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Torino-Lione, l’organismo anti-frode dell’UE apre un’inchiesta

L’OLAF, l’ufficio europeo per la lotta anti-frode, indaga sul progetto dell’Alta velocità che dovrebbe attraversare anche la Valsusa. A muovere gli investigatori un dossier presentato dai No Tav francesi. Tra i temi, la presenza sui cantieri di società legate al crimine organizzato e un aumento ingiustificato dei costi. Finora, la Commissione ha liquiditato oltre 700 milioni di finanziamento, come spiega l’inchiesta di Altreconomia 168 (acquista qui la rivista in PDF

L’organismo anti-frode europeo (OLAF) ha avviato indagini sul contestato progetto dell’Alta velocità Torino-Lione. Ad annunciarlo sono state, la settimana scorsa, Michèle Rivasi e Karima Delli, due euro-deputate francesi del gruppo dei Verdi europe. A far muovere gli investigatori europei è stato un dossier presentato da un esponente del comitato No TAV d’oltralpe, Daniel Ibanez, insieme alla pressione delle euro-deputate che fanno parte del gruppo dei Verdi europei.

Già a novembre 2014, Rivasi e Delli avevano infatti pubblicato sul loro sito un comunicato stampa in cui annunciavano la consegna del dossier all’OLAF, e indicavano alcuni degli aspetti “segnalati” all’organismo, tra i quali alcuni contratti di fornitura che sarebbero stati firmati con aziende legate al crimine organizzato, forniture che non sarebbero conformi agli ordini e un aumento ingiustificato di costi. Non è chiaro quali dei tanti aspetti siano parte dell’indagine in corso, e su cui l’OLAF dovrà esprimersi entro sei mesi.

L’indagine si affianca a quella della Procura distrettuale antimafia di Torino, che ha portato nel luglio scorso a 20 arresti, legati all’indagine su infiltrazioni della ‘ndrangheta nella filiera della costruzione del TAV in Val di Susa.
Il progetto, contestato dal movimento No TAV come dannoso e inutile da oltre 25 anni, ha già beneficiato di un importante co-finanziamento tramite fondi strutturali europei. E si trova in primo piano tra i progetti che il governo italiano vorrebbe che fossero sostenuti nell’ambito del “Piano Juncker”, quello annunciato lo scorso novembre, che si propone di investire 315 miliardi in grandi opere pubbliche a livello europeo attraverso strumenti finanziari innovativi come i project bond europei.

Quei project bond che, secondo il presidente dell’autorità italiana anti-corruzione, Raffaele Cantone comporterebbero dei rischi per la normativa anti riciclaggio. Se il principio di precauzione vale in materia di corruzione e di oculatezza nella spesa pubblica, allora il TAV dovrebbe essere depennato dalle priorità di finanziamento pubblico italiane e europee. Intanto, tra sei mesi OLAF pubblicherà il proprio “giudizio” sui finanziamenti pubblici già spesi, per capire se la società proponente -LTF, Lyon Turin Ferroviaire (la stesse che ha denunciato Erri De Luca, leggi qui la nostra intervista allo scrittore, cui dedichiamo la copertina di Altreconomia 168) dovrà restituirli o meno.

* Re:Common, www.recommon.org

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