruppo dolomitico Rosegarten-Catinaccio si può ammirare dietro una rete metallica alta due metri. È quella che circonda il nuovo bacino artificiale per l’innevamento, anch’esso artificiale, del comprensorio sciistico Skiarea Carezza-Karerpass. Si trova in provincia di Bolzano, terra che si è autoeletta “esempio italiano di sviluppo sostenibile”. Si tratta di un lago lungo 230 metri, largo 140, che può contenere fino a 96 milioni di litri d’acqua, per una superficie di 14.200 metri quadrati. Il lago è più grande di due campi da calcio. 12 chilometri di tubi pompano l’acqua ai cannoni sparaneve. E il tutto è stato costruito a un paio di chilometri in linea d’aria dai confini dell’area dolomitica entrata da poco a far parte del patrimonio dell’umanità Unesco. Quello di Carezza è il più grande bacino per l’innevamento artificiale dell’Alto Adige: serve come riserva d’acqua per produrre la neve che imbianca i 40 chilometri di piste di proprietà della società Latemar Carezza srl. Il presidente Georg Eisath ha investito tre milioni di euro per realizzare il lago e il sistema di pompaggio. Con il bacino risolve i problemi cui va incontro l’innevamento artificiale tradizionale, praticato normalmente usando le acque di superficie o sotterranee, incanalate in tubi collegati ai cannoni sparaneve. Il regime di concessioni al prelievo di acqua, infatti, in Sudtirolo si attesta a 0,4 litri al secondo per ogni ettaro di pista; grazie al nuovo bacino Latemar Carezza può prelevare fino a 120 litri al secondo, otto volte i 15 litri al secondo delle concessioni totali di cui dispone. La società potrà ricoprire le piste di decine di centimetri già a inizio stagione, meglio e prima di tutti gli altri comprensori sciistici.
Il pretesto ufficiale per la realizzazione del bacino, però, è un uso razionale delle risorse idriche. È vero che i laghi artificiali vengono riempiti in estate, quando la circolazione dell’acqua è maggiore e l’impatto sul bilancio idrico inferiore, e che il prelievo avviene nei periodi invernali, quando la portata dell’acqua è molto bassa e in zone di alta montagna dove è già una risorsa scarsa. Ma avere a disposizione una tale massa d’acqua, e di conseguenza poter innevare senza limitazioni, per Latemar Carezza è solo il pretesto per poter ampliare l’attività turistica. Il bacino è uno degli elementi del piano di sviluppo della zona sciistica Skiarea Carezza, che prevede investimenti per 20 milioni di euro. A inizio stagione 2008, alla presenza del presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder, che ha assicurato l’appoggio dell’amministrazione, sono già stati inaugurati un nuovo impianto di innevamento artificiale con 170 cannoni sparaneve, due nuove piste e tre nuovi impianti di risalita. In progetto anche un parcheggio per 700 auto e 40 pullman, giusto di fronte alle rocce dolomitiche del Latemar, una nuova pista sulle pendici del Rosengarten, all’interno del patrimonio tutelato dall’Unesco, un ulteriore impianto di risalita e il recupero di uno vecchio.
La Provincia ha già stanziato due contributi che coprono il 45% dei costi sostenuti per la realizzazione della nuova cabinovia e il miglioramento di un impianto esistente. All’acqua del bacino artificiale di Latemar Carezza srl, che può essere usata anche per scopi agricoli, potrà accedere anche la protezione antincendi: se ciò accadesse,  nelle tasche di Georg Eisath entrerebbero copiosi finanziamenti provinciali. Un business plan completo, anche se in Alto Adige quando si parla del bacino è solo per lodarne la sostenibilità ambientale. Racconta Hans Röck, l’ingegnere che lo ha progettato: “Tutto il materiale di scavo è stato riutilizzato in loco per la costruzione degli argini”, il lago è scavato in una conca naturale, per cui la distribuzione dell’acqua è in parte fatta per pressione naturale, con un risparmio in pompe energivore. “Per questo non abbiamo riscontrato nessun problema nel corso della valutazione di impatto ambientale” afferma Georg Eisath. Il comitato ambientale ha rilasciato a settembre 2008 il parere favorevole, con 25 prescrizioni, e tre mesi dopo la Provincia ha autorizzato la realizzazione del bacino.
