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Se il consumo critico la butta in politica – Ae 61

Numero 61, maggio 2005Giovani, lontani dalle logiche di partito, ma vicini al centrosinistra. Ecco l’identikit (arbitrario e incompleto) di chi, dopo anni di commercio equo, finanza etica e pacifismo, si è candidato alle ultime elezioni Una sensazione e una mappa. Non…

Tratto da Altreconomia 61 — Maggio 2005

Numero 61, maggio 2005

Giovani, lontani dalle logiche di partito, ma vicini al centrosinistra. Ecco l’identikit (arbitrario e incompleto) di chi, dopo anni di commercio equo, finanza etica e pacifismo, si è candidato alle ultime elezioni
 

Una sensazione e una mappa. Non è che alle ultime elezioni amministrative la indefinibile galassia del commercio equo, della finanza etica, dei consumi critici abbia fatto, a ranghi sparsi, un salto nella politica-politica?
In altre parole: questo mondo così impegnato nel “fare” non ha anche cominciato a camminare su terreni elettorali? Quanti, uomini e donne, provenienti dalle Botteghe o da storie di finanza etica hanno deciso (o sono stati sollecitati) a candidarsi come consiglieri regionali o comunali?
Abbiamo provato a sfogliare le liste dei candidati. La mappa che ne abbiamo ricavato è arbitraria, ma forse traccia un abbozzo di identikit.
Primo tratto della mappa. Nelle elezioni comunali, soprattutto nei paesi più piccoli, la presenza di questi candidati è significativa. Ben si capisce: sono persone attive, conosciute, gestiscono Botteghe, fanno parte di associazioni.
Meno vero a livello regionale: qui vincono le schermaglie di partito, minore la sensibilità verso possibili candidature rappresentative del commercio equo. Sicuramente l’universo dei consumi critici non ha simpatie verso il centrodestra: ci si candida in liste di sinistra (con prevalenza di Rifondazione comunista) o nella Margherita. Questi candidati (con qualche felice eccezione) sono giovani. Fra i trenta e i quarant’anni. 
Michele Altomeni, 31 anni, capolista a Fano per Rifondazione comunista, ha preso 1.114 preferenze. Eletto nel consiglio regionale delle Marche. “Un buon risultato -spiega Altomeni-. È probabile che abbia votato per me anche chi non avrebbe scelto Rifondazione”. Michele, il più giovane degli eletti nelle Marche, è impegnato da sempre nel commercio equo: dieci anni fa è stato fra i fondatori della bottega di Fano. Per tre anni, fra il 1998 e il 2001, è stato presidente di Mondo Solidale, la cooperativa che raggruppa 15 botteghe marchigiane. Scoprì il commercio equo leggendo un articolo sulla rivista Avvenimenti. Ricorda: “La bottega, a Fano, è stata un ponte fra la sinistra e il mondo cattolico. Fare cose pratiche ha consentito di conoscerci e di apprezzarci a vicenda”.
Giampietro Mazzetti, 38 anni, ha tre figli, lavora in banca. È assessore a Monte San Pietro, comune di 10 mila abitanti a un passo da Bologna. In famiglia cercano di compilare, quando possono, le schede dei Bilanci di giustizia. Eletto nella Margherita, cattolico: la sua storia ha radici nella sinistra Dc. Ha conosciuto il commercio equo ai tempi dell’università a Bologna: merito di volantini che parlavano del caffè. È d’accordo con Altomeni: “Questi temi, molto pratici, hanno avvicinato mondi diversi fra loro”. Ma è più moderato: “Ci vuole pazienza. Nelle parrocchie, a volte, il commercio equo è visto come troppo sbilanciato a sinistra. Spesso mi trovo a discutere con i ragazzi cattolici che non esitano a vendere Coca-Cola ai banchetti pur di raccogliere fondi. Anche in Comune non posso imporre il caffè equo a tutti”. Un cammino lento, dunque. Dice Mazzetti: “Il compito della politica è mediare e convincere il maggior numero possibile di persone”.
38 anni è l’età anche di Paolo Macina. Referente di Banca Etica per il Nord-Ovest, vive a Torino, lunga militanza nel pacifismo cattolico (il centro studi Sereno Regis, la rivista Azione Nonviolenta, il Movimento internazionale della riconciliazione): ha preso 303 voti (non eletto) nella lista “Insieme per Bresso” alle elezioni regionali vinte da Mercedes Bresso, candidata del centrosinistra. “Non avrei accettato di candidarmi in un partito -spiega Paolo, che di mestiere fa l’assicuratore-.  Qualsiasi partito, per sua natura, ha riserve sulle istanze dell’economia alternativa e la finanza etica. La nostra lista non voleva fare concorrenza ai partiti di centrosinistra, ma cercava voti in libertà”.
“Non ho accettato di fare l’indipendente nelle liste della Margherita -racconta Lorenzo Bochicchio, eletto in consiglio comunale ad Avigliano, in provincia di Potenza. Mi sono candidato come persona proveniente dal mondo dell’associazionismo”.
E Lorenzo, 31 anni, prossimo funzionario della Ragioneria statale a Potenza, è stato eletto. “Mai militato in nessun partito. Mi hanno chiamato perché in paese avevo un certo seguito”, ammette Bochicchio. Scoprì il commercio equo durante gli anni dell’università a Roma.
Bella la storia di Giuliana Nessi a Bergamo. Ha 68 anni, tre figlie, cinque nipoti. È stata professoressa e preside di scuola. È una “socialista nell’anima”. Mai fatto parte di un partito, ma sempre impegnata “nel sociale”. Furono i suoi studenti, dieci anni fa, a cercarla quando vollero mettere su la bottega “Il Seme”, nella città bassa. Da allora, molto del suo tempo di pensionata è per il commercio equo. È anche vicepresidente di Chiama l’Africa. Candidata (non eletta) nelle liste dell’Ulivo nelle regionali in Lombardia.
Per il consiglio comunale di Trento, infine, si è presentato Francesco Terreri, figura storica della finanza etica in Italia e “firma” di Altreconomia (al momento di andare in stampa le votazioni si devono ancora svolgere). Candidato come indipendente nella lista di centrosinistra “Trento democratica”, Terreri, 47 anni, è presidente di Microfinanza. 

