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Straordinaria normalità

Rosa Lanteri, Domenico Marino ed Eleonora Scirè: Altreconomia intervista i tre funzionari pubblici premiati da Italia Nostra per aver svolto il proprio dovere di tutori del patrimonio archeologico e paesaggistico italiano —

Tratto da Altreconomia 156 — Gennaio 2014

“Trovo singolare che debba essere premiato chi svolge il proprio ruolo, all’interno di una Soprintendenza, tutelando l’interesse pubblico, applicando il Codice dei beni culturali e svolgendo il dettato dell’articolo 9 della Costituzione”.
Rosa Lanteri, dirigente della Soprintendenza dei beni archeologici della Regione Sicilia, non è un’eroina. E non si ritengono eroi nemmeno Domenico Marino ed Eleonora Scirè, che lavorano rispettivamente presso le Soprintendenze dei beni archeologici della Regione Calabria e dei beni architettonici e paesaggistici di Salerno e Avellino. I tre, però, hanno vinto ex aequo il “Premio Zanotti Bianco”, un riconoscimento biennale (vedi box) che Italia Nostra assegna a funzionari pubblici che si è distinto nell’ambito della difesa del patrimonio, “svolgendo” uno dei principi fondamentali della Costituzione. Abbiamo parlato con tutti e tre, raccogliendo le storie di un impegno spesso osteggiato anche all’interno della pubblica amministrazione.

Rosa Lanteri (Siracusa)
“Partecipiamo alle conferenze dei servizi, e i soli ‘no’ di fronte a progetti improponibili sono i nostri. I primi a non difendere il territorio, tranne rari casi, sono proprio i Comuni, che hanno più interesse a far cassa con gli oneri di urbanizzazione e il resto, che non a garantire la qualità della vita dei propri cittadini.
Il funzionario che si oppone a determinate logiche subisce intimidazioni, che possono avere forme sottili, come le minacce di farti trasferire all’altro capo della Regione (in Sicilia, i dirigenti hanno incarico di durata biennale, e quindi sono sottoposti a rotazione), o una richiesta di risarcimento danni personale, com’è successo a me e ai colleghi Alessandra Trigilia e Aldo Spataro, che hanno espresso parere negativo alla realizzazione dell’isola artificiale nel Porto grande di Siracusa. Venne quantificato in 200 milioni di euro, e poi ricalcolato in quasi 280 milioni. Devi notare che il richiamo alla personale responsabilità dei dirigenti è stato verbalizzato dagli avvocati della controparte in sede di Conferenza dei servizi. La Soprintendenza la difende l’Avvocatura dello Stato, ma quando sei chiamato in causa direttamente, ti devi pagar da solo anche l’avvocato.
L’intervento previsto, nell’area del Porto grande, era un porto turistico per 400 posti barca. L’isola artificiale, una colata di cemento di 40mila metri quadrati, avrebbe accolto centro congressi, negozi, ristoranti, etc. Non si era tenuto conto -nemmeno la Soprintendenza, che aveva approvato il progetto preliminare- che il Porto grande di Siracusa è stato il primo in Italia vincolato paesaggisticamente, che ha una storia millenaria (qui la potente armata ateniese venne sconfitta dai siracusani), è contornato da resti archeologici che vi si affacciano, e si abbraccia con lo sguardo dal colle Temenite, su cui è tagliato il teatro greco. Vorrei che le generazioni future potessero continuare a vedere tutto questo”.

Domenico Marino (Crotone)
“Per darmi il benvenuto a Crotone, dieci anni fa, qualcuno decise di tagliare le gomme della mia auto. In seguito, ho ricevuto lettere contenenti minacce di morte, dirette anche alla mia famiglia,  e qualche anno fa ho trovato sulla scrivania una busta contenente un proiettile. Quando però uno non risponde a questi tentativi d’intimidazione, raramente vanno oltre. O, almeno, questo non è successo nel mio caso.
Purtroppo è opinione diffusa che noi archeologi siamo quelli che fermano i lavori. Ed esistono pressioni più sottili, in questo senso, che arrivano ad esempio anche dalle pagine dei quotidiani locali, quando qualcuno afferma che la Soprintendenza bloccherebbe lo sviluppo della città. Ma ciò che facciamo a Crotone è quanto previsto per legge, cioè indagini archeologiche preventive per ogni intervento che preveda scavi e che riguardi aree d’interesse archeologico. Dovete sapere, però, che la città moderna di Crotone si sviluppa su un’area di 300 ettari, mentre la città greca occupava un’area di 650. E poi, non sempre esprimiamo parere negativo: la nostra funzione è cercare di risolvere le criticità presenti in un progetto, anche suggerendo varianti. Se poi un progetto è totalmente incompatibile con i risultati di un’indagine archeologica, solo allora lo fermiamo.
Lavorare in Calabria è bello, ma molto difficile nella vita di tutti i giorni: collaborando con il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri e con la Guardia di Finanza in attività che portano al sequestro di aree o di beni archeologici, ci esponiamo di fronte all’opinione pubblica, dobbiamo partecipare in seguito ai dibattimenti, alle udienze. Vieni individuato come quello che dà fastidio. Qui c’è anche chi si oppone all’apertura del nuovo Museo archeologico nazionale nel Castello di Crotone, di cui la città ha bisogno per esporre tutti i reperti custoditi nei depositi. Per fortuna, ormai siamo alla fase del progetto definitivo. Ed entro pochi mesi la Soprintendenza procederà all’appalto dei lavori. Ciò permetterà, tra l’altro, di valorizzare un bene demaniale. E rappresenterà un presidio dello Stato nel centro storico di Crotone”.

