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Torino è più “leggera” grazie a una rete di locali a basso impatto

Il progetto di economia collaborativa “Abbasso Impatto” del quartiere di San Salvario, coordinato dalla bottega “Verdessenza”, unisce esercizi pubblici per ridurne l’impronta e coordinare acquisti di beni e servizi sostenibili

Tratto da Altreconomia 221 — Dicembre 2019
Tommaso Vineis proprietario e gestore del Tomato Backpackers Hotel, struttura ricettiva aperta nel 2011 a Torino, insieme ad Annalisa Stefanio - © Paolo Properzi

Nel dedalo di strade del quartiere San Salvario, tra la stazione di Torino Porta Nuova e il fiume Po, al tramonto si illuminano le insegne di bistrot, birrerie, caffè, piole, vinerie e hotel. San Salvario -tra via Silvio Pellico e via Berthollet, via Petrarca e piazza Madama Cristina- è diventato uno degli epicentri della movida urbana: il Comune di Torino l’ha individuato nel giugno del 2019 tra le aree prioritarie in cui intervenire con un Piano di risanamento acustico. Gli effetti negativi non riguardano solo il rumore, ma anche la produzione -e la gestione- dei rifiuti. Nello stesso quartiere dal 2012 opera però una realtà che fa della riduzione di consumi e impatto ambientale il suo principio guida e il suo core business: l’ecobottega Verdessenza (verdessenza.to.it, in via San Pio V, 20/F) è un emporio del consumo critico, commercia prodotti ecosostenibili food e non food acquistati direttamente dai produttori, selezionando le referenze secondo quattro criteri: sfuso, locale, biologico ed etico (economia carceraria, Libera Terra, zone terremotate, fair trade). E Verdessenza ha immaginato Abbasso Impatto, un progetto di economia collaborativa per rendere più sostenibili i consumi di esercizi pubblici, aziende ed eventi. “Abbiamo preso il modello dei gruppi d’acquisto solidali (GAS) per applicarlo ai locali -racconta Alessandra Mazzotta di Verdessenza-. Prima di iniziare la sperimentazione, che è partita ad aprile 2019 ed è durata sei mesi, abbiamo sottoposto ai locali di San Salvario, in particolare ad alcuni che già erano in contatto con la nostra ecobottega, un questionario, per capire quali fossere le azioni prioritarie”. Si è partiti così dai detersivi alla spina, dalla carta (dai tovagliolini agli strofinacci, alla carta igienica) certificata Ecolabel europeo e FSC Recycled e dall’energia elettrica da fonti rinnovabili.

La selezione è stata fatta da Verdessenza: “I detergenti sono di Colenghi srl, un’azienda locale che usa tensioattivi di origine vegetale e che pratica il vuoto a rendere sulle taniche, evitando la produzione di rifiuti in plastica -spiega Cosimo Biasi, socio di Alessandra in Verdessenza-. Tra una ventina di fornitori, abbiamo scelto per l’energia elettrica Dolomiti Energia, un’azienda che produce energia elettrica 100% rinnovabile ed esclusivamente italiana in impianti idroelettrici certificati EMAS. La carta-tessuto proviene dalla cartiera Lucart, ed è riciclata al 100% grazie a un modello di economia circolare che recupera tutti i componenti degli imballaggi in TetraPak, da cui si ricavano le materie seconde per produrre carta tessuto e dispenser in alluminio”.

Dispenser che trovano in camera i clienti di Tomato Backpackers Hotel (tomato.to.it), la struttura ricettiva aperta nel 2011 da Tommaso Vineis. Il giovane imprenditore (36 anni) ha rilevato quello che era stato un albergo ad ore e l’ha trasformato in un hotel sostenibile: “La carta igienica intersfogliata permette di ridurre i consumi del 45 per cento rispetto al rotolo. Collaboriamo da sempre con Verdessenza, con l’obiettivo di fare scelte che permettano di ridurre consumi e costi -racconta Vineis, tra i primi ad aderire ad Abbasso Impatto-. Da noi, ad esempio, non esiste il set cortesia, le confezioni monouso in plastica di sapone e shampoo che i clienti sono abituati a trovare in camera. Così abbiamo ridotto i rifiuti in plastica del 40 per cento. Abbiamo 49 posti letto, ma immagina di applicare questo ai grandi gruppi dell’hotelerie?”. Al piano terra del Tomato c’è il Caffè Moderno: “Le bottiglie in plastica sono bandite. Serviamo l’acqua del rubinetto: chi alloggia è invitato a riempire la borraccia o bottiglie in vetro che noi mettiamo a disposizione” sottolinea Vineis. Tomato fa parte della rete Albergabici e ospita iniziative culturali (corsi di fotografia, cineforum) e mostre. Secondo Vineis, che è anche socio di Verdessenza, Abbasso Impatto “ha il merito di incidere su attività ‘energivore’, che producono rifiuti, di mettere a disposizione una piattaforma per fare rete e prodotti selezionati di qualità elevata a un prezzo più contenuto, per lavorare alla costruzione di una sorta di distretto virtuoso”. Tutti quelli che ne fanno parte sono facilmente individuabili, grazie ad una vetrofania all’ingresso.

