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Rose e affari – Ae 89

Le più grandi serre d’Europa sono a Molfetta. Un “triangolo” tra fiori, energia e finanziamenti pubblici. Oggi quotato anche in Borsa Serre così grandi le avevo viste solo in Africa. Invece ora le trovo in Puglia, a Candela, in provincia…

Tratto da Altreconomia 89 — Dicembre 2007

Le più grandi serre d’Europa sono a Molfetta. Un “triangolo” tra fiori, energia e finanziamenti pubblici. Oggi quotato anche in Borsa


Serre così grandi le avevo viste solo in Africa. Invece ora le trovo in Puglia, a Candela, in provincia di Foggia. In mezzo al niente: terreni brulli, campi arati, rarissimi alberi, colline basse. E una centrale elettrica.

Nella zona fervono i lavori. Per il momento sono solo una decina, ma di serre qui ce ne saranno 49, per un totale di 70 ettari. Dentro, coltivazioni di rose e anthurium (quel fiore strano, una specie di foglia che sembra un po’ di plastica). Entro in una delle serre: è larga 85 metri, lunga quasi 300. C’è molta umidità e la temperatura, di giorno, è sempre attorno ai 27-28 gradi. Come in Africa, anche in queste serre lavorano soprattutto donne. Una di loro mi spiega che il suo compito è camminare tra i filari di piante, e controllare che ciascuna non abbia più di quattro foglie. Quelle in più potrebbero ridurre la crescita dell’unico anthurium che la pianta produce ogni mese e mezzo. Un prodotto da curare con ogni attenzione. Secondo i sindacati, alcuni lavoratori non se la passano altrettanto bene.

Questa serra, e tutto ciò che si vede qui attorno appartiene al gruppo Ciccolella, ovvero a quattro fratelli di Molfetta (Bari): Antonio, Corrado, Vincenzo e Francesco Ciccolella. Se volete, potete leggere la loro storia sul sito www.ciccolella.eu: scoprirete così che la famiglia è il maggior produttore di fiori di tutta Europa.

Oltre a Candela, i Ciccolella coltivano altri 50 ettari di serre. A Molfetta c’è il primo insediamento produttivo della famiglia, realizzato negli anni 70: rose e anthurium per, rispettivamente, 16 e 5 ettari. A Melfi (in provincia di Potenza, in Basilicata) le serre sono del 2006. Ancora rose e verde ornamentale: 28 ettari totali di cui 21 ettari dedicati alle rose. A Candela invece i lavori dovrebbero terminare entro il 2008. In tutto alla fine saranno quasi 120 ettari. Non solo: la famiglia ha in previsione di costruire altri 110 ettari di serre a Simeri Crichi, in provincia di Catanzaro. Un gigante internazionale del settore, con un centinaio di milioni

di euro di fatturato e 45 milioni di rose vendute in tutta Europa. Tuttavia l’exploit di Ciccolella è piuttosto recente, e gli accadimenti più rilevanti per il gruppo risalgono agli ultimi anni. La prima mossa significativa è del 2004, quando i quattro fratelli stipulano un accordo con Edison. Il colosso energetico francese si impegna a cedere a poco prezzo parte del calore risultante dalla produzione di energia elettrica della centrale di Melfi alle nuove serre che i fratelli vogliono realizzare proprio accanto all’impianto. Un affare per i Ciccolella: il riscaldamento delle serre è la componente maggiore dei costi di produzione, e l’intesa con Edison permette di ridurli del 25%. Ma l’affare è anche per Edison: l’utilizzo del calore generato dalla produzione di energia elettrica si chiama “cogenerazione”, e in Italia la cogenerazione è incentivata come fosse una fonte rinnovabile di energia, attraverso il meccanismo dei “certificati verdi” (finanziati con le bollette di tutti noi). Anche se la centrale di Melfi brucia in realtà gas, che una fonte rinnovabile non è.

Il modello funziona ed è per questo che le nuove serre di Ciccolella sono in via di realizzazione a Candela, a ridosso della centrale a gas di Edison da 380 megaWatt inaugurata un paio di anni fa. Mentre le serre sono ancora in costruzione, Edison sta già posando, a sue spese, i tubi in vetro resina che porteranno acqua calda per far crescere le rose e gli anthurium di Ciccolella. L’avvio della cogenerazione è previsto per la fine del 2008. Lo stesso sarà per Simeri Crichi (altra centrale Edison).



Nell’estate del 2006, i Ciccolella comprano l’olandese Zurel, tra i primi cinque operatori europei di trading di fiori e piante. L’operazione costa al gruppo meno di 20 milioni di euro, per un’azienda che ne fattura 123 milioni, ha 180 dipendenti e sede ad Aalsmeer, poco lontano da Amsterdam. A ottobre 2007, il gruppo acquista anche gli olandesi Leliveld Group e Flower Plant Partners, che si occupano di distribuzione (l’uno all’ingrosso, l’altro al dettaglio) di fiori. L’esborso è di 43,7 milioni di euro.

Per finanziare tutte questo operazioni (l’investimento su Candela è di 150 milioni di euro) la famiglia può contare su risorse proprie, su un prestito di 135 milioni concesso da un pool di banche (capofila Unicredit) e su un canale di finanziamento statale di quasi 60 milioni di euro (legge 662/96 sulla contrattazione programmata).



Tra le varie operazioni, però, la famiglia Ciccolella decide anche di fare il grande salto: sbarcare in Borsa. A metà 2006 ottiene, per 2 milioni di euro, il controllo della società tessile Coats Cucirini, ne vende tutti i macchinari e i beni e cambia nome alla spa.

La neonata “Ciccolella spa” è una scatola vuota, nella quale non sono subito trasferite le attività floricole del gruppo. Inspiegabilmente però, il titolo si impenna: da poco più di un euro da cui era partito arriva fino a 8 euro ad azione.

Queste inspiegabili fiammate sul titolo di una società non operativa non impensieriscono però la Consob e la situazione si protrae per oltre un anno. Durante il quale la proprietà, ovvero la famiglia Ciccolella, può legalmente vendere proprie azioni sul mercato. Ad esempio, il primo marzo 2007, quando il titolo vale poco più di 5 euro, i Ciccolella cedono -incassando 639 mila euro- 120 mila azioni della loro spa al mercato. Erano costate 138 mila euro. Di operazioni come queste l’azienda ne ha fatte una trentina. L’ultima il 30 ottobre 2007: 120 mila euro per azioni che aveva pagato un terzo. A metà novembre il titolo è crollato a 2 euro, cioè meno 62% rispetto a sei mesi fa, ma comunque un bel più 16% rispetto al novembre 2006.

Oggi la famiglia ha trasferito nella quotata le attività floricole, e la spa è divenuta il cuore del sistema Ciccolella. Anche per questo forse si è dotata di un consiglio di amministrazione di tutto rispetto: ne fanno parte anche Alberto Bombassei (vice presidente di Confindustria e membro del cda di Pirelli, Atlantia-Autostrade e Italcementi), Paolo Bassi (già presidente di Banca Popolare di Milano e vice presidente dell’Associazione bancaria italiana, oggi presidente e amministratore delegato di PA Investments SA, in Lussemburgo) e Carlo Andrea Bollino (già presidente del Gestore della rete di trasmissione nazionale -Grtn, in seguito Gse-, l’ente pubblico che eroga i contributi per le fonti rinnovabili o “assimilate”). Oltre naturalmente ai fratelli Ciccolella, che di strada -da Molfetta- ne hanno fatta, eccome.

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