Ciò di cui investitore, progettisti e Provincia non parlano sono gli oltre 20mila metri quadrati di bosco di abeti rossi che sono stati tagliati, e la perdita di una preziosa zona umida e di un prato montano. Inoltre, il buco è stato creato con il contributo di numerose esplosioni che hanno temporaneamente portato uno squilibrio alla fauna del circondario. Ecco che la tesi della sostenibilità è concepibile solo se si considera il bacino slegato dal contesto in cui si trova, se non si pensa all’impatto che questo tipo di turismo invernale ha sull’ambiente e se non lo si immagina parte di un progetto più ampio a livello locale e provinciale.
Per produrre neve artificiale occorrono acqua, aria ed energia. Secondo la ong Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) per innevare artificialmente le piste da discesa delle Alpi occorre ogni anno lo stesso volume di acqua consumato in 12 mesi da una città di circa 1,5 milioni di abitanti, mentre il consumo energetico annuale corrisponde circa all’energia elettrica utilizzata da 130mila famiglie di quattro persone. In Alto Adige i bacini per l’innevamento artificiale hanno una capacità complessiva di 900mila metri cubi d’acqua. Il Tis Innovation Park, una società consortile per azioni a partecipazione provinciale, all’interno di uno studio sulla “Gestione sostenibile dell’acqua nei comprensori sciistici altoatesini” (finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale), considera l’opportunità di aumentare tale riserva d’acqua di 5 milioni di metri cubi, realizzando nuovi bacini artificiali (da 27 a 50) distribuiti in tutto il territorio provinciale. Tutti di una dimensione di poco inferiore ai 100mila metri cubi, come quello di Carezza, perché se fossero più grandi sarebbe necessario richiedere autorizzazione al magistrato delle acque a Venezia, cioè allo Stato. In tutto l’Alto Adige solo i Verdi paiono contrari a questo tipo di sviluppo: “Sestuplicare i metri quadrati d’acqua stoccati per neve artificiale -spiega Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale- significa sestuplicare l’infrastrutturazione della montagna, il cemento, le turbine e le pompe, i chilometri di tubi di plastica, cavi elettrici e cavi in fibra ottica che servono per far funzionare gli impianti.
Così la montagna si industrializza e si artificializza, perde completamente la sua naturalità”. L’area sciistica Skiarea Carezza fa parte del Dolomiti Superski, il federconsorzio che coordina e supervisiona 463 impianti a fune dislocati in 12 vallate dolomitiche. Oltre 1.200 chilometri di piste da sci frequentati ogni anno da più di 4 milioni di sciatori. Il fatturato dell’area supera i 230 milioni di euro. La neve quassù vale oro, e più facile è l’accesso all’acqua per l’innevamento, meno limitazioni ci saranno a costruire nuovi impianti. Secondo i dati della Provincia di Bolzano, negli ultimi anni sono state registrate in media 25 milioni di presenze turistiche annue (il dato misura le notti trascorse dai clienti nelle strutture ricettive), circa un terzo delle quali nella stagione invernale, che è strettamente connessa allo sci alpino.
Un quarto del potenziale economico altoatesino proviene dal turismo e dalle tecnologie invernali: è difficile concepire un’alternativa a questo sviluppo, molto più facile farci credere che sia sostenibile.

Chi ha tanta acqua, la spreca
Le risorse idriche altoatesine sono alimentate dalle precipitazioni che riversano annualmente sul territorio altoatesino circa 5 miliardi di metri cubi d’acqua. È molta di più rispetto a quella utilizzata, suddivisa per categorie.
L’agricoltura ha bisogno di 150 milioni di metri cubi (pari al 3% del totale disponibile); l’ndustria di 50 milioni di metri cubi (1%); l’acqua potabile distribuita è pari a 45 milioni di metri cubi (1%). Alla produzione di neve artificiale vengono destinati, oggi, 3,5 milioni di metri cubi d’acqua (pari allo 0,07%); nei prossimi anni è però previsto un aumento dell’estensione delle piste innevate artificialmente, la cui superficie complessiva dovrebbe raggiungere i 3.200 ettari, per un fabbisogno medio annuo per l’innevamento artificiale pari a 8 milioni di metri cubi d’acqua. Il tutto nel nome del miglioramento dell’offerta turistica invernale e della modernizzazione dei comprensori sciistici (fonte: Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche per la Provincia Autonoma di Bolzano, approvato con delibera della giunta provinciale n. 1735 del 29.06.2009).

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