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Spagna: gli schiavi dell’oro verde – Ae 6

Numero 6 – maggio 2000In Italia se n'Ë saputo poco, ma sulle coste andaluse della Spagna, nella provincia di Almeria, nei primi dieci giorni di febbraio sono scoppiati gravi incidenti fra la popolazione spagnola e le comunitý di immigrati, per…

Tratto da Altreconomia 6 — Maggio 2000

Numero 6 – maggio 2000
In Italia se n'Ë saputo poco, ma sulle coste andaluse della Spagna, nella provincia di Almeria, nei primi dieci giorni di febbraio sono scoppiati gravi incidenti fra la popolazione spagnola e le comunitý di immigrati, per l'80 per cento maghrebine, che vivono (o a stento sopravvivono) nell'area. I fatti sono presto raccontati: qualche tempo dopo l'assassinio di una giovane spagnola per mano di un immigrato affetto da gravi turbe mentali, un comune della provincia, El Ejido, Ë stato teatro per cinque giorni consecutivi di violenti assalti contro le case, i negozi, i centri culturali e religiosi appartenenti ai numerosi gruppi di immigrati che provengono soprattutto dal Nord Africa per lavorare, come giornalieri, nelle serre dove si producono primizie per il mercato europeo.
Migliaia di persone (forse anche rappresentanti delle istituzioni locali) hanno partecipato a una sistematica distruzione di beni privati di vario tipo.
Inoltre, per coprire a tutti i livelli le responsabilitý, Ë stata orchestrata una violenta campagna di stampa. Tutto questo ha attirato l'attenzione di varie organizzazioni europee che da anni si occupano di integrazione culturale e di difesa dei diritti umani in Europa. » stata costituita una commissione d'indagine (a lato se ne elencano i partecipanti) che fra l'8 e il 12 aprile ha visitato la regione per chiarire le origini del conflitto e proporre alla societý civile europea iniziative adeguate di denuncia, lotta al razzismo e integrazione economica e culturale.



Il miracolo di Almeria
Chi arriva per la prima volta nella provincia di Almeria si trova di fronte a uno spettacolo che difficilmente dimenticherý. Una scintillante superficie di plastica, che ricopre una sottile striscia di terra stretta fra il mare e brulle montagne alte fino a mille metri. Dai primi anni Settanta il numero di serre Ë proliferato: oggi si contano 50-60 mila ettari occupati da intelaiature di alluminio e teli di plastica sotto i quali, a una temperatura di 40 gradi, si coltiva, in una zona priva di acqua e di terra, buona parte delle primizie ortofrutticole che saranno poi consumate dalle famiglie spagnole e nordeuropee. Dentro questi ambienti infernali, dove gli ortaggi crescono a furia di pompare acqua e composti chimici, lavorano non meno di 25 mila immigrati, forse nei periodi di raccolta arrivano anche 40 mila.
Il comune di El Ejido Ë rappresentativo in questo senso. Nel 1970 contava mille abitanti e nessun ettaro coltivato a vivai, oggi Ë una cittý in costruzione che al centro del lago plastificato di 17 mila ettari ospita 50 mila spagnoli a cui si aggiungono, distribuiti nei magazzini presso le serre, all'incirca 8-10 mila extracomunitari, di cui solo la metý ha fatto richiesta del permesso di soggiorno. Il contrasto fra il centro urbano in costruzione e l'ambiente circostante da cui Ë scomparsa la terra Ë paradossale, se si aggiunge che nel bel mezzo di tutto questo si dipana una modernissima rete autostradale ricca di viadotti, ponti, snodi, tanto da fare invidia ai sistemi viari di Los Angeles. Su questa autostrada che attraversa il Mediterraneo passano ogni anno milioni di turisti diretti verso i celebri centri di Granada, Malaga o Sevilla.
Ancora pi˜ evidente la contraddizione fra il numero degli immigrati che vivono nel centro urbano e quelli che lavorano nei vivai: solo 500 su 10 mila. Molti di loro sono stati cacciati dalla cittadina durante gli assalti di febbraio. In simili condizioni di selvaggia accumulazione capitalistica, dove il grande capitale controlla la produzione di plastica, di sostanze chimiche per l'agricoltura e poi gestisce trasporti e intermediazione commerciale verso il Nord Europa, lavorano in situazioni estreme i piccoli proprietari dei due terzi delle serre impiantate, e gli immigrati, clandestini e non. In questo contesto di degrado territoriale e sociale, di sfruttamento umano e di risorse, le tensioni e l'odio razzista si sono riprodotti e diffusi ampiamente, fino a generare veri e propri linciaggi di massa, abilmente pilotati da frange politiche di estrema destra, a cui non si Ë sottratto nessun gruppo politico o sociale. “I mori sono tornati”, “Mori no, russe sÏ”, scrivevano sui muri.
La provincia produce un'enorme quantitý di ricchezza; le stime indicano un fatturato annuo per la sola produzione ortofrutticola pari a 3.500 miliardi di lire, a cui si aggiungono circa 3 mila miliardi fatturati per la produzione di chimici, plastica, e servizi quali intermediazione commerciale e trasporti. Dal programma economico nazionale del Psoe al consigliere comunale della destra, tutti parlano di miracolo almeriense; nessuno osa mettere in dubbio questo “periferico” sistema produttivo: 250 mila spagnoli, ex poveri emigranti, si ritroverebbero senza lavoro.

Poca tecnologia molta manodopera
Le regioni di confine dell'Unione Europea si stanno lentamente trasformando in aree di “periferizzazione” di alcuni settori dell'attivitý economica, specialmente quelli a basso uso di tecnologia e alta richiesta di manodopera.
In queste aree si localizzano impianti produttivi che riescono a mantenere bassi i costi di produzione per due motivi: l'abuso indiscriminato del territorio e quindi la mancanza di controlli o di limiti all'inquinamento ambientale da un lato, i notevoli risparmi con l'impiego di mano d'opera straniera dall'altro.
Di tali risparmi beneficiano sia il capitale privato, che riduce i costi di produzione, ma anche, e forse soprattutto, la pubblica collettivitý (che non deve fare investimenti): i “marocchini” di Almeria vivono nei magazzini rurali, si riscaldano al calore dei motori che spingono l'acqua nelle condutture per l'irrigazione, oppure pagano il 25 per cento del loro esiguo salario mensile per affittare un posto letto in una casa costruita nell'appezzamento in cui prestano la loro opera. Il prezzo di un appartamento di 40 metri quadrati in area rurale Ë il doppio di uno equivalente in zona urbana. E poi vanno a piedi per raggiungere il centro commerciale pi˜ vicino (unico posto dove sono accettati, se pagano in anticipo), rimborsano le cure mediche e specialistiche (tranne il pronto soccorso), frequentano le scuole ma in numero esiguo, vista la bassa percentuale di bambini e adolescenti presenti.

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