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Tutti i lati del cibo

Il mondo soffre la fame e le cause sono umane e naturali assieme. Mentre ciascuno di noi, a tavola, può fare la sua parte. I nuovi saggi di Altreconomia Un libro così avvincente che per finirlo si può saltare un…

Tratto da Altreconomia 116 — Maggio 2010

Il mondo soffre la fame e le cause sono umane e naturali assieme. Mentre ciascuno di noi, a tavola, può fare la sua parte. I nuovi saggi di Altreconomia

Un libro così avvincente che per finirlo si può saltare un pasto. Anche perché alla fine non si ha tanta fame. Che cosa succede al nostro corpo quando si arriva alla “fame nera”? E che cos’è davvero una carestia, quali effetti produce sulle relazioni interpersonali e sociali? Anatomia della fame è una lettura dura e affascinante che affonda il bisturi nel “corpo” delle catastrofi alimentari. Dopo una disamina antropologica che mette a confronto il rapporto tra le diverse culture, i tabù religiosi e culturali legati al cibo, con minuzia storica e moderna crudeltà, Vittorio Rinaldi ci spiega come e perché la fame e la cronica mancanza di cibo siano realtà quotidiana oggi per oltre un miliardo di persone. Le nuove carestie sono simultaneamente frutto di dinamiche che si producono in un territorio locale e di eziologie esterne, che rimandano al più ampio quadro delle relazioni politico-economiche internazionali e allo sfruttamento del Sud del mondo. Fattori dunque d’origine umana, legati alle imprevidenze, alla cupidigia, alla guerra, e fattori d’origine naturale, connaturati alle imponderabili bizzarrie dei cieli, dei mari e della Terra che provocano gli shock alimentari finali, quelli che fanno precipitare la situazione e gli unici colti dai media. La fame non è insomma che l’immagine speculare del nostro appetito e del benessere, della nostra disattenzione e del modello globale dominante: quello che impone le guerre per garantire i nostri commerci, il continuo aumento di allevamenti da carne per le nostre tavole (a discapito delle colture per alimentazione umana) o l’uso di agro carburanti: da qui il neocolonialismo rurale, l’agricoltura che forza l’esportazione dai Paesi del Sud del mondo e gli ogm. Per massimo paradosso sono così le zone rurali e i contadini a soffrire di più la fame. Che fare? Non c’è una sola soluzione: per certo il ritorno degli Stati nazionali a un ruolo forte (e si spera positivo) e la sovranità alimentare di ciascun popolo sono le prime condizioni necessarie. Nella prefazione Daniele Scaglione di ActionAid ricorda i numeri della fame, molto difficili da digerire. Il rapporto Fao 2009 documenta la crescita degli affamati in tutto il Sud del mondo, salvo America Latina e Caraibi. L’Asia e l’area del Pacifico in primis (642 milioni), poi l’Africa ‘subsahariana’ (265 milioni), America Latina e Caraibi (53 miloni) infine Maghreb e Medio Oriente (42 milioni). Ma c’è fame è anche nei Paesi sviluppati, per un totale di 15 milioni, secondo la Fao.

Anatomia della fame, di Vittorio Rinaldi, 192 pagine, 15 euro. In bottega e sul nostro sito dall’8 maggio, in libreria da ottobre.

Il circolo dei diritti
Tracciabilità, biodiversità, filiera corta, cultura, piacere, diritti: sono le parole chiave del progetto “Il Circolo del Cibo”, promosso da Altromercato, la principale organizzazione di commercio equo. Il progetto si rivolge a chef, ristoratori, produttori di materie prime, appassionati gastronomi e a tutti i consumatori interessati ad assaporare la dimensione materiale e sociale del buon cibo. Il Circolo del Cibo (www.ilcircolodelcibo.it) viene presentato per la prima volta in occasione di “Scambiamo il mondo”, manifestazione lanciata da Altromercato in concomitanza con la Giornata mondiale del commercio equo e solidale (8 maggio) e rientra nella campagna “Diritto al cibo” (www.dirittoalcibo.org). In occasione del lancio del “Circolo” (a Milano il 4 maggio) presentazione del nostro libro Il cuoco leggero (in alto). Sempre a Milano, il 9 maggio, presentazione anche per Anatomia della fame, all’interno delle manifestazione per la giornata del commercio equo. Informazioni su www.altreconomia.it

Leggeri e sostenibili in cucina
L’impronta ecologica della nostra cucina non è quella del vino rosso versato sulla tovaglia. Ma è la conseguenza delle nostre scelte quotidiane in tema di cibo, materie prime, utensili, tecniche di cottura, conservazione, condivisione. Il vero “cuoco leggero” non pesa sulla Terra, sul clima, sui popoli che producono per la nostra tavola, sugli altri esseri viventi. E neppure sulle proprie tasche o sullo stomaco, se è vero che la cucina che si propone è equa e solidale, veg-italiana, ecologica e a chilometro zero senza il peso del packaging, di lunghi trasporti, senza crudeltà per gli animali, semplice e alla portata di tutti, economica e popolare. Un prontuario delle materie prime, redatto secondo princìpi etici e nutrizionali: prodotti del commercio equo e solidale, verdure, legumi e cereali, freschi o -per chi può- autoprodotte ma comunque locali, salvo poche eccezioni. Se non potete coltivare, cittadini senza terra, fate perno per la vostra spesa sull’eco-socio-classifica dei luoghi d’acquisto, che vede al primo posto i gruppi d’acquisto e le botteghe del commercio equo e a chiudere la fila i “moloch” dei centri commerciali. Per cucinare a volte il fuoco non serve, e neppure il mixer. Parte da queste pagine la rivincita dei mano domestici, strumenti che non consumano energia se non quella pulita delle nostre mani.
Le ricette, le zuppe e le torte, le conserve e i sughi, i dolci sani e le bevande “di rubinetto” di Marinella Correggia, che di queste da anni fa il suo pane e companatico, usando quando si può  l’energia del sole, dei forni solari, persino quella della politica e delle esperienze altrui.

Il cuoco leggero. Manuale per un cibo ecologico e solidale quotidiano: oltre 100 ricette veg-italiane
, di Marinella Correggia, 96 pp, 4,5 euro. In vendita in bottega, in libreria e su www.altreconomia.it

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