“Abbiamo ridotto i rifiuti in plastica del 40 per cento. Contiamo 49 posti letto: immagina di applicare questo ai grandi gruppi dell’hotelerie” – Tommaso Vineis

I ristoratori – come Gianluca Genga della Birreria Petrarca, o Ennio Veronese di Il Camaleonte Piola, altre due realtà che hanno aderito ad Abbasso Impatto – sottolineano un altro aspetto positivo del gruppo d’acquisto: è un’alternativa efficace e accessibile, sia in termini di prezzi dei beni sia di servizio (è Verdessenza che riceve e gestisce l’ordine, e consegna la merce). Un valore aggiunto significativo per chi gestisce uno spazio aperto al pubblico, che spesso ha pochi margini anche di tempo per non andare da Metro, il cash and carry all’ingrosso dove i professionisti trovano prodotti, tutto quel che serve in un unico carrello. “Siamo ‘inciampati’ in Verdessenza da quando abbiamo aperto, nell’agosto del 2012 -racconta Veronese-. Acquistiamo i detersivi alla spina, ma anche pasta secca e tisane. La carta, e i sacchi biodegradabili”.

Giancluca Genga della Birreria Petrarca, aderente alla rete Abbasso Impatto – © Paolo Properzi

L’importanza di agire sui locali aperti al pubblico la descrive, con un numero, Genga: “La Birreria Petrarca è un’istituzione del quartiere, aperta dal 1978. Sei birre alla spina, di cui una artigianale che gira ogni mese. Tranne la domenica, qui ci sono 200-300 persone ogni sera. E ogni settimana consumo almeno 1.500 tovaglioli”. Quelli che una famiglia di quattro persone userebbe in sei mesi. “Anche se la carta riciclata dal TetraPak è ‘marroncina’, i clienti non hanno detto niente”. In tutto sono 22, a metà novembre, le realtà che hanno aderito ad Abbasso Impatto, alcune fuori dal quartiere di San Salvario: “Oltre a 18 locali ci sono TEDxTorino, Socialfare-Centro per l’innovazione sociale, un coworking, e due eventi” spiega Alessandra Mazzotta.

Tra gli eventi c’è anche la quinta edizione di Torino Beve Bene, la fiera cittadina dedicata ai vini naturali, che si è tenuta a fine ottobre nel Padiglione V di Torino esposizioni. “In due giorni sono passate tra le 2.300 e le 2.500 persone -racconta Giada Talpo, una delle organizzatrici con Giulia Graglia e Ilaria Liparesi-. Ai vignaioli avevamo chiesto di non portare la ‘minerale’ in bottiglie di plastica, mettendo loro a disposizione un distributore di acqua microfiltrata, alla ditta esterna incaricate delle pulizie abbiamo fatto usare i detergenti di Colenghi. I tappi di sughero, infine, sono stati affidati alla cooperativa Arti Mestieri di Boves (CN), che ne ricava un isolante termico per l’edilizia”.

In alto, Ennio Veronese di “Il Camaleonte Piola” insieme a sua moglie Elena Piva e alla figlia Martina che gestiscono con lui il locale torinese – © Paolo Properzi

Tutti i rifiuti sono stati pesati: sono stati prodotti, ad esempio, meno di 18 chili di plastica, appena 8 grammi a partecipante. “Così abbiamo ridotto di 165 chilogrammi la CO2 emessa lungo tutta la filiera dell’acqua minerale” sottolinea Cosimo Biasi di Verdessenza. 571, invece, i chilogrammi di vetro raccolto: “Un obiettivo che mi sono data è trovare, a breve, un soggetto disposto ad igienizzare le bottiglie, perché siano riutilizzate e non avviate a riciclo” racconta Alessandra Mazzotta. Torino Beve Bene e Abbasso Impatto stanno analizzando tutti i dati, e si preparano a continuare la collaborazione nel 2020: “Abbiamo sottoposto un questionario a tutti i vignaioli partecipanti, misurando così le emissioni legate al loro spostamento e a quello delle merci. In vista della prossima edizione vogliamo fornir loro una serie di consigli per ridurre le emissioni (di CO2, di ossidi di azoto, di particolato)” spiega Giada Talpo.

I fogli excel che mostra Cosimo servono a misurare i cambiamenti indotti di Abbasso Impatto. Ora che è terminata la sperimentazione semestrale (a fine settembre), co-finanziata da AxTO, il programma per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie della Città di Torino, su un bando della presidenza del Consiglio dei ministri, il progetto camminerà da solo. In questo periodo è costato in tutto 30mila euro, la metà dei quali coperti dal contributo pubblico. Il volume dei prodotti venduti nell’ambito del gruppo d’acquisto è pari a circa 10mila euro. Un granello di sabbia, destinato a crescere. Non si spiegherebbe altrimenti l’interesse di un colosso come Lucart, oltre 400 milioni di euro di fatturato. L’economia Abbasso Impatto è il futuro. Anche a San Salvario.

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