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Ambiente

Un Ddl spiana la strada al business degli stadi privati

Lo stadio è un diritto, anche quando il campo da calcio è solo la scusa per una nuova speculazione edilizia. Da Roma a Firenze, da Genova a Torino, i progetti delle squadre di Serie A e B si muovono tutti…

Lo stadio è un diritto, anche quando il campo da calcio è solo la scusa per una nuova speculazione edilizia. Da Roma a Firenze, da Genova a Torino, i progetti delle squadre di Serie A e B si muovono tutti tra “stadio e carrello”, e i centri sportivi sono pensati per attirare consumatori.
A favorire la realizzazione di nuove strutture gestire direttamente dalle società, ma anche la privatizzazione degli impianti sportivi esistenti, arriva un disegno di legge che deregolamenta la materia e dà il via alla corsa ai nuovi stadi. Il ddl, pomposamente intitolato “per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale”, è stato approvato all’unanimità a inizio ottobre dalla commissione Cultura del Senato riunita in sede deliberante, e potrebbe seguire la stessa procedura rapida anche alla Camera dei deputati.  
Secondo il relatore Cosimo Sibilia, senatore del Pdl ed ex presidente dell’Avellino calcio, intervistato da Il Sole-24 ore, “i nuovi impianti saranno un volano eccezionale per l’economia delle città”. E i nuovi stadi, come da “titolo” del Ddl, sono un primo passo fondamentale per aggiudicarsi la fase finale dei campionati europei di calcio del 2016 (la candidatura va presentata entro il 15 febbraio 2010, a fine maggio verrà comunicato il nome del Paese vincitore). 
Tra i commenti entusiasti (e interessati) al Ddl c’è quello del sindaco di Roma, Gianni Alemanno: “L’approvazione unanime da parte della commissione del Senato del disegno di legge sugli stadi rappresenta un risultato importantissimo. Faccio dunque i miei complimenti al sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo Sport Rocco Crimi per l’obiettivo raggiunto -ha detto Alemanno-. Un traguardo che, dopo il via libera definitivo della Camera, renderà possibile la realizzazione in tempi brevi degli stadi di proprietà delle squadre capitoline di Roma e Lazio”.
Dei due nuovi impianti si parla da tempo, e la Roma a fine settembre ha addirittura presentato il master plan del nuovo impianto dedicato all’ex presidente Franco Sensi: 55mila posti a sedere ma anche 650mila metri cubi di nuovi complessi edilizi e 800mila metri cubi di centro commerciale, su una superficie di 130 ettari da edificare, secondo quanto riporta Il Messaggero dello scorso mercoledì 30 settembre. Insieme alla presidente della società Rosella Sensi, alla conferenza stampa hanno partecipato il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, l’assessore laziale all’Istruzione Marco Di Stefano, quelli capitolini all’Ambiente Fabio De Lillo e alla Mobilità Sergio Marchi e all’Urbanistica Marco Corsini, insieme al presidente del Consiglio comunale, Marco Pomarici.
La Lazio di Lotito, invece, prevede la costruzione della Cittadella dello sport/“Stadio delle Aquile”, con il trasferimento nell’area prescelta -lungo la via Tiberina- dell’intera Polisportiva Lazio: “Quindi, oltre al nuovo stadio, ai ristoranti, alle residenze/villette, agli alberghi, il progetto prevede campi di calcio e calcetto, campi da rugby, da tennis, hockey su prato, baseball, atletica leggera, etc. Il tutto su un’area/ambito estesa circa 600 ettari e sulla quale realizzare volumetrie pari a circa mc 2.000.000”, secondo un dossier di Legambiente Lazio.
L’organizzazione ambientalista denuncia l’irregolarità di entrambi i progetti: l’area lungo la via Tiberina, ad esempio, è claquale Agro romano vincolato, con, in più, il Vincolo
ministeriale di esondazione del Fiume Tevere”. Il nuovo stadio, perciò, “è del tutto incompatibile con le previsioni date dal Prg di Roma, è del tutto incompatibile con il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, adottato dalla Giunta Regionale e in attesa della definitiva approvazione da parte del Consiglio Regionale, è incompatibile con il Piano Territoriale di Coordinamento recentemente approvato dal Consiglio Provinciale di Roma, e, infine, è incompatibile con il vincolo statale ai sensi della Legge 431/1985 quale area di esondazione del Fiume Tevere”.
Il nuovo stadio della Roma, invece, dovrebbe sorgere in un ambito che per “’80% circa è
classificato dal Prg quale Agro romano vincolato”. “La realizzazione dello  stadio, delle residenze, e delle funzioni commerciali richiede una variante urbanistica in accordo di programma per trasformare l’area da Agro romano vincolato ad area edificabile/servizi privati, perché tale è uno stadio realizzato da una società privata quotata in Borsa”, spiega Legambiente.
“Variante” sembra essere il comune denominatore di molti progetti in rampa di lancio. È il Ddl a considerare gli interventi (che verranno inseriti in un piano straordinario triennale) “di pubblica utilità, indefferibilità e urgenza”. Per questo, all’articolo 4, “Individuazione di  aree per la realizzazione di nuovi stadi o di complessi multifunzionali”, il Ddl prevede che “il sindaco del Comune, entro sessanta giorni dalla presentazione dello studio di fattibilità al Comune, promuove, anche al fine di approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali e per conseguire l’effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle opere, un accordo di programma ai sensi dell’articolo 34 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che deve necessariamente concludersi entro e non oltre sei mesi dalla presentazione dello studio di fattibilità”. 
A breve dovrebbe ripartire, a Firenze, il progetto della “cittadella viola”. Oltre al nuovo stadio, il piano presentato al Comune nel settembre 2008 dalla famiglia Della Valle, proprietari della Fiorentina, prevede la realizzazione di impianti sportivi, un parco tematico, una zona commerciale, alberghi e un museo, per un totale di una settantina di ettari. Il “piano” dei Della Valle è bloccato perché l’area prescelta, nella zona Castello, è sotto sequestro per presunte irregolarità da parte della proprietà (la compagnia assicurativa Fondiaria, di Salvatore Ligresti). Il nuovo Ddl potrebbe aiutare a risolvere la crisi tra Firenze e i fratelli Della Valle: Andrea, presidente della Fiorentina, si è dimesso a fine settembre polemizzando con la città che “non ci segue e non condivide le nostre battaglie”, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera.   
Alla finestra per un nuovo impianto ci sono anche Genova (bocciato il progetto di Foruminvest a Sestri Ponente, vedi Ae 106), Milano, Napoli e Palermo: l’intento del presidente Zamparini (imprenditore attivo nel ramo dei centri commerciali con le società Mandi, Becom, Nacom, Comco e Vecom), secondo quanto dichiarato al Giornale di Sicilia, è quello di “realizzare l’impianto e una serie di opere sportive, ludiche e commerciali. È impensabile che lo stadio si regga da solo, dunque occorre un contesto economico più ampio”. Con buona pace dell’urbanistica e del consumo del territorio.

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