In principio: la mailing list
I nomi dei candidati di cui si parla in queste pagine ci sono stati segnalati (per la maggior parte) dai nostri lettori, attraverso la mailing list del sito www.altreconomia.it. Quelle riportate sono alcune delle numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto. A tutti i nostri lettori grazie. Ora però il confronto continua: scriveteci che cosa pensate di questa nuova verve politica. 
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Da uno scantinato a Nichi Vendola, pubblicitari crescono. A Sud
Diciamolo subito: sono simpatici. Solo a sentirli al telefono ti viene voglia di passarci una serata assieme. A occhio non se ne andranno mai da Bari: “Da aprile a ottobre qui puoi andare al mare”. Com’è possibile pensare di trasferirsi a Milano con una simile ragione? In più: sono spavaldi e guasconi. A scorrere il loro sito si vede subito che sono bravi e appassionati. Mica negano: “Volevamo mostrare di essere efficaci nel comunicare noi stessi”, spiega Giovanni Sasso, 34 anni, uno dei tre soci fondatori (evento accaduto 9 anni fa, in uno scantinato del centro di Bari) di Proforma, agenzia pubblicitaria pugliese. In questi mesi sono sulla cresta dell’onda: hanno dato una bella mano, con la loro genialità creativa, a Nichi Vendola a vincere le elezioni-impossibili per governare la Puglia, i Ds gli hanno affidato l’immagine del loro ultimo congresso. Anche Michele Emiliano, sindaco di Bari, deve a questi “talentuosi ragazzi” (parola di Repubblica) una parte della sua elezione. Ma, fuori dalla politica, la Proforma oggi attrae attenzioni e curiosità. E, per fortuna loro, anche clienti: il fatturato di 320 mila euro dello scorso anno dovrebbe crescere del 20% in questo 2005. E hanno aperto una sede anche a Roma. Non lo nascondono: “Da un anno e mezzo non andiamo più in cerca di committenti: ci cercano loro”. Stai a vedere che è possibile fare il mestiere di pubblicitario anche lontano da Milano.
Giovanni Sasso ha studiato scienze politiche, Enzo Pasculli (il secondo socio, 39 anni) ha una laurea in statistica. Per un anno frequentano assieme un master. L’ultimo giorno del corso incontrano Alberto De Leo, oggi 33enne: si occupava di archiviazione ottica di documenti. Scoprono subito, anno 1996, di avere una comune e intelligente passione per le allora nuovissime tecnologie (internet). Colpo di fulmine: pochi mesi dopo i tre, con un capitale di 5 milioni di lire a testa, aprono una microagenzia di pubblicità. Per prima cosa mandano cento fax ad altrettante aziende pugliesi: “Avete mai sentito parlare di internet?”. Cammino lungo e breve per Proforma. Lungo perché mesi e mesi senza stipendi sono duri da passare (“Le famiglie aiutano con la paghetta e il vitto”, dice allegro Giovanni). Breve perché passione, ironia, intuizioni sono un grande dono e si può correre qualche rischio. E capire che un film, fatto con soli 300 milioni di lire, sulla baresità come “LaCapaGira” (cioè: la Testa Gira, regista Alessandro Piva), anno 2000, storia di piccoli delinquenti,  può essere un’occasione per lanciare non solo un buon lavoro, ma anche per farsi conoscere. Il film è un successo: “Avere pochi soldi per una campagna, ti costringe ad aguzzare il cervello”, spiega Sasso. “LaCapaGira” proietta Proforma nel mondo del cinema, case di produzione ora affidano a loro i lanci promozionali dei loro film.
Nichi Vendola aveva dieci volte in meno i mezzi del suo concorrente. Doveva recuperare sondaggi negativi, vincere le diffidenze. La campagna di Proforma ha sparigliato le carte. Non ha nascosto Nichi, non ha cercato voti moderati camuffando un candidato. Vendola è estremista, pericoloso e diverso? Certo che lo è, rivelano i manifesti elettorali: ma solo “nel suo amore per la Puglia”, o è pericoloso “come tutte le persone oneste”. Ed è diverso “da quelli che oggi governano la Puglia”.
Il Manifesto scrive che Proforma è “molto in voga nella sinistra”. Sasso sorride: “Siamo umani. Abbiamo le nostre idee. Non credo a chi ti dice che un professionista può fare qualsiasi campagna.  Ci vuole passione, feeling comune, intesa. Non siamo dei persuasori, noi vorremmo solo spiegare”.  La domanda iniziale (“Si può fare il pubblicitario lontano da Milano?”) rimane sullo sfondo. “Vorrei rispondere di sì -avverte Sasso-. Ma in questi anni, qui in Puglia, non ho visto nascere nessuna nuova realtà. Eppure i talenti non mancano: a Milano cinque ragazzi su dieci che cominciano a lavorare in comunicazione vengono dal Sud”.
 

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