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Tra pubblico e privato

4mila medici di base italiani sono associati in oltre cento cooperative. Per garantire un servizio più accurato ed efficace, nell’interesse dei pazienti Lo studio giallo ha un lettino medico dal colore sfolgorante. Quello nero è attrezzato per le visite ginecologiche….

Tratto da Altreconomia 102 — Febbraio 2009

4mila medici di base italiani sono associati in oltre cento cooperative. Per garantire un servizio più accurato ed efficace, nell’interesse dei pazienti

Lo studio giallo ha un lettino medico dal colore sfolgorante.
Quello nero è attrezzato per le visite ginecologiche. Rosse sono invece le sedie al banco dell’accettazione dove rispondono tutti i giorni al telefono le segretarie della cooperativa “Casa per la salute” di Torino (www.casaperlasalute.it), struttura sanitaria nata nel quartiere popolare di Borgo Aurora: 200 metri quadrati di ambulatori rimessi a nuovo e una decina di professionisti al lavoro.
Il progetto ha dovuto maturare a lungo: era il 2005 quando tre medici di base hanno pensato di offrire un servizio in cui integrare prestazioni sanitarie (come visite mediche di base o specialistiche) e interventi socio-assistenziali (assistenza del volontariato, proposte educative). Ci sono voluti più di due anni per trovare gli spazi adatti ed affinare il progetto, ma finalmente nel 2007 è stata costituita la cooperativa sociale Cps (Casa per la salute, appunto), cui aderiscono sia medici che associazioni di volontariato perché, come afferma il loro manifesto programmatico, all’origine di molte forme di malattia ci sono il disagio e la fragilità culturale e sociale.
Oggi nei 4 ambulatori ricevono tutti i giorni due medici di base a cui si affiancano sia il supporto del volontariato (dall’associazione sportiva che promuove stili di vita sani a quella dei disabili che offre assistenza) sia le competenze di altri professionisti: dagli psicologi a una nutrita équipe di specialisti anche di fama internazionale. Il paziente che contatta la cooperativa viene innanzitutto visitato dal medico di base, convenzionato col servizio pubblico. Questi poi, da vero regista del percorso clinico, valuta se gestire direttamente la situazione, se attivare le risorse del volontariato o se richiedere l’intervento di uno specialista. In questo caso i medici propongono in prima battuta il consulto con un professionista del servizio pubblico, ma capita non raramente che il paziente voglia essere visitato da uno specialista privato e di libera scelta. In questi casi la cooperativa Cps offre consulti con professionisti a tariffe calmierate (40-60 euro a visita).
L’esperienza torinese non è isolata: secondo i dati del Coordinamento nazionale delle cooperative mediche (www.medicoop.eu), in Italia tali realtà sono oggi più di 100, e si stima che aggreghino oltre 4mila medici di base, con oltre 4 milioni di pazienti.  Ministero e Regioni erogano contributi economici ai medici che lavorano in forma associata: anche per questo negli ultimi 15 anni sono nate realtà multiformi: dai piccoli ambulatori ai centri polivalenti che offrono anche visite specialistiche e prestazioni di primo livello (prelievi, ecografie, semplici terapie).
Le cooperative danno a queste formazioni aggregate la stabilità dell’impresa. Per il cittadino/utente non è sempre percepibile se dietro allo studio associato cui si rivolge ci sia una semplice equipe ben affiatata o i soci di un’impresa cooperativa, ma per chi ne fa parte le differenze sono evidenti perché l’impresa consente non solo di mettere in comune il personale di studio o gli spazi, ma anche di dar vita a progetti comuni.
È il caso, ad esempio, delle cinque cooperative di medici che a Modena gestiscono ambulatori aperti nei giorni festivi e pre-festivi quando il dottore di famiglia non riceve. Il loro servizio, in convenzione con la Asl, offre alle persone con patologie non gravi (i cosiddetti “codice bianco”) visite mediche gratuite e di libero accesso alternative alle prestazioni del Pronto Soccorso ospedaliero, lasciando quest’ultimo libero di concentrarsi sulle patologie più gravi.
Gli oltre 3mila accessi all’anno nei 6 ambulatori dislocati nel territorio della Asl bastano a dimostrare che il servizio funziona ed è apprezzato.
In Lombardia invece opera la Cooperativa di medici di medicina generale (Cmmg) di Soresina (in provincia di Cremona), che ha avviato con la locale Asl una sperimentazione per l’Assistenza domiciliare integrata, che affianca gli ambulatori di base. In questo caso, le prestazioni infermieristiche vengono erogate da personale coordinato direttamente dai medici di base, garantendo così una presa in carico più efficace senza lungaggini burocratiche.
Altre prestazioni, invece, sono più semplici ma molto più diffuse. Tra queste l’informatizzazione degli studi medici che consente di gestire in modo unitario le cartelle cliniche dei pazienti, generando così ampie banche dati per studi epidemiologici. La gestione unitaria delle cartelle cliniche ha inoltre favorito la definizione di orari di ambulatorio ampi -anche di 12 ore-, suddivisi tra più medici che hanno comunque tutti a disposizione la storia clinica di qualunque paziente si presenti.
Il lavoro delle cooperative mediche hanno un impatto importante soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo e Campania, e si aggrega in consorzi e coordinamenti per dare sostegno e visibilità al proprio ruolo. L’unione fa la forza, anche negli ambulatori medici.

Senza fine di lucro
Alcune cooperative offrono al paziente anche un’alternativa al servizio pubblico, ovvero prestazioni a pagamento a prezzi calmierati. Dallo specialista che offre una visita a 50 euro, all’ecografia che costa come il ticket pagato alla struttura ospedaliera pubblica. È importante, in situazioni come queste, che il paziente possa valutare se si trova di fronte ad un interessante ed efficace tentativo di offrire un buon servizio a un prezzo basso o alla speculazione di chi svende le proprie prestazioni facendo concorrenza al servizio pubblico. Da questo punto di vista la cooperativa ha dalla sua l’assenza di finalità lucrative. Per dirlo con le parole di Vincenzo Mannino, segretario generale di Confcooperative, l’organizzazione di rappresentanza che più appoggia la cooperazione medica: “La forma associativa della cooperativa è una vera impresa, con tutte le caratteristiche funzionali che ne derivano; a differenza delle imprese di capitale come una società per azioni o una società a responsabilità limitata, risponde però alle esigenze reali del medico e non agli appetiti di chi ne ha sottoscritto i capitali”. Magari non è sufficiente, ma è un indicatore da non trascurare.

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