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Speciale Hong Kong – La fine del vertice

Mentre tutto il pomeriggio sono continuate le manifestazioni intense dei koreani, che sono giunti a bloccare tutti i punti di accesso alla sede della Conferenza (attualmente, causa anche l’atteggiamento passivo della polizia che si limita a controllare la situazione, non si entra ed esce dalla sede della Conferenza, e causa cio’ non si e’ tenuta la conferenza stampa dei ministri italiani che non riescono ad entrare; proprio ora, 19.20 locali, il capo della sicurezza di Hong Kong ha chiesto ai cittadini di evacuare la zona, in quanto “la polizia ne riprendera’ il possesso”), la bozza del documento finale della sesta Conferenza del WTO fatta circolare oggi pomeriggio catalizza ogni attenzione: e’ evidente che sono ancora molti e tutti importanti i punti non risolti o su cui c’e’ conflitto, ma nessuno si prende la responsabilita’ di dire cosa fara’ domani: “ci sono ancora 24 ore”, e’ il commento di tutti.

Giorgio Dal Fiume

Nemmeno i ministri di Benin, Burkina Faso, Ciad e Mali, i paesi che hanno sollevato il problema del cotone che tanto consenso ha avuto in queste giornate, di fronte al fatto che la bozza si limita a riconoscere il problema rimandandolo a confronti futuri senza risolvere qui il problema (costituito dai sussidi ai produttori del Nord, soprattutto degli Usa), e che quindi le loro richieste sono rimaste senza risposta, hanno detto che cosa faranno domani, limitandosi a sottolineare la loro insoddisfazione ed i punti di distanza tra richieste e bozza. Di accordo Accordo i cui contenuti sembrano avere attraversato la Conferenza senza assorbire nulla dei mutati equilibri (vedi oltre) e dell’emergere della consapevolezza dei problemi, proponendo di risolvere le questioni in discussione replicando i rapporti di forza esistenti, e quindi amplificando lo “scambio ineguale” e l’iniquita’ delle regole commerciali ai prodotti industriali (“non agricoli”) ed ai servizi. I paesi del Sud del mondo vedono ridotti ma non risolti i sussidi all’agricoltura del Nord che rovinano le loro produzioni e contribuiscono al dumping dei prezzi, ma devono liberalizzare le loro economie eliminando barriere e sussidi su prodotti industriali e servizi. Il documento legittima quindi una situazione nella quale in nome dello sviluppo (cioe’ del privilegio di chi e’ sviluppato di continuare ad esserlo) i paesi ricchi continuano per ora a proteggere le loro economie (l’impegno a terminare con i sussidi per il 2010 o 2013 e’ tra i punti ancora da discutere), mentre quelli poveri devono smettere di farlo ora, anche laddove hanno qualche politica che tenta di proteggere la loro economia ed i servizi (tra cui la gestione di beni comuni come l’acqua ed i servizi pubblici). Di fronte a tale testo i G20, nella conferenza stampa dove c’erano Brasile, India, Argentina, Messico e Zimbabwe, si sono detti insoddisfatti ma fiduciosi, ed hanno ribadito che per loro e gli altri paesi del Sud il punto chiave e’ l’agricoltura, e che solo se si smuove qualcosa in quell’ambito loro potranno prendere in considerazione gli altri temi (appunto prodotti industriali e servizi). Intanto numerose associaizoni di contadini (anch’esse si sono presentate oggi in conferenza stampa coordinate) chiedono che l’agricoltura esca dal WTO e venga regolata da appositi accordi internazionali con tutte le parti e che riconoscano che non esiste una sola agricoltura (da esportazione), ma tanti modelli differenti e che la priorita’ deve essere data alla sovranita’ alimentare dei paesi ed alla sussistenza dei piccoli contadini. Vedremo entro domani sera se le menti ed i poteri (tra le quali certamente l’UE, che rappresenta anche il nostro paese) che hanno determinato la bozza sono stati preveggenti, avendo previsto che i rapporti di forza, le divisioni, la beneficenza e le incertezze dei paesi del Sud del mondo porteranno comunque ad accettare la sostanza della bozza. Oppure se e’ solo tattica negoziale per verificare le reazioni e vedere cosa modificare. Oppure sono stati talmente presuntuosi da aver indotto il fallimento con le loro rigide posizioni. Oxfam International e Action Aid rigettano il documento in quanto totalmente insufficiente.

