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Silenzio stampa sull’illibertà di stampa. Ma non è solo colpa di Berlusconi

L’ulteriore arretramento dell’Italia nella graduatoria della libertà di stampa curata da Freedom House , che del nostro Paese il fanalino di coda d’Europa, non sorprende granché. Ma l’assuefazione a notizie del genere – cioè l’allontanamento dagli standard democratici – è…

L’ulteriore arretramento dell’Italia nella graduatoria della libertà di stampa curata da Freedom House , che del nostro Paese il fanalino di coda d’Europa, non sorprende granché. Ma l’assuefazione a notizie del genere – cioè l’allontanamento dagli standard democratici – è un chiaro segno di un altro elemento che caratterizza questa fase storica: la rassegnazione. Questo sentimento pervade da qualche tempo il mondo politico – l’attuale opposizione pare convinta di non poter ambire ad altro se non al secondo posto, vedi il comportamento sull’inquietante referendum Guzzetta – e si sta estendendo al mondo delle associazioni, della cittadinanza attiva, delle organizzazioni civili.

In questa desolazione, sembra trovarsi a suo agio anche la categoria dei giornalisti, che pure dovrebbe sentirsi toccata dai risultati raggiunti dai ricercatori di Freedom House. Se l’Italia non è più – unico paese in Europa, a parte la Turchia, che per metà è asiatica  – nel gruppo dei paesi "liberi" e i giornalisti tacciono e non trovano nulla di strano in questa valutazione, vuol dire che non è solo colpa di Berlusconi

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È utile sapere che il rapporto di Freedom House è stato considerato notizia degna di prima pagina da un unico giornale – l’Unità – e che molte testate hanno ritenuto opportuno non dedicargli nemmeno un articolo nelle pagine interne (ad esempio la "progressista" Stampa). Il Sole-24 Ore ha messo un articolo e due interviste (a Piero Ottone e Giuliano Ferrara) a corredo.

L’intervento di Ferrara si segnala per una certa, involontaria comicità: sostiene, grosso modo, che nella stampa vi è ampio pluralismo, poiché i  maggiori giornali sono controllati da padroni diversi: Confindustria (il Sole), le banche (il Corriere), la Fiat (Stampa), il finanziere De Benedetti (Repubblica-Espresso). A Ferrara non viene in mente che queste proprietà riflettano un’unica visione del mondo e interessi economici convergenti. Quanto alle tv, Ferrara riconosce lo strapotere berlusconiano e come soluzione suggerisce nientemeno che la privatizzazione della Rai.

La reazione dei media italiani è la penosa riprova che quelli di Freedom House hanno ragione.

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