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Esteri

Sudan: Mudawi Ibrahim Adam arrestato a Khartoum

Violazione dei diritti umani e della libertà di stampa in Sudan, all’avvicinarsi del referendum di autoderminazione del Sud del Paese, previsto per il 9 gennaio prossimo.

Il 22 dicembre, a Khartoum, il Dr. Mudawi Ibrahim Adam, fondatore e presidente di SUDO, un’importante ONG sudanese, e noto difensore dei diritti umani in Sudan, è stato condannato ad un anno di prigione ed arrestato.

La condanna è conseguenza della revisione di una precedente sentenza di assoluzione totale per l’accusa di malversazione, a lui sollevata da HAC (Humanitarian Affaire Commission), l’ente governativo sudanese che coordina l’attività delle Ong. Nessun nuovo elemento sembra essere emerso a carico del Dr. Mudawi; la sentenza sembra piuttosto essere frutto di pressioni politiche e viene definita come un arresto arbitrario, senza neppure la pretesa di un processo credibile da Front Line, l’autorevole organizzazione internazionale che difende i difensori dei diritti umani e che ha dato per prima la notizia.

Non è la prima volta che il Dr. Mudawi viene arrestato. Dal 2003 al 2005 è stato preso tre volte, ha passato in carcere 18 mesi, dei quali molti in isolamento, per il suo impegno nella difesa della popolazione e la ricerca di una soluzione alla crisi in Darfur. Per questo gli sono stati assegnati prestigiosi premi internazionali; fra gli altri, nel maggio del 2005, quello di Front Line, assegnato ogni anno a difensori dei diritti umani particolarmente a rischio nel loro paese. Il premio è stato consegnato alla moglie perché Mudawi era stato arrestato, per la terza volta, pochi giorni prima.

Le intimidazioni nei suoi confronti non sono mai cessate. Il 5 marzo 2009, un giorno dopo l’accusa della Corte Penale Internazionale al presidente sudanese Bashir, SUDO è stata chiusa, insieme ad altre due importanti ONG sudanesi e 13 internazionali, e un processo per uso non conforme dei fondi dell’associazione è stato intentato a lui personalmente da HAC.

Nell’aprile di quest’anno il tribunale lo aveva assolto e, con una differente sentenza, aveva dichiarato ingiustificata e illegittima la chiusura di SUDO.

Dal 2006 Mudawi è venuto più volte in Italia, ospite della Campagna Italiana per Il Sudan e di altri; ha incontrato amministratori locali, rappresentanti di istituzioni (il Presidente della Camera, on. Bertinotti, la viceministra on. Patrizia Sentinelli fra gli altri) giornalisti, attivisti della società civile come testimone ed esperto e ha dato un contributo significativo e qualificato alla conoscenza di un contesto complesso e delicato come quello sudanese.

Purtroppo il Dr. Mudawi è l’ultimo, per ora, di una ormai lunga serie di arresti di attivisti per i diritti umani e di giornalisti avvenuti in Sudan nelle ultime settimane.

Il 14 dicembre è stato arrestato Abdul Bassit Mirghani, direttore di El Fanar Center for Human Rights, probabilmente per aver ospitato una riunione di attivisti che preparavano una manifestazione di protesta per la flagellazione di una donna resa pubblica da un video postato su You Tube. Alla manifestazione una cinquantina di partecipanti sono state arrestate e rilasciate solo qualche giorno dopo. Di Mirghani non si sa più nulla.

Il 30 ottobre sono stati arrestati altri attivisti per i diritti umani, tra cui Abdelrahman Mohamed al-Gasim, avvocato e membro del comitato esecutivo del Sudanese Human Rights Monitor (SHRM). Denuncia il suo arresto e la sua sparizione CIHRS, una rete di 18 organizzazioni per la difesa dei diritti umani dei paesi arabi, le quali sospettano che Al Gasim sia stato preso in ritorsione alla sua partecipazione ad una loro missione, nello scorso settembre, e alla sua azione di lobby per l’estensione del mandato ad un esperto indipendente dell’UNHCR, per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani in particolare nei campi profughi del Darfur.

In novembre, forze di sicurezza hanno razziato, arrestato diversi attivisti e chiuso l’ufficio di HAND (Human Rights and Advocacy Network for Democracy) una coalizione di gruppi darfuriani attivi a Khartoum; la denuncia viene da Human Rights Watch.

Sotto pressione sono anche i mezzi di comunicazione e i giornalisti, in particolare quelli che si occupano o che provengono dal Darfur.

Reporters Without Borders (RSF) denuncia l’arresto di Abdelrahman Adam Abdelrahman, direttore di Radio Dabanga, un’emittente indipendente che trasmette dal e sul Darfur, e la chiusura dei suoi uffici a Khartoum.

Il 3 novembre è toccato al giornalista darfuriano Gafar Alsabki Ibrahim, arrestato durante un raid negli uffici del giornale indipendente "Alsahafa"; ci sarebbero prove che Gafar è stato torturato durante la detenzione.

Quanto sta avvenendo preoccupa vivamente osservatori ed esperti di cose sudanesi, i quali ritengono che, con l’avvicinarsi del referendum per l’autodeterminazione del Sud Sudan, previsto per il 9 gennaio prossimo e che molto probabilmente porterà alla divisione del paese, la situazione potrebbe addirittura aggravarsi.

E’ necessario che la comunità internazionale, finora impegnata solo nelle trattative tra le parti politiche coinvolte, si attivi immediatamente per la difesa dei diritti umani, degli attivisti della società civile e della libertà di stampa e di opinione in Sudan, altrimenti il referendum potrebbe non essere pacifico e attendibile, come tutti auspicano.

 

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