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Opinioni

Sbilanciamoci, ma senza perdere in autonomia


Ci sono cose che a volte non ti immagini.
Nulla di trascendentale, intendiamoci: più che di strane coincidenze dovremmo parlare di diverse consuetudini. Eravamo forse troppo abituati ad un’autonomia politica del sociale de facto, in cui alle rivendicazioni dei movimenti sociali e della cosiddetta società civile si rispondeva o con  esasperanti silenzi o con i manganelli di Bianco o di Scajola. L’autonomia c’era, eccome. Nel senso forse fin troppo evidente che eravamo lasciati da soli. Si doveva essere proprio ben collegati e a doppia mandata per essere considerati collaterali, come si diceva una volta, a questo o a quel governo.

Di Alberto Zoratti (Fair – www.faircoop.it)

Oggi qualcosa è cambiato ed i motivi sono molteplici. Dal paradossale rafforzamento di alcune esperienze di movimento, che riescono a crescere nonostante la fase storica sia calante, fino alla maggiore attenzione da parte di (alcune) componenti della maggioranza. Interlocutori importanti perché, loro sì e in maniera estremamente positiva, possibile elemento di connessione tra il “dentro” ed il “fuori”. Tutto più semplice quindi?

A dire la verità il rischio è proprio il suo esatto contrario. Uno scenario più complesso, in cui la rivendicazione e la concretizzazione della cosiddetta autonomia politica del sociale diventa l’aspetto dirimente della questione. Come mantenersi autonomi nella proposta e nella critica quando le porte, anche se non tutte, si aprono o, se non altro, rimangono accostate?

Durante “L’impresa di un’economia diversa”, la contro-Cernobbio organizzata quest’anno a Bari all’inizio di settembre dalla Campagna Sbilanciamoci, la percezione che di fondo ci fossero simili questioni è stata tutt’altro che secondaria. E la risposta, alla fine, sembra emergere in maniera piuttosto evidente: esiste ancora un movimento orizzontale e reticolare, che sta cercando sia pure faticosamente di imporre una sua agenda alla politica istituzionale. Dpef, Finanziaria, ma anche tasse globali, economie alternative ed infrastrutture, insomma tutto ciò che compone l’hardware di un paese avanzato è stato il cuore della tre giorni barese, affrontato in modo per quanto possibile concreto e poco ideologico. C’è da costruire un’opposizione reale in questo paese, che non passa però per un posizionamento parlamentare delle forze in campo: certe questioni, come l’apertura indiscriminata dei mercati (basti ascoltare il ministro per le politiche agricole De Castro), la nuova possibile cementificazione, l’energia proveniente da ovunque fuorché dalle fonti alternative, insomma un modello di sviluppo insostenibile è patrimonio di tutti gli schieramenti. E continua ad essere vincente nell’immaginario collettivo.

Le dichiarazioni del Ministro Ferrero, così come della Viceministra Sentinelli del Sottosegretario Cento aprono prospettive non immaginabili solo che alcuni mesi fa. La possibilità che le decine di punti che Sbilanciamoci ha redatto per una finanziaria equa ed efficace arrivino sul tavolo del Consiglio dei Ministri è un ulteriore passo fatto all’interno del Palazzo, senza derogare nulla, ma facendo perno sulla legittimazione costruita in anni di lavoro.

L’autonomia politica del sociale si costruisce anche così, sostenendo le reti sociali e mettendole a confronto in un percorso di lungo periodo, perché riescano a trovare un terreno comune di confronto (e perché no, di scontro quando serve) con i decisori istituzionali. Probabilmente, al realismo ideologico della politica è arrivato il momento di contrapporre la concretezza delle nostre proposte.

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