Diritti / Attualità
Trasformare il dolore in azione. L’eredità viva di Marielle Franco

Nel marzo 2018 l’attivista brasiliana veniva assassinata insieme al suo autista. Oggi l’Istituto che ne porta il nome prosegue le sue lotte sostenendo donne nere e Lgbtq+, in un Paese ancora diseguale, come ci racconta la figlia, Marielle Luyara
Il 31 ottobre 2024 Lucia Glioche, giudice della quarta Corte di giustizia di Rio de Janeiro, ha scelto di introdurre la condanna di Ronnie Lessa e Èlcio Quiroz in quanto esecutori dell’omicidio di Marielle Franco e Anderson Pedro Gomes con questa frase: “La giustizia a volte è lenta, è cieca, stupida, ingiusta, sbagliata, storta. Ma alla fine arriva”. La condanna rispettivamente a 78 e 59 anni di carcere è stata pronunciata, infatti, sei anni, sette mesi e 17 giorni dopo la loro uccisione.
“È stato un momento di grande sollievo e di giustizia anche se parziale -spiega ad Altreconomia la figlia di Marielle Luyara Franco, direttrice del legado (l’eredità) dell’Istituto Marielle Franco (Imf)-, un passo importante nella lotta che conduciamo da anni per ritenere i responsabili colpevoli. Tuttavia, la domanda che ci ha mosso fin dall’inizio non ha ancora avuto risposta: chi ha ordinato l’uccisione di mia madre e perché?”.
Proprio per trovare una risposta a questa domanda, nel 2019, è nato l’Imf, un’organizzazione non profit per “trasformare il dolore in azione”. “Il 14 marzo del 2018 ha dato un nuovo significato a chi è stata Marielle -scrive Monica Benicio, compagna di Marielle Franco nell’introduzione del libro di Agnese Gazzera ‘Marielle, presente!’ (Capovolte editore)-. Io come famiglia, non immaginavo la portata della sua grandezza nel mondo. Purtroppo, l’ho compresa a causa della sua esecuzione”.
Il 14 marzo 2018 alle ore 21.30 circa, Marielle Franco sociologa e consigliera comunale di Rio de Janeiro viene assassinata da 13 colpi d’arma da fuoco mentre torna a casa in auto dall’iniziativa “Giovani nere che smuovono strutture”. Insieme a lei viene ucciso anche l’autista Anderson Pedro Gomes. I giorni successivi migliaia di persone si sono riversate per le strade di Rio de Janeiro, dimostrando di aver preso coscienza del valore politico del suo corpo e della sua figura. Donna, nera, bisessuale e originaria di una favela, il Complexo da Maré nella zona Nord della città, Marielle incarnava e portava avanti con il suo attivismo, dentro e fuori dai palazzi del potere, una lotta intersezionale in un Paese segnato storicamente da razzismo, omofobia e sessismo.
Nel 2016 Franco era stata l’unica donna nera proveniente da una favela a essere stata eletta tra 51 rappresentanti municipali. Aveva ricevuto più di 46.500 voti classificandosi come la quinta consigliera per preferenze. Prima di lei solo altre due donne nere della favela erano riuscite a ottenere lo stesso posto. Marielle era inoltre una delle 32 donne nere tra 811 consiglieri eletti nelle capitali brasiliane, un Paese dove più di un quarto della popolazione (il 28% circa) è composto da donne nere.

La lotta per la giustizia è però solo uno dei pilastri delle attività dell’Imf, gli altri sono “difendere la memoria”, “moltiplicare l’eredità” e “innaffiare i semi”, quelli che ha seminato Marielle. “Volevamo combattere le fake news che stavano cominciando a diffondersi, preservare l’eredità di mia madre e continuare la lotta da lei guidata -racconta Luyara Franco-. L’Istituto è un modo per moltiplicare il suo impatto, promuovendo la difesa dei diritti umani, rafforzando la leadership politica delle donne nere e Lgbtqiapn+ e garantendo che la sua memoria continui a vivere e ispirare il cambiamento”.
Tutto ciò si è trasformato in azioni concrete: un festival, una mostra, una raccolta di foto, un fumetto per raccontare ai più giovani la storia della vita di Marielle, ma anche un monumento che la ritrae nel centro di Rio de Janeiro e una mappatura dei luoghi dove si possono trovare opere d’arte, sculture, graffiti, libri a lei dedicati. Ma non solo, l’azione dell’Imf si concretizza in programmi di formazione e campagne per spingere le categorie più discriminate e sottorappresentate del Paese a occupare spazi nella politica.
L’Imf è stato particolarmente attivo nelle ultime elezioni comunali dell’ottobre 2024, rilanciando la nuova edizione dell’Agenda Marielle Franco: “un insieme di pratiche e impegni politici antirazzisti, femministi, Lgbtqiapn+, periferici e popolari, ispirati all’eredità di Marielle -spiega Luyara-. Nella costruzione di quella di quest’anno, abbiamo consultato più di 200 collettivi, movimenti sociali e organizzazioni, raddoppiando il numero di partecipazioni del 2022”.

Sulla base di queste consultazioni sono stati dunque individuati gli otto obiettivi programmatici più urgenti sui cui l’Imf pensa sia necessario agire con politiche pubbliche come la giustizia economica, sociale e ambientale e la salute pubblica. Inoltre, “in ogni ciclo elettorale, l’Istituto mobilita candidature che si impegnano a rispettare questa proposta e che diventano i difensori dei punti all’ordine del giorno dell’Agenda”. I risultati di queste ultime elezioni hanno fatto emergere un Paese ancora profondamente diseguale. Secondo il media indipendente Generonumero le consigliere comunali nere elette sono state solo il 7% del totale.
Eppure qualche debole segnale di miglioramento comincia a intravedersi. “Negli ultimi anni, la crescita del conservatorismo e dell’estrema destra ha comportato sfide considerevoli -conclude Luyara-. Nonostante lo scenario demotivante, abbiamo numerosi motivi per festeggiare. Le elezioni di quest’anno nel nostro Paese sono un ottimo esempio: abbiamo avuto la più alta partecipazione di donne nere nella storia. Questo è il riflesso di una lotta collettiva che va ben oltre l’Istituto Marielle Franco, ma sappiamo che le nostre azioni hanno contribuito in modo significativo”.
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