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Ambiente

Salerno, dal Comune via libera al Crescent. Di nuovo

Dopo che la sentenza del Consiglio di Stato ha "cancellato" l’autorizzazione paesaggistica per la realizzazione dell’edificio sul lungomare della città campana, l’amministrazione guidata da Vincenzo De Luca la rinnova. Secondo Italia Nostra e No Crescent, però, l’atto dovrebbe essere rilasciato dalla Soprintendenza. Nei giorni scorsi la richiesta di abbattere l’ecomostro

Sotto il Crescent c’è l’acqua, e così -nonostante il cantiere sia sotto sequestro da mesi e le gru ferme- l’idrovora resta accesa. Continua a lavorare, sola, perché lo scheletro del grande edificio in costruzione sul lungomare di Salerno è vuoto.
A guardarlo così, oltre i cancelli chiusi, il Crescent -un edificio residenziale disegnato dall’architetto spagnolo Bofill- appare per quel che rischia di diventare: un eco-mostro, una delle tante costruzioni "mai finite" che campeggiano per l’Italia, da Nord a Sud. Colpa del Consiglio di Stato, che a fine dicembre con una sentenza ha cancellato l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune nel 2008.

A metà febbraio, però, il Comune di Salerno l’ha rinnovata (per diventare efficace il documento dovrà essere ottenere il parere positivo della Soprintendenza), un passo necessario per garantire la ripresa dei lavori: se terminato, il Crescent occuperà un’area di circa 300 metri di lunghezza per 30 metri di altezza.

Contro l’atto del Comune sono intervenute Italia Nostra Salerno e Comitato "No Crescent", che già nelle scorse settimane avevano avanzato -con una lettera aperta inviata nelle scorse settimane all’allora ministro dei Beni culturali Massimo Bray– la richiesta di abbattere la struttura.
Secondo le due associazioni, che sono impegnate da anni in una strenua opposizione alla grande opera privata, con 25 esposti alle Procure di Salerno e Napoli –la prima indaga il sindaco della città, Vincenco De Luca, viceministro nel governo Letta-, 8 ricorsi al Tribunale amministrazione regionale e due al Consiglio di Stato, "la legge non consente sanatorie postume per opere già realizzate".       
Invece, il Comune di Salerno –che in caso di stop definitivo potrebbe vedersi condannato a restituire alla proprietà, il gruppo Rainone, 44 milioni di euro– ha rilasciato una nuova autorizzazione paesaggistica. Secondo i comitati, che si preparano a presentare una diffida agli organi competenti, si tratterebbe dell’"ennesima forzatura di un ente pubblico che con l’ecomostro Crescent ha fatto scempio dell’ambiente e della legalità, seppure la sua funzione sia quella di essere arbitro e non parte".

Secondo Italia Nostra e No Crescent, il Comune avrebbe applicato "una norma non più vigente dal gennaio 2010. L’autorizzazione comunale di questi giorni -spiega un comunicato- è illegittima perché adottata ai sensi di una norma transitoria (l’articolo 159) del Codice dei beni culturali e del paesaggio che è abrogata, come esplicitamente confermato dal Capo Gabinetto del Ministero dei beni culturali con una nota dello scorso 31 gennaio trasmessa alla locale Soprintendenza.
Quello che più sorprende è che la commissione comunale, nonostante il dettato normativo e il parere ministeriale, abbia reso un’autorizzazione che non poteva adottare.
Italia Nostra e il comitato No Crescent hanno già richiesto accesso agli atti" e -conclude la nota- "nei prossimi giorni presenteranno iniziative giudiziarie in tutte le sedi".

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