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Ambiente

Sgomberata la ex Impregilo a Sesto

È durata un mese l’esperienza di "Aldo dice 26X1". L’11 marzo gli attivisti sono stati allontanti dal palazzo di circa 35mila metri quadrati -occupato l’8 febbraio-. Ae era entrata con loro nello stabile, documentando lo stato di abbandono in cui versava l’immobile. Avrebbe potuto diventare un "albergo sociale", al servizio della città e dei Comuni vicini, compreso quello di Milano. A due passi dalla fermata del metro. Con un foto-reportage di Altreconomia

La devastazione ai piani alti di Impregilo, dove i corridoi in moquette aprono porte su uffici in parquet, è la stessa che ha colpito gli uffici dei dipendenti, la mensa e il parcheggio.
A Sesto San Giovanni, i corridoi dello stabile che fino al 2009 ha ospitato gli uffici della multinazionale sono pieni di cavi elettrici privati del rame. Anche il cartone dei controsoffitti è sul pavimento: sono stati sventrati, probabilmente per recuperare il rame anche dagli impianti di climatizzazione.
“Un’operazione scientifica, che dev’essere andata avanti per mesi” racconta Marco De Guio, segretario dell’Unione Inquilini sestese, che l’8 febbraio -insieme a Clochard alla riscossa e Laboratorio per i beni comuni– è entrata nello stabile. Un gigantesco triangolo con cortile interno, 30mila metri quadrati di uffici a due passi dalla fermata Sesto Marelli della linea 1 della metropolitana, alle porte di Milano. Spazi che erano vuoti e inutilizzati da oltre quattro anni. “Non immaginavamo di trovare questa situazione -spiega De Guio-. Qui dovrebbe sorgere una struttura di accoglienza per adulti e famiglie in difficoltà. L’idea è quella di realizzare ‘case popolari’ vicino al metro”.

“Lo spazio della mensa può ospitare fino a mille persone. Sarà una mensa sociale, appena avremo risolto il problema dell’acqua corrente” spiega Weiner Molteni, di Clochard alla riscossa. I lavori di pulizia -per il momento- interessano uno dei tre edifici dell’area. 
 
“Tre giorni dopo l’occupazione siamo andati in consiglio comunale. Anche il sindaco di Sesto San Giovanni, Monica Chittò, ha condannato l’occupazione, riconoscendo però che il problema esiste” racconta Marco De Guio. Che dà un po’ di numeri: a Sesto, esiste un patrimonio pubblico di 900 alloggi di proprietà del Comune e di 1.500 dell’ALER (l’azienda regionale). “Fino a un paio d’anni fa, era prassi un passaggio ‘da casa in casa’ -spiega De Guio-: chi veniva sfrattato, passava dall’abitazione privata a quella pubblica in assegnazione. La situazione era meno drammatica che altrove, ma da due anni gli sfratti sono cresciuti del 70%. Oggi una dozzina di famiglie vive in un residence, a spese del Comune. Sono famiglie di persone in attesa di una casa popolare. Noi abbiamo più volte chiesto un ‘piano casa’, ma senza ricevere una risposta”.

Gli accordi di programma relativi alla riconversione delle aree industriali dismesse di Sesto San Giovanni, come l’immenso comparto delle aree ex Falck, non terrebbero conto -in maniera adeguata- delle esigenze di edilizia sociale. “Nei prossimi mesi arriveranno altri 60 sfratti esecutivi. La maggior parte degli appartamenti ALER vuoti non sono utilizzabili. E anche se il Comune di Sesto San Giovanni ha firmato una convenzione con ALER, che parla anche della possibilità di auto-costruzione, il problema resta perché molte famiglie non hanno le risorse per sostenere le spese di questo primo intervento”.
Questo stabile, con centinaia di uffici che possono diventare monolocali, rappresenterebbe una soluzione al disagio abitativo non solo per Sesto, ma anche per i Comuni vicini di Cinisello Balsamo, Bresso e Cormano. E anche per la città di Milano: “Meglio qua, che nel mezzanino della metropolitana” rivendica Weiner, alludendo al piano del Comune di Milano per l’emergenza freddo, che prevede una struttura d’accoglienza per 70 senza fissa dimora nello spazio -sotterraneo- delle stazioni.

