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Scuole dai tetti d’oro – Ae 72

La Provincia di Milano investe sull’energia solare: fra dieci anni guadagnerà 500 mila euro l’anno grazie al sole. Merito del “conto energia”, che -con molti limiti- ha creato un vero e proprio mercato. Un’opportunità che riguarda anche famiglie e banche…

Tratto da Altreconomia 72 — Maggio 2006

La Provincia di Milano investe sull’energia solare: fra dieci anni guadagnerà 500 mila euro l’anno
grazie al sole. Merito del “conto energia”, che -con molti limiti- ha creato un vero e proprio mercato.

Un’opportunità che riguarda anche famiglie e banche

Tutto è cominciato perché in biblioteca faceva troppo caldo. L’istituto tecnico Ettore Conti è poco distante dallo stadio San Siro, a Milano: conta 800 studenti, suddivisi negli indirizzi elettronica, elettrotecnica, meccanica. L’anno scolastico è il 2002: in una delle due sale di lettura i grandi lucernari fanno entrare tanto sole da renderla impraticabile. Preside e insegnanti prima pensano a dei pannelli isolanti. “Poi ci siamo chiesti: perché respingere i raggi solari, quando potremmo utilizzarli per alimentare un impianto di aria condizionata? Così il sole da problema è diventato una risorsa” ci spiega il professor Bonfanti, che insegna elettronica. Né il professore né i suoi studenti allora però immaginano che dalla loro idea sarebbe partito uno delle più importanti iniziative lombarde in tema di fonti rinnovabili.

Come esercizio didattico, gli studenti del Conti progettano un impianto solare fotovoltaico da installare sul tetto dell’istituto, che trasformi i raggi solari in elettricità. Gratuita, abbondante, ecologica. L’anno successivo presentano il progetto alla Provincia di Milano, dal quale dipende la scuola.

L’idea piace, ma non ci sono fondi a sufficienza. Solo nel 2005 la svolta: il governo rinnova e modifica il piano di incentivazioni al fotovoltaico, e tutto a un tratto l’idea degli studenti del Conti diventa realtà.

A fine aprile 2006 iniziano i lavori per installare 200 metri quadri di pannelli fotovoltaici: potenza installata, 20 kilowatt di picco. Per la fine dell’anno scolastico è fissata l’inaugurazione e la messa in funzione dell’impianto. L’installazione sarà fatta da una ditta specializzata, mentre gli studenti si occuperanno di un piccolo impianto aggiuntivo didattico sul quale faranno pratica, misurazioni, esperimenti.

E questo è solo l’inizio. “Quello del Conti è diventato il nostro progetto pilota” spiega Giuseppe Farinella, responsabile per le iniziative sul fotovoltaico per l’assessorato all’Istruzione e all’edilizia scolastica della Provincia di Milano. “Abbiamo individuato altri 48 istituti sui quali verranno installati impianti simili, 13 nella città di Milano. In totale si tratta di una potenza installata di un Megawatt. Equivale al 3% del parco fotovoltaico italiano, e raddoppia quello lombardo”.

La Provincia ha messo a bilancio 7,2 milioni di euro. Ma sarebbe un errore considerare questi soldi come un contributo a fondo perso per difendere l’ambiente: questo è un vero e proprio investimento. E anche remunerativo.

“L’energia ottenuta sarà consumata dagli stessi edifici: sono almeno 17 centesimi di euro risparmiati in bolletta per ogni kilowattora prodotto. Mediamente, il solare coprirà il 16% dei consumi delle scuole, che d’estate sono chiuse e non consumano elettricità. In alcuni casi arriveremo a punte del 25%. Ma il vero guadagno è un altro: il sistema di incentivazione del fotovoltaico in Italia, il cosiddetto ‘conto energia’ -prosegue Farinella- riconosce un contributo di circa 45 centesimi di euro per ogni kilowattora prodotto, per favorire la diffusione dell’energia solare”.

I conti si fanno velocemente: con tutti gli impianti in funzione, in una dozzina d’anni al massimo la Provincia avrà ripagato l’investimento. E poiché i contributi del “conto energia” sono erogati per vent’anni, per i restanti le casse provinciali riceveranno circa 500 mila euro l’anno, e ne risparmieranno altri 150 mila. Senza contare che ogni impianto permetterà di evitare l’immissione in atmosfera di 14 tonnellate di CO2 l’anno.

