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Spazzatour: l’Italia brucia e non ricicla / 1

Qui Toscana: una legge regionale dell’estate 2011 apre una corsia preferenziale agli inceneritori

Tratto da Altreconomia 135 — Febbraio 2012

A Castelfranco di Sotto, comune di 13mila abitanti nel comprensorio del cuoio in provincia di Pisa, il percorso autorizzativo per l’istallazione di un piccolo impianto di trattamento rifiuti è sfociato in un duro braccio di ferro fra Regione Toscana, enti locali e cittadini. Il caso, solo apparentemente locale, porta allo scoperto le tensioni legate alla riorganizzazione di tutto il ciclo regionale dei rifiuti.
L’antefatto, comunque, è del marzo 2010. Una ditta di Castelfranco che tratta rifiuti industriali, la Waste Recycling Spa del gruppo Ecolevante, chiede l’autorizzazione a istallare un pirogassificatore da 12.000 tonnellate all’anno (t/a), una sorta di inceneritore che produce gas dai rifiuti per poi bruciarlo e ricavarne energia. Per la Provincia di Pisa non serve la valutazione d’impatto ambientale (Via), ma su iniziativa del Comune, “mosso” dalle 4.200 firme contro l’impianto raccolte dai cittadini sul piede di guerra, si ricorre a un processo di consultazione previsto dalla legge toscana sulla partecipazione, la numero 67 del 2007 (www.regione.toscana.it/partecipazione). Viene estratta a sorte una giuria di 50 residenti che, dopo un percorso di approfondimento, ad aprile 2011 boccia con voto unanime l’impianto. A quel punto i consigli di Comune e Provincia recepiscono il verdetto e decidono che il pirogassificatore non si farà. La storia sembra finita, ma non è così: l’ultimo no, definitivo, spetta alla conferenza dei servizi provinciale.
Intanto arriva l’estate, e il 1° agosto la Regione Toscana emana la legge 35 “sulle opere strategiche di interesse regionale”. Essa concede ai privati che vogliono installare (anche) questo genere di impianti la possibilità di ricorrere alla Regione stessa se in possesso di pareri tecnici favorevoli contro pareri politici contrari degli enti locali. Una seconda sorpresa la regala la conferenza dei servizi: assieme ad Asl e Arpat, anche la Provincia di Pisa, che in consiglio aveva detto no all’impianto, esprime parere tecnico favorevole. L’esito a questo punto è scontato: la Waste Recycling ricorre alla Regione che, con una delibera del 9 novembre 2011, su proposta dal presidente Enrico Rossi approva il pirogassificatore.
Sull’iniziativa regionale pesa, però, il legami fra Regione Toscana e New Sustainable Energy Industry, la società che costruisce l’impianto di pirogassificazione. Nata nel 2008 ad Empoli (Fi), Nse Industry Spa ha ricevuto finanziamenti per 2,5 milioni di euro dal fondo di venture capital 360° Capital Partners, da Sviluppo imprese Centro Italia (Sici) ed altri investitori.
Sici è la società di gestione del risparmio indipendente del sistema finanziario toscano, partecipata da Fidi Toscana (la finanziaria della Regione Toscana, che detiene il 31% delle azioni) e da numerosi soggetti bancari (vedi box nella pagina a fianco) e ha investito nel progetto attraverso il fondo Toscana Innovazione.
Responsabile alle relazioni istituzionali di Nse Industry è Agostino Fragai, dal 2005 al 2010 assessore alle Riforme istituzionali in Regione Toscana (è lui l’estensore della legge sulla partecipazione) ed ex-collega di giunta dell’attuale presidente Rossi, che nello stesso periodo era assessore alla Sanità. Ad ottobre 2010, i due erano assieme alla presentazione ufficiale del pirogassificatore presso la sede di Nse. Mentre a Castefranco il processo partecipativo era in pieno svolgimento, ad Empoli Rossi e Fragai lodavano il piano industriale della nuova impresa.
All’epoca, Nse Industry dichiarava a Il Sole 24 Ore di prevedere la vendita di 43 “inceneritori bonsai” entro il 2014, e la presidente e amministratore delegato Nicla Pucci dichiarava di voler “rimanere in Toscana”. Una prospettiva non banale per la gestione dei rifiuti speciali per cui il pirogassificatore è pensato: 516.000 t/a potenziali, contro le 200.000 t/a bruciate in Toscana nel 2008. Oggi, Agostino Fragai spiega ad Ae che “quelle erano previsioni ottimistiche” e che “la società guarda alla Toscana ma anche al mercato nazionale e internazionale”. I cittadini, anche quelli di altri comuni toscani, temono però che a Castelfranco di Sotto si apra una breccia per la proliferazione sul territorio di questi impianti sperimentali, le cui credenziali sono ad oggi esclusivamente sulla carta.
