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Ambiente / Opinioni

La scienza del clima e l’orchestra di Jannacci

© Photo by Agustín Lautaro on Unsplash

In estate è stata lanciata una imbarazzante petizione che nega la responsabilità umana nel riscaldamento globale. La reazione degli esperti non si è fatta attendere. Ma come è possibile che uomini di scienza abbiano sottoscritto un testo contenente tanti errori e falsità, con molti dei soliti vecchi argomenti del negazionismo climatico? La rubrica del prof. Stefano Caserini

Tratto da Altreconomia 218 — Settembre 2019

Molti stenteranno a crederci, eppure nel giugno del 2019 è stata resa pubblica una petizione che nega la responsabilità umana nel riscaldamento globale. Promossa da otto docenti ed ex docenti universitari, è stata poi sottoscritta da 83 persone, fra cui alcuni scienziati importanti. È stata resa pubblica su alcuni siti web ed inviata ai presidenti della Repubblica, del Consiglio, di Camera e Senato.

La petizione non ha avuto molto seguito, è stata giusto rilanciata dalla solita “trimurti” Il Giornale-Libero-La Verità con qualche sostegno anche da Il Foglio. Fare uscire una petizione contro il riscaldamento globale in estate non è molto furbo: le temperature superiori alle medie del passato in estate si percepiscono di più e può anche capitare di incappare nel periodo di un’ondata di calore, o in qualche tempesta un po’ più intensa della media. Vivere in città in cui si toccano i 39 °C, o vedere l’effetto dei chicchi di grandine grandi come noci o a volte arance, non stimola un giornalista magari dubbioso a dare spazio a chi scrive che “l’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata”.

Ma come è possibile che così tanti uomini di scienza abbiano sottoscritto un testo contenente tanti errori e falsità, con molti dei soliti vecchi argomenti del negazionismo climatico (per i dettagli si veda climalteranti.it)?

I motivi sono tanti. Vediamone due importanti. Il primo motivo è che chi ha firmato, tranne poche eccezioni, non ha studiato e non fa ricerca sul tema del cambiamento climatico. Un importante sismologo, un esperto di fisica delle particelle o un grande oncologo, possono sapere molto poco di clima, e prendere una solenne cantonata. Pochissimi dei firmatari hanno pubblicazioni che riguardano quello che hanno firmato; se si guardano le poche eccezioni, si trovano autori di articoli pubblicati su riviste scientifiche minori, con alcuni articoli palesemente inconsistenti che sicuramente non reggerebbero il vaglio di riviste scientifiche serie, in cui la peer review (revisione dei pari) è fatta davvero dai “pari”, ossia dagli esperti della materia.

Il secondo motivo è l’età. L’età media dei firmatari della petizione negazionista è quasi di 70 anni, sette firmatari con più di 80 anni. Difficilmente hanno studiato o anche solo letto qualcuno delle migliaia di articoli scientifici pubblicati sul tema negli ultimi dieci anni, che hanno seppellito con dati e simulazioni modellistiche i vecchi dubbi sul ruolo del sole o di altri fattori naturali. Non è scortesia ricordare l’incipit di una canzone di qualche tempo fa del grande Enzo Jannacci, “Chi ha perso il ritmo si deve ritirare, l’orchestra è ormai quattro battute dopo…”, davvero ormai la scienza del clima è molto più avanti di quanto percepisce chi lavora in altri settori scientifici.

91 persone (docenti universitari, ricercatori, giornalisti) hanno sottoscritto una delirante petizione sul clima negando decenni di scienza del clima e riciclando i soliti vecchi argomenti del negazionismo climatico

Conviene far finta di nulla, ignorare questa imbarazzante petizione sperando che passi il più possibile inosservata, oppure è il caso di reagire e rispondere? Dopo un po’ di titubanza, alcuni colleghi hanno lanciato una contro-petizione per ribadire le responsabilità umane sul riscaldamento globale. Trecento firme arrivate in pochi giorni, altre seguiranno. Ma i numeri non sono importanti, chi promuove questa petizione ha l’obiettivo di poter dire che la “scienza è divisa”, mentre la cosa importante è che i grandi esperti italiani di climatologia stanno da una parte sola.

Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Il clima è (già) cambiato” (Edizioni Ambiente, 2019)

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