“La Provincia ha fatto una sorta di classificazione solare dei tetti dei suoi edifici” spiega Marco Migliavacca della Zincar, l’azienda (controllata dal Comune di Milano) che ha realizzato i progetti per i 49 istituti, ha presentato le domande per accedere ai contributi statali e che, almeno all’inizio, seguirà i lavori. “Delle oltre 220 scuole, ha scelto quelle con la migliore esposizione e i tetti più adeguati. Tutti i progetti sono simili e di taglia omologa, per abbassare i costi. Avremmo potuto immaginare un grande impianto da un Megawatt su un terreno di proprietà della provincia, ma non avrebbe avuto la stessa ‘efficacia’ didattica. A dicembre abbiamo presentato la domanda di ammissione al contributo per il Conti, a marzo per altri 24 istituti. A giugno sarà la volta degli ultimi 24. In questi giorni aspettiamo la prima risposta”.

L’esperienza della Provincia di Milano la dice lunga sulla scossa che l’introduzione del conto energia ha dato alla diffusione del fotovoltaico in Italia. La convenienza dell’investimento sull’elettricità ottenuta dal sole ha convinto migliaia di persone e fatto fiorire un mercato prima quasi inesistente, i cui protagonisti sono produttori e installatori di pannelli, ma anche istituti che erogano prestiti e mutui per gli impianti (vedi articolo a pagina 17). Oltretutto per gli impianti sotto i 20 kilowatt il guadagno non è tassato. Senza contare il risparmio in bolletta per tutta la durata dell’accordo (risparmio che cresce con l’aumentare dei costi dell’energia tradizionale) e il fatto che le celle fotovoltaiche hanno una vita garantita di 25 anni e non hanno praticamente bisogno di manutenzione.

Per farsi un’idea, basta dare un occhio ai numeri forniti dal Grtn, il Gestore del sistema elettrico incaricato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas di raccogliere le domande e gestire l’erogazione dei contributi (
www.grtn.it). Alla prima scadenza per la presentazione dei moduli, a fine settembre 2005, erano state presentate quasi 3.700 domande, delle quali poco più di 2.800 accolte, per un totale di 87 Megawatt di potenza installata (quando il parco fotovoltaico esistente era di 35 Megawatt). Tre mesi dopo, alla seconda scadenza, le domande accolte sono state 6.207, per un totale di quasi 180 Megawatt. Il primo di marzo, quando hanno aperto gli sportelli per la presentazione delle domande per il primo trimestre del 2006, la fila di fronte agli uffici di Viale Maresciallo Pilsudski, a Roma, sede del Grtn, aveva iniziato a formarsi la notte precedente. Si stima siano state almeno 15 mila le istanze presentate alla fine del mese.

La risposta del Grtn arriva entro 90 giorni dalla presentazione della domanda. Poi si hanno di norma sei mesi per l’inizio dei lavori e altri 4 per la loro conclusione. Il pagamento dei contributi avviene ogni mese. Per ora il programma “conto energia” è finanziato dall’insieme dei consumatori, che hanno un aggravio in bolletta (è la componente tariffaria A3): a regime per ogni famiglia si tratta di 4 euro l’anno al massimo.

Siamo però proprio all’inizio.

“Al momento il 90% degli impianti ammessi al contributo non è ancora stato realizzato” spiega Leonardo Berlen della sezione italiana dell’Ises, International Solar Energy Society (
www.isesitalia.it: a maggio organizza “I giorni delle rinnovabili”, con la possibilità di visitare impianti solari in tutta Italia).

“Le domande accettate finora potenzialmente decuplicano il parco fotovoltaico italiano. Ma non è detto che tutti alla fine realizzeranno l’impianto”. Il ministero poi ha posto dei tetti annuali al finanziamento: per il periodo 2006/2012 sono 85 megaWatt l’anno (60 riservati agli impianti sotto i 50 kilowatt). Per questo era importante presentare per primi le domande.

In totale il programma si fermerà poi una volta raggiunto il tetto di 500 megaWatt -in un primo tempo era addirittura di soli 100 megaWatt-, di questo passo non molto distante.

“Per il futuro andranno riviste le tariffe, in base alla taglia dell’impianto e alla sua posizione. Così com’è il programma favorisce troppo i grandi impianti a terra, che portano con sé problemi di impatto ambientale e panoramico, un po’ come accade per l’eolico. Molto meglio favorire il fotovoltaico come parte dell’edilizia, e sfruttare le superfici costruite o da costruire. Ora che c’è la domanda, si dovrà lavorare sull’offerta. Andranno trovati nuovi materiali oltre

al silicio, il cui prezzo non si abbasserà fino al 2008 e che oggi costituisce il 60% del costo di un impianto. Infine, il fotovoltaico deve essere necessariamente accompagnato da iniziative di risparmio ed efficienza energetica. Allora sarà un vero boom”.



