Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Opinioni

“Se il vostro governo non vuole aiutarvi, fatelo da soli”

Il primo ministro inglese Boris Johnson seguito dal chief medical officer Chris Whitty per una conferenza stampa a Downing Street sul Coronavirus, marzo 2020 - © Andrew Parsons / No10 Downing St

Il riscaldamento globale sta accelerando e gli effetti sulla salute delle persone sono già gravi. I governi però si guardano bene dal dichiarare “guerra” al modello economico e di sviluppo che non tarda a presentare il conto. Tutt’altro che invisibile. L’editoriale del direttore di Altreconomia, Duccio Facchini, dal nuovo numero di aprile

Tratto da Altreconomia 225 — Aprile 2020

Il 10 marzo di quest’anno, in piena emergenza epidemiologica da Covid-19, è uscito un nuovo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite (WMO) sullo stato dei cambiamenti climatici nel 2019. L’attenzione era (come oggi) giustamente rivolta al virus, alle eccezionali contromisure messe in campo -qui e là tardivamente-, al solenne “siamo in guerra” dichiarato a settimane sfalsate da capi di Stato e di governo. Eppure lo scorso anno è stato il secondo più caldo dal 1850, i cinque anni 2015-2019 sono stati i più caldi registrati così come il decennio 2010-2019, e dagli anni 80 del Novecento ogni decennio seguente è stato più caldo di ogni altro periodo precedente dal 1850. In parole povere: “Il riscaldamento globale sta accelerando -come si legge nella prefazione di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite-. In questo momento non siamo in grado di centrare gli obiettivi di 1,5°C o 2°C richiesti dall’Accordo di Parigi”.

Nel rapporto c’è poi un capitolo dedicato ai rischi legati ai cambiamenti climatici e ai suoi effetti pervasivi “al là di quanto già osservato”. Prima vittima: la salute. Si va da “malattie e decessi” legati ad alte temperature fino a “lesioni e perdite di vite umane associate a gravi tempeste e inondazioni”. E poi “esacerbazione delle malattie cardiovascolari e respiratorie a causa dell’inquinamento atmosferico”, “stress e traumi mentali dovuti a spostamenti forzati e perdita dei mezzi di sussistenza e di proprietà”. Le condizioni sempre più estreme stanno quindi “determinando un costo crescente per la salute delle persone e per i sistemi sanitari”. E le conseguenze più dure si registrano laddove la popolazione è in età avanzata, è maggiore l’urbanizzazione, si concentrano isole di calore urbane e si manifestano disuguaglianze sanitarie. In particolare in Australia, India, Giappone ed Europa, le “alte temperature” del 2019 hanno avuto un “impatto negativo sulla salute e sul benessere”. In Ue le “significative ondate” di calore dell’estate scorsa sono state due. Ricordate? A giugno è stata colpita l’Europa Sud-occidentale e centrale, con decessi registrati in Spagna e in Francia. L’ondata più dura è arrivata a fine luglio. In Olanda sono state associate all’evento 2.964 morti, quasi 400 in più rispetto a una settimana estiva media, dinamica simile anche in Inghilterra. In Francia, tra l’inizio di giugno e la metà di settembre 2019, sono state contate oltre 20mila visite al pronto soccorso e 5.700 a domicilio per malattie legate al caldo. Le persone più colpite in Europa sono stati gli ultra 75enni ma anche quelle nelle fasce d’età 15-44 e 65-74 anni.
Non solo: le condizioni climatiche sempre più alterate avrebbe reso vita facile alla cosiddetta “zanzara della febbre gialla” (Aedes aegypti) per la trasmissione della dengue, accrescendo “drasticamente” l’incidenza globale della malattia infettiva alla quale sarebbe esposta ora “circa la metà della popolazione mondiale”.

Pur sapendo che cosa ci aspetta, come ricorda il segretario generale delle Nazioni Unite, continuiamo a tener a debita distanza le soluzioni e non facciamo ciò che dovremmo. I nostri governi non dichiarano “guerra” ai cambiamenti climatici, alle emissioni di gas climalteranti, ai sussidi pubblici ai combustibili fossili, a un modello economico e di sviluppo distruttivo che presenta il conto anche alla nostra salute.

Che fare? Un’ispirazione l’ha data William Hanage, docente di Evoluzione ed epidemiologia delle malattie infettive alla scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti. Quando ha saputo dell’iniziale strategia governativa dell’“immunità di gregge” nel Regno Unito contro Covid-19 (metà marzo) ha pensato si trattasse di “satira”. Poi è andato a verificare e, incredulo, ha sentito il dovere di scrivere un editoriale didascalico sul The Guardian per informare i cittadini e suggerire qualche saggia pratica di autotutela, governo Johnson permettendo. Ha concluso così: “Non fatevi prendere dal panico ma preparatevi. E se il vostro governo non vuole aiutarvi, fatelo da soli”.


Care lettrici, cari lettori, con questo numero -chiuso in condizioni non facili- entrano a far parte della squadra degli editorialisti Nicoletta Dentico, già direttrice di Medici Senza Frontiere ed esperta di diritto alla salute, e Maurizio Gritta, agricoltore bio e fondatore della cooperativa Iris. Evviva!
Benvenuti a loro e anche alle migliaia di nuovi abbonati attivati a seguito dell’iniziativa “Solidarietà digitale”. L’invito è sempre quello: per qualsiasi cosa scriveteci a redazione@altreconomia.it. Altreconomia è indipendente grazie a voi. Buona lettura.


© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati