Cultura e scienza / Opinioni
Slow Food OglioPo: un laboratorio di futuro tra due fiumi

Slow Food OglioPo promuove una rivoluzione silenziosa nella Pianura Padana, riscoprendo le erbe spontanee e pratiche agricole sostenibili come atto di resistenza culturale e ambientale.Nel cuore del distretto biologico Casalasco Viadanese, costruisce un modello alternativo al sistema agro-industriale, fondato su biodiversità, conoscenza condivisa e rispetto per la terra. La quinta tappa della rubrica “Germogli” a cura di Mauro Ferrari, autore di “Erbacce”
Sul sito di Altreconomia prosegue una storia di semi e piante, alberi e boschi in forme umane, un’esperienza generativa di comunità in giro per l’Italia raccontata senza fronzoli o autocompiacimento da chi la pratica. Non si tratta di “buone notizie” per consolare ma di “Germogli” che escono dal seminato per provare a cambiare le cose. Una rubrica-concime curata da Mauro Ferrari, sociologo, formatore specializzato nel welfare e nella progettazione sociale, nonché autore per la nostra casa editrice del fortunatissimo libro “Noi siamo erbacce” (2024). “Sono stato accolto, ascoltato. Ora tocca a loro”.
C’è un angolo di Pianura Padana dove il tempo sembra aver rallentato il passo, non per nostalgia del passato ma per costruire un futuro diverso. È qui, tra i meandri del Po e le rive dell’Oglio, che dal 2015 opera Slow Food OglioPo, un presidio di resistenza gastronomica e culturale che ha fatto della sede di Casalmaggiore (CR) il proprio quartier generale di una rivoluzione tanto silenziosa quanto radicale.
Non è un caso che questo movimento sia nato proprio qui, in una terra dove l’agricoltura intensiva ha trasformato il paesaggio e impoverito la biodiversità. “Tornare alle origini”, come recita il manifesto dell’associazione, non è un gesto romantico ma un atto di resistenza consapevole. Prima che l’uomo diventasse agricoltore, ci ricordano da Slow Food OglioPo, ci si nutriva di ciò che la natura offriva spontaneamente, seguendo i ritmi delle stagioni. Oggi quella sapienza si è persa, schiacciata dalla logica dell’efficienza produttiva e del profitto a ogni costo.
La sfida che lanciano i volontari dell’associazione è tanto semplice quanto rivoluzionaria: imparare di nuovo a riconoscere le piante commestibili che crescono spontanee nei nostri territori. Non serve andare lontano, bastano “passeggiate vicino casa” per riscoprire un patrimonio di sapori e nutrienti che la modernità ha cancellato dalle nostre tavole e dalla nostra memoria. Le “uscite di formazione sul campo” organizzate da Slow Food OglioPo non sono semplici escursioni botaniche. Sono momenti di educazione popolare che stimolano la capacità di osservazione e promuovono un rapporto rispettoso con l’ambiente. Qui si impara a distinguere l’ortica commestibile da quella tossica, si scoprono le proprietà nutritive del tarassaco, si riscopre il gusto selvatico della portulaca. È un’educazione al gusto che diventa educazione alla cittadinanza attiva, perché dietro ogni erba spontanea c’è una lezione di ecologia, di chimica naturale, di economia alternativa. Quando i partecipanti alle uscite imparano a preparare macerati di ortica per combattere i parassiti delle piante, stanno di fatto sperimentando un’agricoltura diversa, libera dalla dipendenza dai pesticidi industriali.
L’esperienza di Slow Food OglioPo non è rimasta confinata nel volontariato culturale. Ha dato vita al Distretto agricolo biologico Casalasco Viadanese, una rete concreta di produttori, allevatori e trasformatori che hanno scelto di applicare i principi del “buono, pulito e giusto” alle loro attività economiche. Non si tratta di un marchio di qualità da esibire sui mercati dell’eccellenza gastronomica, ma di un modello produttivo alternativo che rimette al centro la qualità del suolo, dell’aria e dell’acqua. In un territorio attraversato da infrastrutture industriali e sottoposto alla pressione dell’agricoltura intensiva, il Distretto rappresenta un esperimento di economia circolare ante litteram. C’è qualcosa di profondamente sovversivo nel gesto di chi si china a raccogliere l’ortica o la borragine lungo un sentiero di campagna. È un gesto che sottrae valore al mercato globalizzato del cibo industriale e lo restituisce al territorio, alla stagionalità, alla conoscenza condivisa. È un gesto che spezza la catena della dipendenza alimentare e ricostruisce autonomia.
I macerati di equiseto e ortica che i produttori del Distretto utilizzano al posto degli input “chimici” non sono solo alternative tecniche più sostenibili. Sono il simbolo di un approccio che considera la terra non come una macchina da sfruttare ma come un ecosistema da comprendere e rispettare. La tradizione gastronomica della Pianura Padana, ci ricordano da Slow Food OglioPo, si è arricchita nei secoli grazie all’utilizzo sapiente dei “doni dei prati e dei boschi”. Quello che un tempo era necessità della “povera gente” oggi diventa patrimonio prezioso di biodiversità alimentare e culturale. Non è nostalgia, è lungimiranza. In un’epoca di crisi climatica e ambientale, il recupero di questi saperi rappresenta una risorsa strategica per costruire sistemi alimentari più resilienti e sostenibili. Le erbe spontanee ricche di vitamine e minerali non sono solo un arricchimento del gusto, ma una risposta concreta ai problemi nutrizionali di una società sempre più dipendente dal cibo ultra-processato.
L’esperienza di Slow Food OglioPo va oltre la retorica consolatoria dei mercati contadini e del chilometro zero. Qui si sperimenta un modello di sviluppo locale che non si limita a valorizzare le eccellenze territoriali per un pubblico di consumatori consapevoli, ma costruisce alternative strutturali al sistema agro-industriale dominante. Il Distretto Biologico non è una nicchia di mercato ma un laboratorio di trasformazione economica e sociale. I produttori che ne fanno parte non vendono solo prodotti biologici, ma promuovono un diverso rapporto tra città e campagna, tra produzione e consumo, tra uomo e natura. Nelle terre tra Po e Oglio, la rivoluzione ha il passo lento della natura che si rigenera e il sapore antico delle erbe che crescono spontanee lungo i sentieri. È una rivoluzione che non fa rumore ma lascia il segno, una foglia alla volta, un campo alla volta, una coscienza alla volta.
Per chi volesse prendere contatto: slowfoodogliopo@libero.it 348 79 63 563
Mauro Ferrari è sociologo e formatore specializzato nel welfare generativo e nella progettazione sociale. Attualmente ricopre il ruolo di docente presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi). È coautore, insieme a Stefania Miodini, del libro “La presa in carico nel servizio sociale. Il processo di ascolto” pubblicato nel 2018 da Carocci. È anche autore di numerosi articoli e conduce seminari sulla botanica sociale.
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