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Ambiente / Opinioni

Il consumo di suolo all’ora di lezione

Il consumo di suolo all’ora di lezione. A Riozzo, periferia di Milano, un nuovo edificio costruito sotto la tangenziale permetterà di realizzare nuove case. È un “delitto pedagogico”. La rubrica del prof. Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 216 — Giugno 2019
L’area della scuola vecchia di Riozzo (MI) - © Paolo Pileri

Periferia Sud-Est di Milano Non arriva il treno. Il bus raramente. Asfalto ovunque. Cascine e stalle a pezzi ricordano le antiche comunità rurali oggi licenziate dall’agricoltura di precisione. Villette mutilate da addizioni malfatte. Case in linea un po’ abitate un po’ rifugi per gatti e piccioni. Piazze coperte dalla violenza dei parcheggi. In fondo, dal 2015, svetta gigante la sopraelevata della Tangenziale est esterna (TEEM/A58). Da là sopra, tutti i guasti urbanistici mica li vedi. Né vedi le resistenze e gli sprazzi di bella vita. Giardini privati curati come altari. Giovani sorridenti che giocano con i bimbi nel giardinetto pubblico. Un bell’asilo grande. Una scuola nel mezzo del paese dove risplende, fiero, un fantastico “Qui nessuno è straniero”. Bravi. Quella scritta qui vale triplo. È Riozzo, frazione di Cerro al Lambro. Sono lì per caso. Faccio due passi. Le scuole mi incuriosiscono sempre, così mi fermo davanti e penso a cosa vedono da quelle finestre gli scolari. Cosa rimane nei loro occhi. Quale idea di urbanità si disegna in quelle piccole menti di futuri cittadini. Sul cancello della scuola vedo appeso un grande striscione tipo stadio. Lo leggo. È la pubblicità di case in vendita, classe A+, con tanto di rendering per indovinare come sarà domani. Ci sono abituato a quella réclame, ma qui trovo disgustoso trovarla appiccicata sulla cancellata delle elementari. Poveri scolari, cosa devono sopportare. Ma non si tratta solo di ineleganza perché poco più in là noto un’indicazione: “Scuola primaria”. Ma come? Un’altra scuola per un pugno di case? Per capire, seguo la freccia, aggiro il moncone di un vecchio muro in mattoni e mi trovo davanti a una scena paesaggistica agghiacciante. Un enorme parcheggio nero pece che finisce contro un edificio basso con sopra il viadotto della TEEM a mo’ di cornice. È la nuova scuola di Riozzo. Tempo un minuto e il frastuono della TAV mi buca. Via il treno, ecco il rumore delle auto sulla provinciale. Rimetto insieme i cocci di quel che ho visto e intuisco il significato di quello striscione sulla vecchia scuola. Corro indietro e trovo una donna che lo sta leggendo. Si gira lenta verso di me: “Io quello lì, non lo voto più”.

2018-2019: un altro anno scolastico è finito. Anche alla nuova scuola di Riozzo (MI), costruita tra cemento, asfalto, TAV e TEEM. Ma con il wi-fi assicurano sindaco, vescovo, onorevole e assessore

Di botto capisco e dentro di me piango forte. Ma certo. Sarà stato il solito giochino urbanistico. Si fa la nuova scuola fuori dal paese, magari su un’area agricola ceduta da un cantiere per compensazione oppure già del comune, tanto la scuola “non consuma” suolo perché è interesse pubblico. Al contempo si cede l’area della scuola vecchia al miglior offerente che ci fa un po’ di edilizia. Le case sotto il viadotto non le si vende, mentre alla scuola si va uguale. Una boccata d’ossigeno al bilancio, un po’ di case e una nuova scuola. Che vuoi di più dalla politica del compromesso? Il piedibus? C’è quello e pure il wi-fi e le LIM. È urbanistica questa? No, questo è “delitto pedagogico” avrebbe detto Carlo Cammeo, maestro antifascista brutalmente ucciso davanti ai suoi scolari per aver difeso la scuola dalla degenerazione progressiva della propaganda. Degenerazioni che continuano, seppur diverse, oggi. E noi professori di urbanistica che diciamo? Che diciamo a quel sindaco? E a chi ha fatto il piano? E al vescovo che l’ha benedetta lo scorso settembre con tanto di onorevoli e autorità? Non si può fare urbanistica né politica così. Né possiamo far finta di nulla. Raccontarlo è forse l’unico modo per salvare un po’ quegli ignari bimbi e non rassegnarci alla prepotenza di chi, da adulto, circonda scolari, scuole e futuro di tonnellate di asfalto mortifero.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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