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Ambiente / Opinioni

Sulle spalle dei giganti per il Pianeta

Laura Conti e Antonio Cederna hanno spiegato che clima e ambiente sano sono un diritto e non una concessione. Le loro parole rimangono attuali. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 243 — Dicembre 2021
I leader del G20 a Roma il 31 ottobre durante il lancio della monetina nelal fontana di Trevi © Number 10 UK Prime Minister, flickr

Uno dei due recenti summit mondiali, il G20, si è svolto a Roma. Nonostante la crisi, il post-Covid-19 e un Pianeta in debito di ossigeno, non sono mancate passerelle lussuose, auto blu, visite esclusive ad aree archeologiche, monetine nuove da lanciare nella fontana di Trevi e cene da nababbi. Nessuna sobrietà, men che meno in nome della riduzione degli impatti ambientali.

Come l’avrebbero presa due spiriti ecologici come Laura Conti e Antonio Cederna? Non avrebbero rinunciato al loro sguardo fiero e libero da qualsiasi pregiudizio e compromesso, fedele solo alle ragioni della natura. Non sarebbero stati accomodanti, perché non abbiamo tempo di prendercela comoda: l’urgenza e la serietà dei temi ecologici vogliono che economia e politica si convertano a un nuovo stile, chiudendo con il passato.

Altro che cene esotiche a Roma. Lo sfarzo del G20 li avrebbe feriti a morte. Quel lusso per pochi eletti, mentre il Pianeta di tutti soffoca e le bollette del gas aumentano, non sarebbe passato indifferente nei loro articoli. Avrebbero fatto notare che il G20 -intitolato a persone, Pianeta e prosperità- non ha neppur pensato di calcolare la propria impronta ecologica e men che meno di spiegare quanto si è speso per rendere inutilmente lussuosi i negoziati. Soldi di tutti spesi per la prosperità di pochi. Sia chiaro: le cariche istituzionali vanno rispettate e onorate, ma oggi ci sono nuovi limiti da seguire e non possiamo far finta di nulla tenendo in vita cerimoniali assurdi lontani anni luce dalla sobrietà che le urgenze climatiche e sociali chiedono.

Gli sguardi di Antonio Cederna e Laura Conti ci mancano. La loro denuncia non era mai fine a se stessa né fatta per scandalizzare, ma sempre per aiutare ad accorgerci e a riflettere. Hanno smascherato furbizie, meschinità e angherie dei più potenti, quelli che dicono di voler cambiare il mondo invitando gli altri a iniziare. I summit li vediamo tutti e oggi, tempo di pandemia climatica, non possono essere quella roba là. È un pugno nello stomaco. Come lo è ancora il tono distaccato e di favore che viene usato nei comunicati finali, così tesi a farci sentire dei miracolati perché i potenti decisori politici fanno a noi e al Pianeta qualche concessione. Ma quale concessione e concessione. Tutelare l’ambiente è un dovere di chi governa. La biodiversità è un diritto per tutti noi, non un favore. Il clima sano è un diritto e non una concessione che ci fanno. Rispettare le risorse naturali è un dovere al quale i più ricchi tra noi devono dare esempio fermando l’arroganza di chi vuol rapinare le risorse degli altri e del Pianeta.

100: Nel 1921, un secolo fa, nascevano due grandi attivisti: Laura Conti e Antonio Cederna. Medico la prima, archeologo il secondo. Le nostre cariche istituzionali li hanno dimenticati. Eppure tutelare la natura è un preciso dovere degli Stati e non una concessione per tenerci buoni.

Dalla concessione risicata dobbiamo passare al pieno diritto. C’è ancora tanta buona energia nelle parole di Antonio Cederna e Laura Conti e possono aiutarci a far valere i nostri diritti e a non tacere le nostre preoccupazioni. Facciamo conoscere libri come “La distruzione della natura in Italia”, “Vandali in casa” (Antonio Cederna), “Questo pianeta”, “Che cos’è l’ecologia” (Laura Conti). Il premier Draghi o il presidente Mattarella avrebbero potuto ricordare al G20 i loro nomi assieme a quelli di Giorgio Nebbia, Alex Langer, Andrea Zanzotto, Giorgio Ruffolo, Aurelio Peccei, Desideria Pasolini. Sarebbe stato un G20 sulle spalle dei giganti per il Pianeta. Se lavorare da soli per il futuro non è un’opzione perseguibile, come ha detto Draghi al G20, non lo è neppure dimenticarsi di chi per decenni ha chiesto con forza all’economia di cambiare; ma questa rimane ancora troppo sorda.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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