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Autoprodurre a casa i “classici” dei cibi industriali è facile, basta usare gli ingredienti giusti: manualità
e creatività  — 

Tratto da Altreconomia 155 — Dicembre 2013

Un libro per rompere le scatolette. Cibo industriale e fast food non solo hanno fatto impennare il nostro colesterolo, ma hanno anche mortificato la nostra cultura alimentare, ci hanno assuefatti a sapori uniformi e formaggi insapori e a lunghe file invece di filiere corte. Grazie alla complicità del nostro palato, il perverso piacere del junk si è poi insinuato nelle nostre credenze -nel mobile da cucina, ma anche nelle nostre convinzioni- incrinandole. Il rassicurante aroma dei sughi pronti ci è diventato familiare quanto la carezza della nonna.

“100 cult in padella”
è un libro per voltare tavola, senza senape e senza maionese. 100 ricette per reinventare a casa propria i classici del cibo pronto, ma più buoni e molto più ecologici.
Fidatevi delle “imitazioni”! Perché utilizzano materie prime sane, quasi sempre vegane e vegetariane. Nell’indice trovate allora il cremoso fermento dello yogurt Yogodo o la tetragona semplicità del Dado di frodo. Ci sono i biscotti da meditazione, i Riflessive e la cioccolata qualunquista, la Cioquelcheciò. C’è l’ingenua bontà esotica del CheBabbo! e la nostalgia spalmabile dei Nuovi spunti di cronaca. Sicuramente friggete per sapere come realizzare le Patatine, Dai e siete sulle spine per la versione homemade dei bastoncini (di pesce). Non troverete solo sfizi, ma molte ricette di base, dal Pan Cassetto alla Besciabella, dalla Maiosì alla Passata (per) Tutti. Gli ingredienti speciali sono solo due: manualità e creatività. Ma il messaggio -la portata principale non il contorno!- è che il cibo fatto da sé, è molto meglio di quello pronto: per il gusto, la salute, il portafoglio, l’ambiente, la socialità.

Autoprodurre cibo -spiega nell’introduzione l’autrice Elisa Nicoli– significa infatti meno trasporti, riduzione drastica dei rifiuti, migliore qualità nutrizionale degli alimenti, arricchimento delle relazioni. Ma soprattutto non pagheremo più solo il marchio, la fama, gli investimenti pubblicitari di quella (buona) crema di cioccolato e nocciole. Ma -se vi piace– la vostra ottima crema casalinga la potete chiamare sì con il vostro nome. Per un’ottima ragione!”.
Le ricette comprendono i non-ingredienti, ovvero quello che avreste mangiato nella versione industriale. I principali additivi sono spiegati in fondo al libro in un “bugiardino”.

Eccone una rapida, del capitolo “Five seconds to go”: “Ma che sapore ha, una giornata uggiosa? Quello di soffritto!”
• 500 g di cipolle • 300 g di carote • 200 g di sedano. Sminuzzate, in una giornata grigia, e rosolate le verdure in amplissima padella (o due o tre) con 100 g di olio extravergine di oliva, aggiungendo un po’ d’acqua se necessario durante la cottura. Quando il soffritto è pronto, se volete potete passarlo al mixer e dividerlo in vaschettine porzionate o portaghiaccio per congelarlo.

“100 cult in padella. Succede solo a casa tua! Come reinventare ‘i classici’ del cibo industriale. 100 ricette fai-da-te, ecologiche e sane”, di Elisa Nicoli, 96 pagine, 5 euro (Altreconomia edizioni).
In libreria, nelle botteghe del commercio equo e solidale e sul sito www.altreconomia.it
 

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