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Spese militari. Redditi da obiezione – Ae 29

Numero 29, giugno 2002Come si fa a colpire la “guerra infinita” e chi l'appoggia? L'Italia arriva a oltre 17 mila milioni di euro di spese militari. Che fare? Se l'esercito, con il famigerato Nuovo modello di difesa, non ha più…

Tratto da Altreconomia 29 — Giugno 2002

Numero 29, giugno 2002

Come si fa a colpire la “guerra infinita” e chi l'appoggia? L'Italia arriva a oltre 17 mila milioni di euro di spese militari. Che fare? Se l'esercito, con il famigerato Nuovo modello di difesa, non ha più il compito di difendere la popolazione italiana -come stabilisce la Costituzione- ma presunti interessi nazionali o internazionali, attraverso “missioni” all'estero, come opporsi?

Una strada è l'obiezione fiscale alle spese militari. Significa che allo Stato pagheremo un po' meno delle tasse che gli dobbiamo, per dire -in modo simbolico- che neghiamo il nostro contributo alle armi.

Attenzione, non è evasione fiscale. La cifra che non paghiamo allo Stato, infatti, non ce la teniamo in tasca, ma servirà a finanziare operazioni di pace e interposizione nonviolenta.

Una campagna di pace
L'obiezione alle spese militari è un atto di disobbedienza civile importante, ma la cerchia degli obiettori deve allargarsi.

Nei suoi vent'anni di vita, si raggiunse un picco dopo la guerra del Golfo: quasi 10 mila aderenti nel 1991; poi il numero si stabilizzò intorno a un migliaio l'anno. “Per questo -dice Massimo Aliprandini del Coordinamento della campagna Osm-Dpn (Obiezione alle spese militari-Difesa popolare nonviolenta)- dopo venti anni puntiamo a modalità diversificate, alcune più impegnative, altre meno, per dare a tutti la possibilità di partecipare.

Un numero elevato di obiettori può darci forza anche nei confronti del parlamento, all'approvazione della prossima legge Finanziaria “. La campagna Osm chiederà a chi ci governa di ridurre spese militari, investimenti per missioni di corpi civili di pace in luoghi di conflitto, e il diritto all'opzione fiscale, cioè la possibilità di finanziare con le proprie tasse solo la difesa non armata.

I dubbi comuni sull'obiezione fiscale: “Sarà difficile, io non capisco un bel niente di imposte e il mio commercialista non è sensibile”, oppure “il sindacato che mi fa la dichiarazione non si prende questa responsabilità”, oppure “sono sempre a credito, già lo Stato mi deve rimborsare”, oppure “rischio di pagare multe, ho sentito che si va incontro al pignoramento”. Tutto vero, ma ci sono anche le “modalità semplificate di obiezione” e poi il coordinamento della Campagna è sempre pronto a dare consigli. Quanto alle conseguenze -amministrative, perché non si rischia nulla di penale- possono essere evitate scegliendo un tipo più soft di obiezione, o obiettando al di sotto dei 15 euro. Tuttavia, essere pignorati è un atto che può coinvolgere la comunità per la risonanza che crea e aumentare la sensibilità collettiva.

Obiezione per tutti
L'obiezione fiscale, anche se in forme diverse, possono farla tutti. E cioè: chi è soggetto a trattenuta alla fonte (modello 730), chi fa il modello Cud (l'ex-101), chi compila il modello Unico e si trova in una situazione di credito rispetto allo Stato, ma anche chi è in una situazione di debito rispetto allo Stato, e perfino chi ha un reddito inferiore al minimo previsto per la dichiarazione e quindi non è tenuto a presentarla.

L'”opzione” leggera
Il modo più semplice per protestare è l'”opzione” fiscale. Con cui non si rischia nulla, perché l'azione è slegata dalla dichiarazione dei redditi e la si può effettuare tutto l'anno.

Bisogna versare un importo a piacere all'Ufficio nazionale per il servizio civile (istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), specificando che è destinato alla Difesa popolare nonviolenta e ai Corpi civili di pace. La dichiarazione va inviata in copia al Presidente della Repubblica e alla campagna Osm, (magari devolvendole qualche euro come forma di sostegno).

Altra possibilità: effettuare un versamento a organizzazioni non governative (ong) o organizzazioni non lucrative di finalità sociale (onlus) -indicate dalla campagna- che realizzano azioni di difesa popolare nonviolenta, attraverso obiettori di coscienza in missione all'estero.

I contributi alle ong e alle onlus possono essere legalmente dedotti o detratti nella dichiarazione dei redditi: questa deduzione/detrazione è un'opzione fiscale “parziale” : con la detrazione il contribuente toglie allo Stato una quota di imposta proporzionale al versamento effettuato alla ong o onlus.

L'adesione alla Campagna Osm-Dpn diventa un vero atto di disobbedienza civile -con successiva sanzione amministrativa- quando chi obietta “gira” una parte delle sue tasse al Fondo per la pace della Campagna Osm-Dpn, a favore del Fondo nazionale per il servizio civile o a favore di ong-onlus. La dichiarazione di obiezione va inviata all'agenzia delle entrate e, come sempre, alla campagna Osm.