Eleonora Scirè (Alburni, Tanagro e Vallo di Diano)
“Sono arrivata nel salernitano con il terremoto del novembre del 1980, scesa da Genova -dove ho studiato Architettura- come volontaria insieme all’Arci e agli operai dell’Italsider. La mia attività professionale è iniziata nel 1981, con la nascita della Soprintendenza di Salerno e Avellino, istituita per far fronte all’emergenza. Ho lavorato e poi coordinato l’Ufficio di piano per i centri storici terremotati, che aveva sede a Sant’Angelo dei Lombardi. È stata la prima e unica volta, a mio avviso, che una Soprintendenza ha redatto un piano di recupero, puntando al piano rispetto dei centri storici, e portando a un arricchimento culturale che è uscito dai confini di questo terremoto.
Dopo il 1993 sono passata a occuparmi di tutela del paesaggio. Negli ultimi anni, in particolare, questa parte di Cilento è stata interessata da numerose domande per la realizzazione di parchi eolici, una vera aggressione per questa dorsale appenninica, anche per tutte le opere connesse, come le centrali e le stazioni elettriche, per la trasformazione dell’energia prodotta dall’alta-media tensione all’altissima. Ad essere difficile non è solo il rapporto con le società che promuovono gli interventi, ma anche con la Regione Campania, che non ha un piano energetico né un piano di localizzazione degli impianti, che pure era previsto secondo le linee guida, e avrebbe dovuto individuare le aree inidonee.
Gestire la tutela paesaggistica, per noi che operiamo nelle Soprintendenze, è difficile. Da una parte siamo sempre più pressati, dall’obbligo d’informatizzazione degli atti all’esigenza di esprimere pareri sempre più brevi dovremmo, e in difficoltà materiali: mancano le auto, e per i sopralluoghi usiamo le nostre, perché muoversi in corriere è impossibile. Inoltre, ci sono conflitti con le altre amministrazioni: l’Ente Parco nazionale del Cilento, con una delibera dell’ottobre 2013, ha chiesto ai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali di  modificare il Codice dei beni culturali e del paesaggio, in modo che le competenze e le prerogative delle Soprintendenze siano trasferite al Parco. Nel cui consiglio d’amministrazione siedono spesso gli stessi sindaci cui la Regione Campania delega le autorizzazioni paesaggistiche. —

Menzione speciale
Umberto Zanotti Bianco è stato tra i fondatori e il primo presidente di Italia Nostra (www.italianostra.org), l’associazione che dal 1955 si occupa della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Ogni due anni, Zanotti Bianco viene ricordato con l’omonimo premio, assegnato a un funzionario pubblico, la cui candidatura viene segnalata dalle sedi regionali dell’associazione. Nel 2013, il premio è andato, ex aequo, a Rosa Lanteri, Domenico Marino e Eleonora Scirè, che intervistiamo in queste pagine. Insieme a loro, Italia Nostra ha voluto riconoscere una menzione speciale a Maria Rosaria e Piergianni Berardi, bibliotecari presso la Biblioteca dei Girolamini di Napoli, “per aver salvato dalla spoliazione la biblioteca statale […] nonostante le pressioni e le minacce ricevute”, e a Fabio Zita. Quest’ultimo, per 16 anni responsabile del settore “Valutazione impatto ambientale” in Regione Toscana, è stato rimosso nel luglio 2012 dal proprio incarico per aver fatto emergere criticità connesse ad alcune grandi opere in realizzazione nel territorio. 

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