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Scrittura collettiva contro le grandi opere

Un gruppo di attivisti ambientalisti, coordinati da Wu Ming2, hanno dato vita a un laboratorio itinerante e realizzato un abbecedario di resistenza alle "Grandi Opere Inutili e Imposte". Si chiama GODIImenti e verrà presentato con un reading sabato 13 a Melendugno, in Salento, nei pressi del futuro approdo -se mai venisse realizzato- del gasdotto TAP, Trans Adriatic Pipeline (qui e qui gli ultimi articoli di Ae sul tema)

Si chiama "GODIImenti", ed è un abbecedario di resistenza alle "Grandi Opere Inutili e Imposte", il frutto di sei mesi di lavoro condotto da Wu Ming 2 insieme agli attivisti di numerosi comitati che si battono contro la realizzazione di grandi opere infrastrutturali destinate a impoverire, devastare e opprimere ampie fette del nostro territorio nazionale.

In particolare al laboratorio di scrittura collettiva, nato da un’idea dell’associazione Re:Common, hanno partecipato Spinta dal Bass No Tav, reAzione – comitato No Tap, No Rigassificatore Offshore, Monte Libero, Opzione Zero e Presidio Europa No Tav.

Durante i vari incontri, tenutisi fra gennaio e giugno del 2014 in varie località del nostro Paese, gli attivisti hanno avuto l’occasione di scrivere insieme il testo che sarà letto la sera del 13 settembre a Melendugno, in Salento, ma soprattutto hanno condiviso percorsi ed esperienze molto simili.

La scelta di Melendugno per la fine di questo percorso non è casuale: sulle spiagge della cittadina salentina dovrebbe arrivare l’ultimo tratto del mega-gasdotto TAP, fortemente voluto dal governo Renzi e che avrebbe impatti socio-ambientali su un tratto di costa tra i più incontaminati di tutta l’Italia.

L’appuntamento è per sabato 13 settembre, dalle ore 21.30, presso la piazza Monsignor Durante di Melendugno (LE).

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Un estratto dalla presentazione del gruppo che ha partecipato al laboratorio di scrittura collettiva:

"Siamo attivisti ambientalisti che provano a raccontare e a raccontarsi. Non siamo scrittori, ma penne animate dallo stesso inchiostro ribelle. Perché raccontare le proprie lotte è anche raccontare le speranze di tutti. Una storia diversa da quella che ci viene somministrata.
Siamo svegli, refrattari all’anestesia delle narrazioni tossiche. Grazie all’esperienza sul campo e alle ingiustizie subite, abbiamo imparato a smontare i racconti del potere, a dar loro complessità, a cambiarne la cornice, a fare informazione"

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