 

G110: LA GRANDE COALIZIONE “PER CESSARE CON L’INIQUITA’ NEL COMMERCIO MONDIALE” (*)

“E’ LA PRIMA VOLTA CHE DISCUTIAMO I NOSTRI PROBLEMI TRA DI NOI, E NON ASPETTIAMO CHE LO FACCIANO ALTRI” (Celso Amorim Ministro della Cancelleria, Brasile)

“PER UN PAESE AGRICOLO IMPORTARE ALIMENTI E’ IMPORTARE DISOCCUPAZIONE. POTREMO FARLO SE GLI STATI UNITI SONO DISPOSTI A DARE IL VISTO DI INGRESSO AD OGNI AGRICOLTORE CHE RIMARRA’ DISOCCUPATO” (Kamal Nath, Ministro Commercio e Industria, India)

“LA QUESTIONE DEL COTONE RAPPRESENTA LA LOTTA DELL’AFRICA PER UN COMMERCIO EQUO” (Djibo Bagna, Piattaforma dei contadini del Niger, esecutivo di Roppa).

E’ nato il G110, il raggruppamento dei 110 paesi non coincidenti con l’Occidente e/o i paesi industrializzati, che riunisce i diversi ragguppamenti spontanei (G20, G33, G90) che erano sorti nelle precedenti Conferenze del WTO, specie a Cancun. E ieri ha presentato la sua piattaforma:

– entro il 2010 eliminazione completa del sostegno alle esportazioni (non solo agricole), ed una sostanziale riduzione dei sussidi alla produzione;

– decidere ora il libero accesso ai mercato del Nord per i prodotti dei 50 paesi piu’ poveri (34 dei quali africani) del pianeta (che col 12,5% della popolazione mondiale rappresentano lo 0,64% del commercio);

– formalizzare l’impegno ad un “ambizioso, veloce e specifico”accordo sul cotone.

Nelle dichiarazioni dei ministri di India (che ha ufficilmente sostenuto la posizione africana sul cotone, “questione prioritaria per il WTO”) e Brasile e’ evidente il sarcasmo e l’ambizione quando dichiarano che il loro intento (dei G110) e’ assumersi l’onere di far si che effettivamente questa Conferenza si concluda con contenuti che servano allo sviluppo.

E’ legittimo chiedersi quanto questa novita’ sia “sostenibile” o sia (come probabile) solo tattica, destinata a durare fino a che c’e’ un interesse concreto o le telecamere accese (gia’ oggi i G20 e i G90 si sono presentati in conferenze stampa separate, pur citandosi e dicendosi d’accordo tra loro). Certamente se non fosse un’alleanza effimera tale scelta (secondo noi influenzata anche dalle continue pressioni della societa’ civile sul non accettare la beneficenza) comporterebbe un maggiore e migliore bilanciamento dei poteri mondiali, rendendo piu’ difficile per il Nord il nascondere i problemi con promesse e beneficenza.

Comunque questa Conferenza segna il protagonismo di molti paesi del Sud. E la contemporanea pochezza del nostro paese per il livello (speriamo non superabile) di qualita’ e autorevolezza della delegazione governativa: in due conferenze stampa non hanno detto praticamente nulla trincerandosi dietro “l’Europa ci rappresenta” e contenuti nazionali (per quanto importanti) quali la tutela della tipicita’/provenienza dei prodotti (questione che sembra non presente nella bozza); il Ministro Scaiola e’ apparso non competente sulle materie ed evasivo nel confronto con la stampa, e la delegazione italiana fino a giovedi’ 15 dicembre non era mai stata convocata per comunicazioni, consultazioni, confronti (mentre vediamo tutti i giorni molte altre delegazioni riunirsi tra governativi ed Ong per aggiornamenti e dialogo), provocando addirittura una protesta ufficiale da parte di CGIL CISL UIL ed altri, che ha portato ad un primo incontro, nel corridoio e di 15 minuti…

(*) chissa’ se adesso che lo dice anche la maggioranza dei paesi del Wto che il commercio internazionale e’ iniquo, noi del Commercio Equo e Solidale verremo ascoltati un po’ di piu’

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