Il primato è teutonico

Nel mondo sono installati pannelli fotovoltaici per una potenza di circa 5 mila Megawatt. In Europa sono 1.800, 1.500 dei quali in Germania. in Italia siamo fermi a 35 Megawatt. Lo scorso anno la potenza è cresciuta di 1.460 Megawatt, oltre la metà dei quali (come si vede nel grafico in alto) installati in Germania.

La causa è proprio l’adozione da parte del governo tedesco del conto energia: il contributo dura vent’anni, all’inizio è maggiore di quello italiano ma decresce del 5% ogni anno.

Anche la Spagna ha adottato con minor successo (la potenza installata è cresciuta di 30 Megawatt in 3 anni) il conto energia (0,42 euro per kilowattora prodotto, per 25 anni.) mentre se ne discute in Olanda, Francia e perfino in Cina.

Nel 2005 nel mondo sono state prodotte celle fotovoltaiche per 1.650 Megawatt: il Giappone mantiene la leadership nella produzione col 46% del totale. Il prezzo di un pannello da un kilowatt di potenza è di circa 5.800 euro.

Le banche ora fanno credito

L’investimento sul fotovoltaico, grazie all’introduzione del conto energia, oggi fa concorrenza a Bot e Borsa. Anche per questo numerose banche e istituti di credito hanno creato appositi mutui e finanziamenti per chi crede nel solare ma non può permettersi di anticipare la spesa per l’installazione. Finora molto interessamento, anche se in pochi hanno effettivamente chiesto prestiti. Dallo scorso novembre, ad esempio, Banca Etica propone mutui al 100% per i propri soci e da marzo mutui all’80% per i non soci. Il finanziamento è rivolto a chi vuole realizzare un impianto con potenza minore di 50 kiloWatt.

Un esempio: un impianto da 3 kilowatt, sufficiente per integrare i consumi di una famiglia, che costa in media 23 mila euro, tutti i costi compresi, viene finanziato con 18.400 euro con un mutuo a 12 anni. Il tasso è del 4,8% ed è stabilito in base all’indice Euribor della Banca centrale europea. Al mese fanno 169 euro, più o meno la stessa cifra che si riceve come contributo ministeriale. La durata del mutuo può inoltre essere allungata se viene abbinata a interventi di risparmio energetico, a patto che questi ammontino ad almeno il 5% del costo dell’impianto e a non meno di 2mila euro (info
www.bancaetica.com/finanziamenti/finanziamenti04.php).

Altri esempi: la banca di credito cooperativo di Leverano crede tanto nel fotovoltaico che ha progettato un impianto sul tetto della propria sede.

Ai suoi clienti propone un mutuo di 5 anni senza limiti di finanziamento a un tasso variabile del 4% circa l’anno (
www.bccleverano.it). Infine, anche Monte dei Paschi di Siena si è lanciata sul solare, rivolgendosi però anche alle aziende. Per queste ultime l’istituto offre mutui all’80% per investimenti di almeno 1,5 milioni di euro. Una specie di “project financing”, come per le più famose opere pubbliche: alla banca vanno direttamente i contributi statali a copertura del finanziamento. Anche in questo caso il tasso è fissato a partire dall’indice Euribor al quale si aggiunge circa l’1 o il 2 per cento (www.mps.it).

Se 18 mila vi sembrano pochi

Alcune foto di queste pagine illustrano impianti fotovoltaici realizzati dalla cooperativa sociale Esedra, di Cantù, una delle realtà del terzo settore impegnate in questo mercato (www.esedracoop.it).

Un esempio: un sistema solare fotovoltaico da 2 kilowatt (16 metri quadrati di moduli da installare in spazi ben rivolti al sole e privi di ombreggiamenti) produce nel centro Italia circa 2.600 kilowattora l’anno di energia elettrica. Con il conto energia si riceve un contributo annuale di 1.170 euro (0,45 euro per ciascuno dei 2.600 kilowattora prodotti), cui si aggiunge un risparmio di circa 470 euro (considerando un costo medio dell’energia di circa 0,17 euro per kilowattora, moltiplicato sempre per i 2.600 kilowattora prodotti). Complessivamente, il vantaggio economico è di circa 1.640 euro l’anno: considerando che il prezzo di un impianto da 2 kilowatt è di circa 15.000 euro (Iva al 10% inclusa), dopo nove anni si rientra dell’investimento e si comincia a guadagnare. I restanti 11 anni fruttano almeno 18 mila euro.

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