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SASSUOLO, (POVERA) ITALIA…

SASSUOLO, (POVERA) ITALIA Guardate le reazioni ai fatti di Sassuolo. I fatti sono chiari: un uomo di nazionalità marocchina, ubriaco e fuori di sé, viene pestato a sangue da due carabinieri davanti a un gruppo di persone. Una di queste, grazie…

SASSUOLO, (POVERA) ITALIA

Guardate le reazioni ai fatti di Sassuolo. I fatti sono chiari: un uomo di nazionalità marocchina, ubriaco e fuori di sé, viene pestato a sangue da due carabinieri davanti a un gruppo di persone. Una di queste, grazie a un telefonino, filma la scena, che viene diffusa via Internet. E’ un petaggio brutale contro una persona inerme, del tutto inoffensiva e impotente. I due agenti lo picchiano, gli saltano sopra. La dinamica è così evidente che l’Arma trasferisce i due agenti ad altro incarico. Ma a questo punto interviene il solito "imprenditore morale", dall’identità ancora indefinita, ma pronto a sfruttare l’occasione: parte una raccolta di firme nel quartiere di solidarietà (!) con i due carabinieri, i giornali locali fanno eco ai messaggi che invocano durezza con "i clandestini", "gli immigrati", "i delinquenti" e plaudono l’Arma, impegnata a garantire la sicurezza di tutti.

Ci vuole il vecchio Giorgio Bocca, partigiano classe 1920, per dire cose tanto vere quanto semplici: quel pestaggio è indegno e riprovevole. Giustificare e "comprendere" i due carabinieri è un segno che l’inciviltà sta penetrando fra noi. Basta dare un’occhiata ai giornali per averne una riprova: si registra la "protesta" dei cittadini con malcelato compiacimento. Il Corriere non mette in campo nessun Bocca, non commenta, in compenso fa dire al senatore Turci – modenese, già Ds ora Rosa nel Pugno – che la reazione della gente è da capire, perché quello è un quartiere difficile, dove "si è creata col tempo una situazione di illegalità diffusa a causa di alcune frange criminali di extracomunitari in contatto con malviventi italiani". Detto questo, il buon senatore Turci precisa  che "i comportamenti illegali vanno perseguiti" (e ci mancherebbe…)

I sindacati di polizia – Siulp e Sap in particolare – dal canto loro si sono buttati a capofitto nella  vicenda, crogiolandosi nell’appoggio popolare all’Arma, incuranti dell’apologia della violenza che rischiano di fomentare. I tempi sono questi: l’ossessione securitaria, il nuovo senso comune autoritario, il conformismo degli opinionisti, tutto concorre a definire quest’Italia misera e incivile che invoca il pugno di ferro e calpesta indifferente la dignità dei deboli. 

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