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Ambiente

Stop Enel, no al carbone

A poco meno di cinque mesi dal primo appuntamento, la Campagna "Stop Enel" terrà nel fine settimana a Civitavecchia la sua seconda assemblea nazionale. Nella giornata di sabato 29 settembre è previsto un incontro presso l’aula del consiglio comunale della città laziale dove saranno portate le testimonianze dei rappresentanti dei vari comitati costituitisi in tutta Italia per opporsi ai progetti dell’Enel

Civitavecchia è sinonimo di Enel e di carbone. Da oltre dieci anni nella cittadina laziale è attivo il Movimento No Coke Alto Lazio, che si batte contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Torrevaldaliga nord. Dal 2010 l’impianto emette ogni anno 10,3 milioni di tonnellate di CO2 e oltre 6 milioni di metri cubi l’ora di emissioni inquinanti varie. I dati sulla salute pubblica nel comprensorio di Civitavecchia sono allarmanti: la zona è al primo posto nel Lazio e al terzo in Italia per mortalità causata da tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi, con leucemie e linfomi diffusi in maniera nettamente superiore rispetto alla media nazionale.
Per questo Civitavecchia è stata scelta per ospitare, il 29 e 30 settembre, la seconda assemblea nazionale della Campagna "Stop Enel".

Ma non sarà solo il Movimento No Coke Altolazio a raccontare quali conseguenze drammatiche hanno sul loro territorio e sulla salute dei cittadini gli impianti a carbone della multinazionale italiana, per un solido 31 per cento ancora di proprietà dello Stato. Parteciperanno anche i No Coke di Porto Tolle, il Comitato SpeziaViaDalCarbone e il Comitato No al Carbone di Rossano Calabro, con l’obiettivo di stilare un vero e proprio piano d’azione per proseguire le attività della campagna.  

Inoltre, a ribadire che è l’intero modello energetico dell’Enel a fare acqua da tutte le parti, arriveranno contributi video di rappresentanti di comunità colpite da progetti di Enel in tutto il mondo. I promotori di Asoquimbo parleranno dei disastri che un mega impianto idroelettrico attualmente in costruzione sta provocando sull’intero dipartimento colombiano dell’Huila, mentre esponenti della associazione ambientalista russa Eco Defense spiegheranno la totale inutilità e pericolosità di un progetto come quello della centrale di Kaliningrad, per cui l’Enel continua a non negare l’interessamento.

Ma la campagna non guarda solo al carbone, né solo all’Italia (peraltro di centrali che sfruttano il più inquinante dei combustibili fossili l’Enel ne gestisce e pianifica di nuove alcune anche in Est Europa, come in Albania, Romania e Russia). Intatti l’azienda in Romania e Russia, oltre che in Slovacchia, promuove l’energia nucleare, rigettata dai cittadini italiani con il referendum del giugno 2011 e oggi messa in discussione in un numero crescente di Paesi, e le grandi dighe, soprattutto in America Latina (Colombia, ma anche Patagonia cilena e Guatemala). In merito a quest’ultima tipologia di progetti, le comunità locali denunciano la mancanza o l’inadeguatezza dei processi di consultazione, il divieto di accesso all’acqua, ingenti danni ambientali e l’aumento dei conflitti sociali nelle regioni interessate, dove spesso la repressione dei governi locali -come accaduto in Colombia- è molto violenta.

Stop Enel si propone di rigettare questi paradigmi fallimentari e si batte per un altro modello di produzione, distribuzione e gestione dell’energia e di definizione delle priorità. Un modello reticolare, decentralizzato ed efficiente basato su impianti di energia rinnovabile di piccola scala, che avvicini la produzione di energia al consumo, eliminando la necessità di grandi linee di trasmissione, che preveda l’effettiva partecipazione delle comunità locali nei processi decisionali di pianificazione e gestione del proprio territorio e che non danneggi la salute delle persone  e l’ambiente.
A Civitavecchia ci sarà il tempo per discutere di questo approccio innovativo, e senza dubbio vincente.

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