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Economia / Approfondimento

I servizi pubblici in Borsa. Il caso A2a e la nuova multiutility in Lombardia

Il processo di “aggregazione” tra le società locali che si occupano di gas ed energia elettrica continua, in particolare in Lombardia, area di riferimento di A2a. Che ora potrebbe dare vita a un nuovo soggetto quotato con Monza e Como, passando per Varese, la Valtellina e Lecco. I comitati perplessi: “In questo modo si perde il pieno controllo pubblico”

Il processo di aggregazione tra le multiutilities locali che si occupano di gas ed energia elettrica continua, in particolare in Lombardia, area di riferimento del colosso industriale A2a. L’ultimo capitolo riguarda la cosiddetta “Multi-utility del Nord della Lombardia”. Protagoniste dell’operazione sono ACSM-AGAM –multiutility di Monza e Como-, ASPEM -operante su Varese-, AEVV -Sondrio e Valtellina-, Lario Reti Holding (attraverso ACEL Service e Lario Reti Gas) -che gravita su Lecco-, e A2a, controllante di ASPEM e presente sia in ACSM-AGAM con il 23,9% del capitale sociale, sia in AEVV (per il 9,4% del capitale). Il primo aprile di quest’anno, le società in questione hanno sottoscritto una “lettera d’intenti non vincolante” (con scadenza iniziale fissata all’inizio di ottobre 2017) per lo studio di un “percorso di partnership industriale”.

La rilevanza pubblica dell’operazione non è determinata solo dalla tipologia dei servizi in discussione ma anche da una parte consistente degli azionisti delle società che si candidano a nozze. I Comuni di Monza e Como, ad esempio, detengono il 51,9% del capitale di ACSM-AGAM. Lario Reti Holding è interamente posseduta da enti locali delle province di Lecco e Como. Sondrio e Tirano superano il 50% delle quote di AEVV. Il Comune di Varese è al 9,8% di ASPEM, come detto controllata al 90% da A2a. A sua volta, nell’azionariato del colosso (una galassia che abbraccia 121 società che sconta un indebitamento finanziario netto di 3,04 miliardi di euro al 30 giugno 2017 e ha staccato un dividendo da 153 milioni nei primi sei mesi di quest’anno) spiccano i comuni di Milano e Brescia, ciascuno con il 25% delle azioni.

Le "utilities" operanti in Lombardia - tratto dal Documento preliminare di PWC
Le “utilities” operanti in Lombardia – tratto dal Documento preliminare di PWC

Una delle tappe del percorso è stata la creazione di un “comitato guida” dell’aggregazione coordinato dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers, individuata dalle multiutilities come “advisor industriale, finanziario e legale” di tutta l’operazione. Ed è stata proprio PWC a elaborare a metà novembre 2017 un documento preliminare “strettamente riservato” che si propone di illustrare l’aggregazione. L’obiettivo finale, scrive PWC, è dare vita a “un player quotato, a maggioranza pubblica locale (nelle province di riferimento) coadiuvata da un partner industriale di rilevanza nazionale ed a matrice pubblica”. Al netto dei dettagli tecnici -come primo step ASPEM, AEVV, ACEL Service, AEVV Energie e Lario Reti Gas dovrebbero fondersi in ACSM AGAM- l’azionariato del nascituro colosso vedrebbe A2a al 40% circa, LRH al 20%, i Comuni di Monza e Como insieme al 20%, Varese e Sondrio al 5% così come gli altri soci pubblici. Il restante 10% al capitale flottante su Borsa Italiana. “Tali proporzioni -scrive PWC nel suo documento di sintesi- sono indicative e soggette a modifiche in seguito alle risultanze di progetto”. È il motivo per cui accanto a quelle cifre c’è un tilde (~). Ma la certezza è che il nuovo soggetto sarà quotato e che in un Cda composto da 13 membri, A2a -che dovrebbe peraltro portare come “contributo” all’aggregazione anche quattro centrali idroelettriche dell’alta provincia di Como- ne nominerà 7, ovvero la maggioranza.

Il futuro consiglio di amministrazione della multiutility del Nord della Lombardia - Le "utilities" operanti in Lombardia - tratto dal Documento preliminare di PWC
Il futuro consiglio di amministrazione della multiutility del Nord della Lombardia – Le “utilities” operanti in Lombardia – tratto dal Documento preliminare di PWC

Remo Valsecchi, commercialista lecchese e membro del Forum italiano dei movimenti per l’acqua (http://www.acquabenecomune.org/), sta seguendo da vicino l’operazione. “Personalmente non sono affatto contrario per principio a processi di aggregazione -premette- a patto che si realizzino davvero sinergie e ottimizzazioni”. Tra gli elementi che più lo preoccupano c’è proprio la logica della Borsa applicata a servizi e società di questa natura. “Le società quotate -riflette Valsecchi- non sono soggette ad alcun controllo pubblico, come previsto anche dal decreto Madia, non hanno alcun limite ai compensi e non pongono più problemi di inconferibilità o incompatibilità degli incarichi”.

Stando a PWC, i Consigli comunali interessati dovrebbero votare le prime delibere di indirizzo entro la prima decade di dicembre. Mentre la scadenza “improrogabile” per l’approvazione del progetto di fusione da parte dei consigli di amministrazione delle società è prevista per fine gennaio 2018.  Il “closing” a marzo. È una corsa contro il tempo. Valsecchi è perplesso per la mancanza di informazioni precise sull’intera operazione messe a disposizione dei cittadini, tanto che si accinge a presentare a Lario Reti Holding una richiesta di accesso agli atti per poter consultare il progetto di fusione integrale e le perizie sui valori in gioco. Secondo PWC, però, l’urgenza è contrastare la “graduale perdita del presidio territoriale” delle “principali ex-municipalizzate del Nord della Lombardia” -come scrive nel documento preliminare-. In quel territorio, però, il peso di A2a è indiscutibile. Le province di Brescia, Bergamo e Milano fanno già riferimento al colosso. Pavia, Lodi e Cremona a Linea Group Holding (LGH), dove A2a è salita al 51% del capitale (operazione bocciata dall’Autorità nazionale anticorruzione). Mantova è l’unica rimasta fuori, al momento. A Sondrio, Lecco, Como, Monza e Varese, invece, è in arrivo la “Multi-utility del Nord della Lombardia”.

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