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“Le cooperative tra utenti sono un’alternativa alla privatizzazione di acqua, trasporti e rifiuti”. Parola di Pier Angelo Mori, docente di Economia a Firenze Un futuro possibile per i servizi pubblici locali sono le cooperative di utenti, altro che privatizzazione. Pier…

Tratto da Altreconomia 120 — Ottobre 2010

“Le cooperative tra utenti sono un’alternativa alla privatizzazione di acqua, trasporti e rifiuti”. Parola di Pier Angelo Mori, docente di Economia a Firenze

Un futuro possibile per i servizi pubblici locali sono le cooperative di utenti, altro che privatizzazione. Pier Angelo Mori, docente di Economia dell’impresa a Firenze, coordina uno studio sul ruolo delle cooperative in ambiti chiave come energia, servizi idrici, trasporti, telecomunicazioni e rifiuti. La ricerca, in collaborazione con Euricse, l’Istituto europeo di ricerca sulla cooperazione e l’impresa sociale (www.euricse.eu), è oggi al termine del primo di due anni di lavoro.
Che cos’è una cooperativa di utenza?
Sono quelle costituite dagli utenti di un servizio, che si associano per avere migliori condizioni di offerta. I soci sono consumatori che beneficiano dei beni o servizi che la cooperativa realizza. È come una cooperativa di consumo o edilizia, ma rivolta al soddisfacimento dei servizi.
Qual è la situazione nel nostro Paese?
È molto frammentata. Né l’Istat né le associazioni delle coop avevano un elenco delle realtà che si occupano di servizi pubblici locali. Abbiamo lavorato a un censimento, che ora riteniamo esaustivo: la situazione risulta molto diversa da settore a settore. Nel campo dei trasporti e delle telecomunicazioni ci sono pochissime esperienze e del tutto marginali, legate principalmente al car sharing e ai servizi telefonici. La gestione dei rifiuti è sostanzialmente pubblica; nei settori dell’energia e dei servizi idrici c’è una certa vivacità locale, soprattutto in Alto Adige e Piemonte.
Parliamo di numeri: qual è la rilevanza del fenomeno?
Economicamente è irrilevante. Ma esistono altri punti di vista: quello censito è un piccolo patrimonio di esperienze ma soprattutto un modello efficace, con un ricco passato e un potenziale di sviluppo più che significativo. Diamo qualche cifra: le cooperative che gestiscono servizi idrici censite da noi sono 13 in tutta Italia, con circa 4mila soci. 
La situazione è simile per l’energia: non si arriva alle 50 cooperative, anche se alcune hanno una certa consistenza economica. Sono soggetti che non pesano sul mercato nazionale, ma hanno un’alta “significatività” locale. Le cooperative di utenza erogano servizi gestiti bene, vantano una credibilità consolidata da anni di lavoro e sono molto riconosciute dalle comunità in cui operano.
Quale situazione avete osservato in altri Paesi europei?
Anche in Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna manca una fonte di dati pubblica e una letteratura sulla materia, e le esperienze individuate sono minime. Sappiamo invece che in altre zone del mondo la situazione è diversa: negli Usa, ad esempio, la cooperazione di utenza è molto diffusa, ed è oggetto riconosciuto di ricerche e riflessioni. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, la diffusione è più nascente che sistematica, ma è una forma gestionale a cui le popolazioni guardano con interesse.
La gestione in cooperativa dei servizi pubblici locali è una strada percorribile in modo diffuso?
In realtà di piccole o medie dimensioni, la cooperativa di utenza può essere una soluzione adeguata. Al crescere delle dimensioni crescono anche gli investimenti necessari, e quindi vanno studiate bene le soluzioni da adottare. La fase attuale offre margini di sviluppo: le cooperative che si occupano di energia, ad esempio, stanno attraversando una vivacità legata alle energie rinnovabili e al cosiddetto settore “micro-idroelettrico”, che sfrutta salti più o meno naturali nei corsi d’acqua, senza richiedere eccessivi investimenti.
Un secondo aspetto da considerare per valutare se è fattibile l’affidamento dei servizi alle cooperative di utenza è quello politico e normativo. Far concorrere a una stessa gara per la gestione di un acquedotto una multinazionale e una cooperativa di cittadini è una scelta paradossale. Secondo molti, sarebbe addirittura scorretto sul piano normativo: esistono infatti gli strumenti perché un ente locale affidi direttamente e senza gara i servizi pubblici a un soggetto della comunità, come una cooperativa locale di utenza.
Quali possono essere i prossimi passi?
Vanno studiati, e lo faremo, i rapporti possibili con gli enti pubblici, le forme che facilitano la partecipazione democratica, le modalità di regolazione del mercato che si genereranno e le loro conseguenze per i cittadini. Resta il fatto che, in materia di interesse pubblico, la titolarità ai beneficiari è quasi un fatto naturale.

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