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Se la sicurezza diventa autoritarismo

Mai come sabato 21 luglio a Genova, nell’afa di una sala troppo piccola per il tanto pubblico presente, si era messa così bene a fuoco la pericolosa deriva in corso nelle relazioni fra democrazia e forze dell’ordine.

L’analisi dei relatori al convegno “Premiata macelleria italiana” è stata convergente.

Da Gigi Malabarba, ex membro della commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti, all’ex portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto, fino a due studiosi delle politiche di sicurezza come Alessandro Dal Lago e Salvatore Palidda, tutti hanno messo in luce il rapido scivolamento, dal 2001 in poi, verso politiche securitarie sempre più autoritarie, col beneplacito di forze politiche deboli e distratte.

di Lorenzo Guadagnucci

Malabarba e Agnoletto, in particolare, hanno evidenziato l’impermeabilità del gruppo di potere che controlla la polizia di Stato, riunito attorno alla figura di Gianni De Gennaro, che secondo Malabarba è destinato a ricoprire un incarico delicatissimo,  come coordinatore di tutti i servizi di intelligence, non appena il parlamento riuscirà a varare l’annunciata riforma.

Vittorio Agnoletto non ha risparmiato critiche alle posizioni assunte dalla sinistra sul caso De Gennaro. Nell’insieme si è capito che occorre lavorare con urgenza a un progetto di radicale riforma e democratizzazione delle forze di polizia e delle politiche della sicurezza.

È questo allarme, in definitiva, il succo della tre giorni organizzata a Genova dal Comitato Piazza Carlo Giuliani e dal Comitato Verità e Giustizia per Genova nel sesto anniversario del G8.

Allo stadio Carlini c’è stato tempo e modo per ritrovarsi e giocare a calcetto in un torneo davvero rilassato, con una decina di squadre in campo e uno spirito tutt’altro che competitivo (l’Atletico Diaz, ripreso nella foto in alto, ha comunque salvato l’onore vincendo una delle due partite giocate, grazie ai due gol della giovanissima Maria, la “quota rosa” che all’epoca del G8 genovese aveva appena undici anni). Il presidio in piazza Alimonda di venerdì 20 e la fiaccolata fino alla scuola Diaz la sera del 21 sono invece serviti a mandare un messaggio di ostinazione: nessuno ha dimenticato niente e resta forte l’attesa di un risarcimento morale, oltre che di provvedimenti politici che fermino la degenerazione in atto.

Insomma, il ritorno a Genova, quest’anno più che mai, non è stato un evento meramente rituale. L’opinione pubblica e il mondo politico, probabilmente loro malgrado, hanno ripreso contatto con l’abisso di legalità vissuto a Genova dal nostro paese: da settembre, quando riprenderanno i processi, capiremo se le istituzioni sono in grado di agire e in che direzione. All’agenda già ricca, oltretutto, si aggiungerà la questione del prossimo G8 “italiano”, in programma alla Maddalena nel 2009: domenica 22, sempre a Genova, si è riunita la prima assemblea di gruppi e associazioni che intendono battersi affinché l’Italia dica no a questo vertice, che appare quasi come una provocazione, visto che ancora non si è riusciti a sanare le ferite del 2001…

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