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“The Last 20”, il mondo visto dagli ultimi. Le prossime tappe

Un momento della dichiarazione "Salviamoci insieme"

Si è conclusa a Reggio Calabria la prima tappa del summit “itinerante” che vede protagonisti i cittadini e i rappresentanti dei Paesi “impoveriti” da guerre, cambiamento climatico e politiche coloniali. Lanciano un appello ai “grandi” del Pianeta per chiedere giustizia ed essere riconosciuti come soggetti protagonisti

“Per dare un presente e un futuro al Pianeta, vogliamo ricordare ai grandi della terra che siamo soggetti della storia. Soltanto riducendo consumi e sprechi nei Paesi più ricchi e fermando le rapine delle risorse naturali nei nostri Paesi potremo uscire dalla crisi socio-ambientale e dalla spirale del debito. Per abbracciare un nuovo modello di sviluppo”. Da Reggio Calabria, dove erano riuniti in occasione di “The Last Twenty”, i rappresentanti dei venti Paesi più impoveriti del Pianeta hanno lanciato un appello ai leader del G20, che negli stessi giorni, erano riuniti a Napoli per cercare di raggiungere un accordo sul clima. “Di fronte al gravissimo stato d’allarme di Madre Terra, sentiamo il dovere di fare fronte alle sfide planetarie sul clima, partendo dalla prospettiva dei nostri Popoli, le prime vittime dei cambiamenti climatici”, dichiarano i rappresentanti dei “Last Twenty” che hanno lanciato un appello ai “Grandi”: “Salviamoci insieme”.

L’incontro che si è svolto a Reggio Calabria (dal 22 al 25 luglio 2021) è stato la prima tappa di un summit  itinerante “dal basso”, che nel mese di settembre toccherà anche Roma, l’Abruzzo e Milano per affrontare i temi del dialogo interreligioso e della pace, della sanità, dell’impatto del cambiamento climatico, dell’accesso al cibo. Un percorso che si concluderà a Santa Maria di Leuca (Lecce) il 2-3 ottobre con la stesura di un documento comune da presentare nelle sedi internazionali e ai media per portare il punto di vista “degli ultimi”. Ovvero gli abitanti di Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, l’Afghanistan, il Libano, la Somalia, il Mozambito, lo Yemen, il Ciad e il Mali. Paesi impoveriti da sfruttamento coloniale, guerre e conflitti etnici, catastrofi climatiche, non “Paesi poveri”. Quella che potrebbe sembrare una semplice differenza semantica è in realtà una differenza di senso. Perché i Paesi protagonisti di “The Last 20” possiedono ricchezze e risorse: basti pensare alle miniere della Repubblica Democratica del Congo, nel cui sottosuolo si trovano ricchi giacimenti di oro, diamanti e coltan. Ricchezze materiali, ma anche storiche, paessagistiche e culturali.

“The Last Twenty” vuole essere un invito a cambiare il punto di vista sul mondo per osservarlo con gli occhi degli “ultimi”. “Misura la temperatura sociale, economica e ambientale del Pianeta, visto come un organismo vivente, e analizza i punti più sensibili della Terra, scoprendo i mutamenti che stiamo attraversando e andando alla radice dei problemi e delle contraddizioni del nostro tempo”, commenta Tonino Perna, docente di economia, vicesindaco di Reggio Calabria e uno dei promotori del comitato organizzatore. L’obiettivo di questo “contro-vertice” dei grandi della terra è quindi politico: affermare che i Last 20 esistono e, soprattutto” che i “Last 20 contano” e che non possono essere dimenticati. Una richiesta diretta anche al mondo dei media: “I rappresentanti ci hanno chiesto di parlare dei loro Paesi al di là dell’immaginario stereotipato che li dipinge prevalentemente come luoghi segnati da guerre, violenze e carestie”, sottolinea Perna.

L’obiettivo di lungo periodo è formare un comitato scientifico che ogni anno presenti un “Report Last 20”, che dia conto della situazione con dai criteri obiettivi, andando al di là della misurazione Prodotto interno lordo, includendo cioè fattori come le condizioni sociali ed economiche, l’ecosistema, la riduzione dei conflitti. Un’analisi a 360 gradi sulle parti più fragili dell’umanità, per ribadire che il mondo si può cambiare e non solo dall’alto. “Siamo convinti che, se vogliamo capire dove va il mondo dobbiamo partire proprio dai ‘Last 20’ -sottolinea Tonino Perna-. Per capire dove va il nostro pianeta dobbiamo misurarne la temperatura nelle parti più fragili, così come misuriamo la temperatura del corpo umano nelle parti più sensibili”.

La tappa di Reggio Calabria si è aperta il 22 luglio con l’intitolazione del ponte sul waterfront all’Ambasciatore italiano Luca Attanasio e alla sua scorta, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo. “Un ponte di grande valore simbolico -ribadisce Perna- perché unisce l’ultimo lembo della penisola italiana con il mare che ci porta nel Continente africano”. Alla tre giorni di dibattiti, mostre, proiezioni di film e documentari si è parlato soprattutto di immigrazione, modelli di accoglienza e cooperazione internazionale. Oltre al ruolo degli enti locali e delle comunità delle diaspore in Italia. “L’incontro di Reggio Calabria, sottolinea Tonino Perna, è stato un’occasione per molte realtà che non si conoscevano tra loro, o che non avevano avuto opportunità di dialogare direttamente, per incontrarsi di persona e creare nuovi legami”.

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