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La trasformazione della mobilità urbana nell’emergenza. Pensando al dopo

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Diverse città in tutto il mondo stanno elaborando piani per evitare che le emissioni climalteranti tornino a salire a causa dell’utilizzo delle auto. Il settore dei trasporti è infatti una fonte importante di inquinamento atmosferico. Dalle reti ciclabili alle combinazioni con treni e altri mezzi di trasporto a lunga percorrenza: è tempo di scelte coraggiose che durino nel tempo, non solo fino a dicembre 2020

La graduale uscita dal lockdown sta stimolando diverse iniziative di riorganizzazione dello spazio urbano soprattutto per quel che riguarda la mobilità. Per contenere il contagio, nei prossimi mesi sarà necessario continuare ad adottare misure di distanziamento sociale ma, allo stesso tempo, garantire spostamenti in sicurezza a milioni di persone.

Diverse città in tutto il mondo stanno progettando piani di mobilità urbana che aspirano a limitare il traffico e l’inquinamento atmosferico. Il Comune di Milano ha annunciato la realizzazione di 35 chilometri di nuove piste ciclabili entro la fine dell’anno. Bologna -anche grazie all’uso di corsie temporanee- punta a realizzare il 60% del progetto della rete ciclabile metropolitana, la Bicipolitana, entro il 2020. Inoltre il governo sta pensando alla proposta di un buono mobilità alternativa di 200 euro per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, e di veicoli elettrici come monopattini e simili.

Queste strategie sono pensate per evitare che le emissioni di gas inquinanti tornino a salire a causa dell’utilizzo delle auto, applicato come misura di distanziamento più sicura da parte dei cittadini. Molte persone potrebbero preferire l’uso del mezzo privato al trasporto pubblico, per timore che le misure di distanziamento non vengano rispettate o che l’accesso limitato ai mezzi possa allungare troppo i tempi di attesa. Da parte loro i gestori dei trasporti hanno espresso dubbi sulla capacità del sistema di rispettare tutte le misure previste. Per questo, hanno chiesto alla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli di mantenere solo l’obbligo delle mascherine sui mezzi e di eliminare quello del distanziamento di un metro tra persone. Dai dati dell’Agenzia ambientale europea (Eea) le emissioni di gas serra dovute ai trasporti (compreso il trasporto aereo, ma escluso quello marittimo) rappresentano circa un quarto delle emissioni totali dell’Ue. 

Le misure per fronteggiare l’emergenza Covid-19 -già a partire dalla fine di febbraio- hanno prodotto la riduzione delle concentrazioni degli inquinanti legati direttamente al traffico, soprattutto del biossido di azoto (NO₂). Il servizio europeo di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus (Cams) ha osservato che per il NO₂, tra febbraio e marzo, le concentrazioni sono calate di circa il 10% a settimana nel Nord Italia (vedi sotto). 

Il biossido di azoto è un inquinante di “breve durata”. Rimane nell’atmosfera generalmente meno di un giorno prima di depositarsi o di reagire con altri gas; rimane quindi vicino a dove è stato emesso. Le sue maggiori fonti di emissione sono attività umane come il traffico, la produzione di energia, il riscaldamento domestico e le industrie. 

Il settore dei trasporti è una fonte importante di inquinamento atmosferico perché ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili. Anche in Italia, dove secondo gli ultimi dati Ispra sono cresciute del 2% (rispetto al 1990) le emissioni nazionali di gas climalteranti derivanti dai trasporti e dalla produzione di energia, i due settori che insieme producono circa la metà delle emissioni totali nazionali. In particolare sono aumentate le emissioni da trasporto su strada (più 3%), a causa del crescente spostamento di merci e passeggeri. Questo tipo di trasporto è responsabile del 43% di emissioni di ossidi di azoto (NOₓ) nel Paese. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in Europa le emissioni prodotte dai trasporti dovranno diminuire del 90% entro il 2050. Migliorare la mobilità urbana rappresenta un’importante strategia climatica e sanitaria.

All’interno del settore dei trasporti, quello su strada è responsabile del 71,7% delle emissioni. Di queste, il 60,6% viene dalle automobili, l’11,9% dai furgoni e il 26,3% dai camion e dagli autobus. Il report di quest’anno dell’Eea su trasporti e ambiente, “Il primo e l’ultimo miglio”, conferma che in combinazione con il trasporto pubblico, gli spostamenti a piedi e in bicicletta sono le migliori soluzioni per la salute e per l’ambiente. “Per fare in modo che queste diventino le prime scelte dei cittadini bisogna rendere le auto sempre meno attraenti -spiega ad Altreconomia Valerio Gatta, direttore del Transport Research Lab dell’Università Roma Tre di Roma-. Bisogna fare scelte coraggiose, restringere le corsie per le auto a vantaggio di quelle pedonali e ciclabili, che significa anche ridurre il posto per i parcheggi”. 

Non tutte le alternative per sostituire le auto hanno lo stesso livello di sostenibilità ambientale. I primi risultati di studi sui monopattini elettrici (e su altri veicoli elettrici) a noleggio raccolti dall’Eea hanno dimostrato che i benefici ambientali legati al loro uso sono relativamente piccoli. Questa soluzione di trasporto attrae utenti che avrebbero in alternativa camminato o utilizzato i trasporti pubblici. Inoltre gli impatti negativi legati ai materiali con cui sono realizzati e alla loro produzione sono rilevanti, soprattutto se la durata di vita del monopattino è inferiore ai due anni. A questo si aggiungono le emissioni prodotte dalla raccolta dei veicoli per portarli alle stazioni di ricarica, effettuata durante la notte tipicamente da furgoni diesel. Pochi benefici arrivano anche dai servizi di prenotazione con autista professionista come Uber, non riducono le emissioni né il traffico e allontanano le persone dal trasporto pubblico. I sistemi di noleggio auto (car-sharing) con postazioni di parcheggio dedicate dimostrano impatti ambientali maggiori rispetto ai sistemi che prevedono il parcheggio libero. Uno scatto in avanti dal punto di vista ambientale si avrebbe inoltre se le opzioni più sostenibili non fossero adottate solo nei brevi tragitti, ma anche in quelli più lunghi in combinazione per esempio con treni e altri mezzi di trasporto a lunga percorrenza.

Per Edoardo Marcucci, co-direttore del Transport Research Lab, un altro aspetto su cui intervenire che incide altrettanto sull’inquinamento dell’aria è il trasporto delle merci. “Ci sono molte soluzioni possibili, che vanno messe in atto a seconda del tipo di merci e delle caratteristiche delle città -riflette-. Si possono organizzare le consegne in orari di minor traffico. Creare centri di distribuzione merci e aree di deposito periferici, magari recuperando aree dismesse. Così come prevedere punti di consegna di prossimità in città dove l’operatore logistico lascia la merce e il destinatario la ritira; oppure da dove altri operatori in bici la distribuiscono in città. Per stimolare l’uso di mezzi di mobilità sostenibile per le consegne in città si possono prevedere incentivi per l’uso di biciclette o veicoli elettrici”, conclude Marcucci. Per Valerio Gatta l’emergenza Covid-19 può dare un impulso decisivo alla trasformare della mobilità urbana: “Ma la sfida richiede una programmazione che duri nel tempo, capace di riorganizzare i trasporti da oggi ai prossimi anni, non solo fino a dicembre 2020”. 

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