Cosa bisogna fare se -in base alla dichiarazione dei redditi- si è a credito (cioè se è la Stato a doverci dei soldi)? Si potrà, entro 18 mesi dal versamento dell'imposta, chiedere un rimborso per la cifra che si intende “obiettare”.

Se il rimborso non viene concesso, si può fare ricorso, rischiando però di dover pagare le spese processuali se vince lo Stato. !!pagebreak!!

Tranquillità a 15 euro
Perfino nel caso di vera obiezione-disobbedienza, si può stare tranquilli se la cifra obiettata è inferiore a 15,56 euro: lo Stato non avvierà azioni di recupero, perché non conviene. Chi invece vuole arrivare al pignoramento, a scopo di sensibilizzazione e protesta, dovrà obiettare per una cifra un superiore, e poi ignorare le cartelle esattoriali che arriveranno. La campagna Osm accompagnerà i pignorati nel loro percorso di resistenza alla guerra.

Informazioni e materiale su www.peacelink.it/amici/cnosm. Oppure scrivere o telefonare al Coordinamento nazionale della Campagna Osm, c/o Loc, via M. Pichi 1/E, 20143 Milano, tel. 02-58.10.12.26, fax. 02-58.10.12.20, e-mail: locosm@tin.it.

Desaparecida. La legge che non c'è
Nel lontano 1996 Giovanni Russo Spena, che all'epoca era senatore, presentò una proposta di legge per rendere legale l'obiezione fiscale alle spese militari. Il testo prevedeva la facoltà, per il contribuente, di esercitare una “opzione” sull'imposta, in proporzione “alle somme che nel bilancio dello Stato vanno alla costruzione, ammodernamento, rinnovamento, trasformazione, manutenzione straordinaria e completamento di mezzi e materiali relativi alle componenti terrestre, navale e aeronautica delle Forze Armate, nonché di ogni altra spesa relativa agli armamenti”. Un'ottima idea. Peccato che il Parlamento non l'abbia mai messa all'ordine del giorno nella scorsa legislatura; e che nella nuova non sia stata ancora ripresentata.

Le vite pignorate di Vittorio e gli altri
Vittorio Merlini, agricoltore a Sestola sull'Appennino emiliano, dove vive nella comunità della Guedrara, è stato segretario della Difesa popolare nonviolenta nell'ambito della campagna Osm (continua a lavorare nelle scuole e sul territorio). È tuttora referente del “Gruppo 1%”: chi aderisce destina l'1% del proprio reddito a progetti di solidarietà attraverso un fondo comune, una minifondazione (per “copiare” l'idea potete scrivergli a guedrara@interfree.it). Per Vittorio, la nonviolenza lavora contro le radici delle guerre, che sono anche economiche.

“Iniziai a obiettare alle spese militari agli inizi degli anni '80, poi scoprii che altri otto avevano fatto lo stesso. Ci mettemmo 'in rete' e da lì nacque la campagna Osm. Nell'84 mi arrivò la cartella esattoriale; non la pagai ed ecco il pignoramento, il primo d'Italia per obiezione fiscale. All'epoca lavoravo part-time in una cooperativa forestale, mi fu pignorato un quinto dello stipendio”.

Col tempo le esattorie sono diventate più malleabili, permettendo il pignoramento di oggetti della casa per il doppio del valore dell'obiezione.

“Allora ci si faceva pignorare libri sulla pace, prodotti equi -ricorda ancora Vittorio-, poi si coinvolgevano gli amici nel riacquisto quando lo Stato li metteva all'asta. Era comunque oneroso, ma era un momento di sensibilizzazione e crescita, la stampa ne parlava, si organizzavano incontri pubblici”.

In tutti questi anni sono cambiate molte cose, ma non è stato ancora raggiunto l'obiettivo: acquisire nel nostro ordinamento principi di difesa diversa, non armata. Conferma Vittorio: “Il giudice dei pignoramenti ci diceva: 'Posso darvi ragione, ma finché non c'è una legge che riconosca il vostro atto…'”.

Da Comiso in poi. Vent'anni di difesa popolare nonviolenta
Una ventenne dal luminoso futuro, si spera. Fu lanciata nel 1982 la Campagna di obiezione alle spese militari (Osm): così i pacifisti e nonviolenti rispondevano all'installazione dei missili a Comiso e tentavano le prime sperimentazioni di Difesa popolare nonviolenta (Dpn). Dai 420 aderenti del primo anno si arrivò a 9.800 nel 1991, pochi mesi dopo la fine della guerra del Golfo, il primo conflitto internazionale a cui l'Italia partecipò dalla fine della seconda Guerra mondiale. Poi la cifra degli obiettori si ridusse a una media standard di un migliaio all'anno.

Coordinata dalla Lega obiettori di coscienza (Loc), la campagna Osm raccoglie l'adesione di associazioni pacifiste e nonviolente: Lega obiettori di coscienza, Berretti Bianchi, Papa Giovanni XXIII, Associazione per la pace, Beati i costruttori di pace, Lega per il disarmo unilaterale, Pax Christi.

La Campagna Osm ha lavorato per la nuova e favorevole disciplina dell'obiezione al servizio militare, e ha contribuito all'avvio di esperimenti di interposizione pacifica in situazioni di conflitto, dalla Bosnia alla Jugoslavia, dalla Palestina all'Africa.

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