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Stop al consumo di suolo: la legge popolare arriva in Parlamento

La proposta elaborata dal Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio è stata depositata alla Camera. Rispetto all’originale, però, titolo e parte finale erano stati peggiorati. Un “disguido” poi risolto

La proposta di legge costruita dal basso per fermare il consumo di suolo è arrivata in Parlamento. Il 23 marzo, infatti, il primo giorno dell’insediamento delle Camere, il Movimento 5 stelle ha depositato il testo di legge d’iniziativa dei deputati Daga, Micillo, Terzoni, Vignaroli, Zolezzi intitolato: “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e per il riuso dei suoli edificati” (AC 63).

“Si tratta della nostra proposta di legge”, spiega soddisfatto Alessandro Mortarino del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio (www.salviamoilpaesaggio.it). Un gruppo multidisciplinare ad hoc del Forum composto da 75 persone di diverse formazioni e provenienze (compresa la redazione di Altreconomia) ha lavorato alla stesura del testo per 13 mesi. E in piena campagna elettorale ha poi sottoposto quei 10 articoli all’analisi di tutte le forze politiche, chiedendo loro di farlo proprio per salvare il suolo, recuperare il patrimonio edilizio esistente, riconvertire le aree abbandonate e valorizzare i centri storici e le periferie da un punto di vista urbanistico, socioeconomico e culturale.

“Il consumo di suolo in Italia non conosce soste, pur segnando un importante rallentamento negli ultimi anni -si legge nella relazione che accompagna la nuova proposta di legge-: tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato ulteriori 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero –in media– circa 35 ettari al giorno”. Il tutto a fronte di 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700.000 capannoni dismessi, 500.000 negozi definitivamente chiusi e 55.000 immobili confiscati alle mafie (dati Istat).

Mortarino è ottimista. “La proposta presentata è un atto molto importante che consente al nostro rigoroso documento normativo di uscire da un ambito puramente teorico per diventare ‘materia politica e legislativa concreta’ -spiega-. È indubbio, infatti, che la proposta di legge del Forum diventa ora punto di riferimento e di partenza per la discussione parlamentare: ci pare una ottima notizia e dimostra che il percorso che abbiamo iniziato nell’ottobre del 2012, pur lungo e faticoso, va nella direzione giusta”.

Tra la proposta del Forum e quella presentata in Parlamento c’erano alcune differenze. A partire dal titolo: nella prima era “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”. Nella seconda, invece, la parola “arresto” ha ceduto il passo a un più tiepido “contenimento”.
Si tratta di un cambiamento incomprensibile visto che nei contenuti della proposta -dalla dettagliata relazione accompagnatoria fino all’articolato di legge- il tema dell’arresto non è stato affatto messo in discussione. Anzi. L’articolo 3 (“Arresto del consumo di suolo”), ad esempio, prevede ancora che dall’entrata in vigore della legge “non è consentito consumo di suolo per qualsiasi destinazione” e che “le previsioni edificatorie degli strumenti urbanistici comunali su terreni liberi costituiscono indicazioni meramente programmatorie e pianificatorie che non determinano l’acquisizione di alcun diritto da parte dei proprietari degli stessi terreni”. E così non ci sono passi indietro sugli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, sulla tutela dei boschi e delle foreste. O sugli oneri di urbanizzazione, che la proposta prevede debbano essere “destinati esclusivamente e senza vincoli temporali alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria che non comportano nuovo consumo di suolo, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di riuso e di rigenerazione, a interventi di tutela e riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della prevenzione, mitigazione e messa in sicurezza delle aree esposte al rischio idrogeologico e sismico, attuati dai soggetti pubblici, nonché nel limite massimo del 30 per cento per le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio comunale” (dalla sintesi della relazione).

L’altra differenza “discutibile” secondo il Forum riguardava le disposizioni finali. “Salviamo il Paesaggio” aveva previsto due commi che avrebbero permesso a cittadini, comitati o associazioni di conoscere preventivamente (almeno 10 giorni prima dell’adozione o approvazione) gli schemi dei provvedimenti di pianificazione comunale e dei relativi allegati. Una regola già introdotta nel 2013 e poi abbandonata nel 2016 a causa dell’opposizione di “gran parte dei comuni” (le parole sono del Forum). La proposta depositata alla Camera aveva invece cancellato la previsione.

Interpellato sul punto, l’ufficio legislativo del M5s ha riconosciuto un “generico incidente di percorso nel passaggio dei testi tra il nostro ufficio quello responsabile dei testi normativi della Camera”. La segnalazione ha dato i suoi risultati. Lunedì 11 giugno, infatti, l’ufficio competente della Camera avrebbe garantito la correzione del disguido, riportando così la legge alla versione del Forum. “Ci sarà molto lavoro da sviluppare e, certamente, altrettante fatiche e delusioni da superare -riflette Mortarino-. Ma ora la situazione ci offre entusiasmo ed energie”.

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