La posta in gioco, però, è anche un’altra. La legge 35 dell’1 agosto preoccupa, perché chiama in causa lo scenario della gestione dei rifiuti urbani. La nuova normativa, infatti, prevede misure di “semplificazione ed accelerazione” ancor più spinte per quelle che sono definite “opere pubbliche di interesse strategico regionale”. Tra queste opere rientrano i grandi inceneritori di rifiuti urbani, per i quali la legge regionale indica due fronti di intervento: “la possibilità di operare come variante agli strumenti urbanistici con l’accordo di programma” e il commissariamento come soluzione alle eventuali opposizioni locali.
Una misura assai drastica, che rimanda a brutti ricordi del passato. Nel 1997 la Regione affidò a un commissario la costruzione forzata del contestatissimo inceneritore di Pietrasanta (Lu, 59.000 t/a). Gestito dalla società Tev del gruppo francese Veolia, l’impianto è sotto sequestro dal luglio 2010. Nell’ottobre scorso è iniziato il processo per una presunta manomissione dei dati di emissione, che sarebbe andata avanti per anni e per cui la maggior parte degli imputati ha già chiesto il patteggiamento. Il caso di Pietrasanta non è affatto isolato. Sempre il provincia di Lucca, il piccolo inceneritore fra i boschi di Castelnuovo (14.000 t/a) della società Severa, che serviva i comuni della Garfagnana, è chiuso da più di un anno per aver sforato i limiti di emissione. A Pisa, problemi analoghi hanno portato alla chiusura di entrambe le linee dell’impianto Geofor (60.800 t/a) ai primi di novembre di quest’anno, mentre da ultimo è toccato all’impianto di Scarlino (Gr, 120.000 t/a) di Scarlino Energia fermare le macchine per una settimana. Tutte le società richiamate (Severa, Geofor, Scarlino Energia) hanno come socio privato un attore chiave nella gestione dei rifuiti in Toscana: la Società Toscana Ambiente Spa, holding di imprese cooperative toscane ed emiliane (Unieco, La Castelnovese, Cooplat) e del Monte dei Paschi di Siena.
Sta Spa partecipa anche al capitale di Aer Spa, che gestisce l’inceneritore di Selvapiena (Fi), anch’esso problematico e più volte bloccato, di Sienambiente Spa proprietaria dell’inceneritore di Poggibonsi (Si), di Csa Spa, proprietaria della megadiscarica di Terranuova Bracciolini (Fi). E per chiudere il quadro degli impianti che danno seri problemi c’è l’inceneritore di Montale (Pt, 46.500 t/a): fermato anche nel 2011 per emissioni di diossina sopra la norma, vede due processi in corso legati alla sua gestione.
Nonostante questo scenario, la Regione Toscana pare intenzionata a perseverare sulla via dell’incenerimento: è in cantiere la costruzione di due nuovi impianti e 4 potenziamenti. La capacità potenziale di incenerimento verrebbe più che raddoppiata, passando dalle attuali 356.100 t/a (10% dei rifiuti trattati nel 2009) a 750.100 t/a. Un’operazione da oltre 340 milioni di euro, su un totale di 530 milioni previsti in generale per l’ammodernamento dell’impiantistica. Le “misure di accelerazione per la realizzazione delle opere” introdotte con la legge 35/2011 serviranno a rendere tempestivo l’intervento.
La strategia che punta con forza sugli inceneritori non abbandona tuttavia le discariche (in vista 2 nuove realizzazioni e 11 ampliamenti, per una capacità aggiuntiva di 5,6 milioni di m3 rispetto ai 7,5 milioni ancora disponibili) e appare molto meno decisa sulla raccolta differenziata, nel 2009 al 35,8% regionale (886mila tonnellate) e quindi lontana dal traguardo minimo di legge (65% al 31 dicembre 2012). Le Province di Massa-Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, per fare un esempio, sono rassegnate a raggiungere l’obiettivo nel 2020. Rassegnate anche sul fronte della riduzione. Alla stessa data, secondo una previsione comunque poco verosimile, indicano una crescita dei rifiuti di 150mila tonnellate rispetto al valore 2008 (+16%). Da ciò le amministrazioni deducono l’urgenza di una filiera dell’incenerimento. E torna l’esempio del contratto capestro con cui nel 1997 il commissario incaricato di realizzare l’impianto di Pietrasanta impegnava i comuni dell’area a conferire all’impianto Cdr di Massarosa una quantità minima di 110.000 t/a, per 19 anni. Oggi quest’esempio, per altro già seguito nel 2005 con un contratto analogo a Grosseto, fanalino di cosa della raccolta differenziata col 27,2% del 2009, potrebbe diventare paradigmatico anche grazie alla legge 35.

L’impresa Regione
Sviluppo imprese Centro Italia, tra i finanziatori di Nse Industry -promotrice del pirogassificatore di cui si parla in queste pagine- è una società di gestione del risparmio partecipata da Regione Toscana, che detiene il 31%, Monte dei Paschi di Siena Capital Services (29%), Cr Firenze (15%), Cr di San Miniato (10%), Banca Popolare di Vicenza (10%), Banca Etruria (5%).
Il fondo Toscana Innovazione, veicolo dell’investimento, è sottoscritto da regione (40%), 11 fondazioni bancarie toscane (53%), Fidi Toscana (3%), Sici (3%) e Unioncamere Toscana (1%).

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