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Economia / Opinioni

Se non si riscrive l’intero sistema fiscale, la patrimoniale è solo un manifesto

“Il tema della patrimoniale, se non deve essere soltanto simbolico, ha bisogno di essere inserito in una valutazione complessiva del sistema fiscale italiano e delle forme di finanziamento della indispensabile spesa pubblica”. Il prof. Alessandro Volpi spiega come e perché

© Pablo Heimplatz - Unsplash

Il tema della patrimoniale, se non deve essere soltanto simbolico, ha bisogno di essere inserito in una valutazione complessiva del sistema fiscale italiano e delle forme di finanziamento della indispensabile spesa pubblica.

Per quanto riguarda il primo aspetto è indispensabile restituire progressività al prelievo, rispettando il dettato dell’articolo 53 della Costituzione. Sono ormai troppe le forme di imposizione fiscale e di tassazione che hanno assunto i caratteri della cedolare secca e della tassa piatta, cancellando, appunto, la progressività; la semplificazione non può tradursi in ingiustizia. Anche l’eccessiva dipendenza delle entrate dello Stato dall’Iva, un’imposta indiretta, come è noto, che colpisce tutti senza distinzione di reddito e di patrimonio, non agevola in alcun modo la giustizia fiscale.

C’è poi il ridotto prelievo, al 26%, fissato sulle rendite finanziarie che, oggi, alla luce del costante mare di liquidità garantito dalla Bce, non ha davvero alcun senso, anche per il fin troppo debole legame tra i mercati finanziari e il sistema produttivo italiano. Non è più tollerabile, inoltre, la pressoché totale mancanza di prelievo fiscale sull’esteso settore delle companies dell’immateriale, a cominciare dai colossi, che certo non saranno colpite dalla patrimoniale sugli immobili; un sistema fiscale che voglia prelevare risorse laddove veramente esiste la ricchezza non può prescindere dalla web tax e da imposte sulle big dell’e-commerce.

Peraltro, ragionando di patrimoniale, sarebbe indispensabile una revisione degli estimi catastali e capire bene quali imposte verrebbero cancellate nel caso di una sua introduzione; non mi è chiara, infatti, fino in fondo in tal senso la ratio della cancellazione dell’Imu sulle seconde case. La patrimoniale non può essere la semplice sostituzione di imposte già esistenti. Nell’ambito di una riforma fiscale ispirata a principi redistributivi e di giustizia sociale non dovrebbe mancare neppure il superamento della attuale condizione, tutta italiana, di paradiso delle eredità, caratterizzato, ancora una volta, dall’assenza di qualsiasi traccia di progressività nell’imposta sulle successioni.

Per completare il quadro di un’ipotetica riforma del sistema delle entrate, occorrerebbe poi maggior coraggio sulla tracciabilità dei pagamenti e maggiore severità sulle voluntary disclosures. Anche le aliquote dell’Irpef, che costituisce l’asse portante delle entrate tributarie italiane ed è caratterizzata, a differenza di tutte le altre parti, da un eccesso di progressività, avrebbero bisogno di una revisione che le rendesse più eque. In estrema sintesi, un’imposta patrimoniale dovrebbe essere inserita in una rapida riscrittura dell’intero sistema fiscale e dovrebbe essere costruita in modo da essere realmente applicabile e non rappresentare soltanto una “norma manifesto”. Solo così, infatti, diventa possibile legare sistema fiscale e mezzi di finanziamento della spesa pubblica che dovrebbero servire a mobilitare, in chiave sociale e produttiva, la grande mole di risparmio tesaurizzata dagli italiani; sistema fiscale e forme di investimento diffuso, a partire dal debito pubblico, devono essere pensate insieme per evitare sciagurate fughe e inutili ibernazioni.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento.

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