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Ambiente

Trivelle alla milanese, si comincia

A Est di Milano 182 chilometri quadrati a rischio per la ricerca di gas metano, come abbiamo raccontato già lo scorso ottobre. Ma oggi enti locali e cittadini inziano a mobilitarsi

Qualcosa comincia a muoversi tra i cittadini e gli amministratori della Martesana, il territorio ad Est di Milano interessato dal permesso di ricerca “Melzo”. 182 chilometri quadrati a rischio trivellazioni, che lo scorso 14 giugno 2013 il ministero dello Sviluppo economico ha ufficialmente attribuito alla Mac oil spa. La società americana entro la metà del 2014 dovrà avviare le indagini geologiche, ed entro la fine dell’anno prossimo potrebbe richiedere ulteriori autorizzazioni per la perforazione – in tempi diversi – di 2 pozzi esplorativi.

E proprio questo vorrebbe scongiurare la comunità di Cassina de’ Pecchi, il primo del 37 comuni interessati dal permesso di ricerca “Melzo” a gettare le basi per una discussione critica sulla questione. Da una parte il gruppo “Martesana Libera” e dall’altra “Sinistra per Cassina” hanno deciso di adoperarsi in un’opera di sensibilizzazione sul tema, nonché lanciare un’interrogazione ed un ordine del giorno comuni per tutti i consigli comunali dei paesi coinvolti, chiedendo il blocco degli attuali procedimenti in corso ed un coinvolgimento della cittadinanza e degli Enti locali. Da difendere c’è un territorio “devastato da grandi opere come la Tem e la BreBeMi, autostrade inutili e dannose”.

L’area del permesso di ricerca “Melzo” – come Altreconomia ha già raccontato nell’ottobre scorso – coinvolge 5 province: Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano. Quest’ultima è la più interessata con 137,32 chilometri quadrati di territorio e 26 comuni: da Pessano con Bornago a Bussero e Cassina de’ Pecchi, da Masate a Gessate, da Cernusco sul Naviglio a Pioltello, da Vignate a Melzo, da Trucazzano a Cassano d’Adda, solo per citarne alcuni. Un territorio a cui fanno parte il “Parco Alto Martesana”, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora e i Parchi regionali Adda Sud e Nord, e confinanti con le Sorgenti della Muzzetta e col Parco agricolo Sud Milano. Aree di importante valenza paesaggistica e naturalistica, con presenza di risorse idriche strategiche.

E proprio la presenza di importanti aree protette regionali fa discutere. Anche perché la Regione Lombardia ha deciso di escludere dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale) tutto l’iter sostenendo, così come dichiarato dalla stessa società, che le aree comprese all’interno del perimetro del permesso di ricerca, ricadenti all’interno delle zone vincolate, quali alvei e corsi d’acqua tutelati, complessi archeologici, aree naturali e protette, siti SIC e ZPS, nonché le relative fasce di rispetto, saranno escluse da qualsiasi attività sia geofisica che di perforazione.

Una situazione da tenere assolutamente sotto controllo, perché la Legge regionale n.16 del 16 luglio 2007 (Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi) – in sostituzione delle Leggi regionali n.80 e n.81 del 16 settembre 1983, istitutive rispettivamente del parco naturale dell’Adda Nord e del parco naturale dell’Adda Sud – nell’articolo n. 66, elenca una serie di vincoli a tutela delle aree protette regionali, tra i quali non compaiono in maniera specifica divieti per prospezioni, ricerca, perforazione e coltivazione.

Tra le altre cose, nel decreto di attribuzione del permesso di ricerca Melzo, si fa riferimento che “all’interno dei perimetri delle aree naturali protette la società permissionaria dovrà svolgere le operazioni di ricerca nel rispetto dei limiti e delle modalità previste dal Regolamento, dal Piano o dal provvedimento di salvaguardia che disciplina le attività nell’area interessata”.
 

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