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Diritti

Tutti zitti sui risarcimenti

Il ministero dell’Interno è alla quinta condanna: stavolta deve risarcire con 18 mila euro una manifestante che fu picchiata, in modo del tutto ingiustificato, nel pomeriggio di venerdì 20 luglio 2001 in piazza Manin, dove era stata allestita la ‘piazza…

Il ministero dell’Interno è alla quinta condanna: stavolta deve risarcire con 18 mila euro una manifestante che fu picchiata, in modo del tutto ingiustificato, nel pomeriggio di venerdì 20 luglio 2001 in piazza Manin, dove era stata allestita la ‘piazza tematica’ della rete Lilliput e altri gruppi pacifisti. Come si ricorderà, proprio in piazza Manin cominciarono le aggressioni ai manifestanti da parte delle forze di polizia. Nel maggio scorso il ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire un’altra manifestante, Marina Spaccini, colpita nella stessa piazza.
A questo proposito merita d’essere visto con attenzione l’ultimo filmato diffuso dalla segreteria legale del Genoa Legal Forum (Op 2001): fra le altre cose è possibile ascoltare le comunicazioni intercorse fra la centrale operativa e gli agenti impegnati proprio nell’operazione di piazza Manin. Dalla centrale, più volte, arriva l”indicazione: “Fate prigionieri, fate prigionieri”.

Simona Coda, la manifestante appena risarcita, ha raccontato di avere evitato l’arresto, e quindi il passaggio per la caserma degli orrori di Bolzaneto, grazie all’aiuto dei medici dell’ospedale San Martino, che praticamente la nascosero, evitando di denunciare il suo caso al posto di polizia: altrimenti sarebbe finita in manette, come tutti gli altri che si trovarono a passare per i pronto soccorso degli ospedali genovesi.

La sospensione dello stato di diritto durante il G8 fu una cosa molto concreta, fatta di episodi come questo. Del resto è noto che agli arrestati alla Diaz non furono comunicate le ragioni dell’arresto se non al momento del primo interrogatorio da parte del magistrato. Per non parlare, poi, delle mancate comunicazioni con gli avvocati, impedite a volte in modo truffaldino, come provato dai moduli precompilati fatti firmare all’ingresso di Bolzaneto (nella casella specifica, anziché uno spazio bianco, era stato scritto un NON seguito dalla frase ‘chiedo di nominare un avvocato’).

Ma quel che più fa male, a distanza di sei anni dai fatti e all’indomani di queste clamorose sentenze, è il silenzio osservato rigorosamente dal ministro dell’Interno, che pure dovrebbe avere qualcosa da dire su condanne così gravi e infamanti, e dal capo della polizia, che sembra indifferente alla grave perdita di credibilità causate dalle sentenze del tribunale civile. Tace anche il nuovo capo di gabinetto del ministero dell’Interno, il dottor Gianni De Gennaro…

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