A due settimane dall’occupazione, quando Altreconomia visita lo stabile della ex Impregilo -il cui nuovo nome è “Aldo dice 26X1”, cioè “la parola d’ordine che ha dato il via alla liberazione del Nord Italia dal nazismo e dal fascismo”-, non sarebbe ancora arrivata alcuna denuncia dell’occupazione, né la richiesta alle forze dell’ordine di far sgomberare l’area.
Marco De Guio e Weiner Molteni, invece, mostrano ad Ae la lettera di “diffida” inviata all’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni, subito dopo aver ricevuto, durante un incontro con i capogruppo, l’invito “aripristino della legalità avuto riferimento alla riappropriazione per fini sociali dell’area Magneti A”, cioè dello stabile che prima di Impregilo aveva ospitato gli stabilimenti della Magneti Marelli.

La lettera spiega che “il Piano Territoriale Regionale (PTR) ha affermato la necessità di minimizzare l’utilizzo di nuovo territorio utilizzando i volumi edilizi esistenti ed il recupero delle aree dismesse, degradate o abbandonate, con priorità su ogni altra forma di edificazione”, aggiungendo che “l’art. 7 della Legge Regionale n. 4/2012, a sua volta, stabilisce che ‘la dismissione di aree non residenziali costituisce grave pregiudizio territoriale, sociale ed economico-occupazionale’ e che ‘il recupero delle aree dismesse, in quanto concorre agli obiettivi di contenimento del consumo di suolo, costituisce attività di pubblica utilità ed interesse generale’”. Clochard alla riscossa, Unione Inquilini e Laboratorio per i beni comuni chiedono che venga applicato l’articolo 42 della Costituzione,  che limita la propria privata “allo scopo di assicurarne la funzione sociale” e può prevedere l’esproprio “motivi d’interesse generale”. 

Alla diffida ha risposto l’amministrazione comunale, specificando -con una lettera del sindaco, Monica Chittò- che “il regolamento edilizio del Comune di Sesto San Giovanni già prevede specifiche disposizioni nei confronti dei proprietari al fine di mantenere in ‘ordine’ i propri edifici, in particolar modo quelli abbandonati e mal messi sotto il profilo igienico-sanitario, del ‘decoro’ o della sicurezza. […] È in base all’articolo 71 del Regolamento edilizio -continua Chittò- che in data 17 ottobre 2013 l’amministrazione ha emesso una ordinanza ingiungendo alla proprietà dello stabile di Viale Italia 1 di provvedere alla sua sicurezz”. Queste misure, spiega ancora il primo cittadino “non sono però in grado di assicurare i ‘fini sociali’ invocati dalla richiesta degli occupanti di Viale Italia 1 che possono essere garantiti solo se l’amministrazione compra, ovvero espropria gli immobili”. La proprietà, informa il Comune di Sesto, è rappresentata dal Gruppo Statuto.

“Siamo disposti a farci carico dei lavoro di messa in sicurezza, di pulizia e di manutenzione dell’immobile” conclude Weiner Molteni di Clochard alla riscossa. Segnalando un paradosso: “Sotto la ex Impregilo c’è un parcheggio da 2mila posti auto, proprio accanto all’ultima fermata urbana della metropolitana. È chiudo. Sbarrato. Quando abbiamo partecipato al consiglio comunale, il primo punto all’ordine del giorno era proprio l’emergenza parcheggi a Sesto”. È tutta la città, cioè, che dovrebbe lavorare per riappropriarsi della ex Marelli.

 

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