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Roma, un nuovo inizio per la Città dell’altra economia

La "Città dell’altra economia" del Testaccio, a Roma, non chiude più. Gianni Alemanno ha ritirato l’ipotesi di bandire una gara per assegnare la gestione gli spazi nel prossimo triennio, dopo aver incontrato -nella mattinata del 24 novembre- una delegazione del…

La "Città dell’altra economia" del Testaccio, a Roma, non chiude più. Gianni Alemanno ha ritirato l’ipotesi di bandire una gara per assegnare la gestione gli spazi nel prossimo triennio, dopo aver incontrato -nella mattinata del 24 novembre- una delegazione del Consorzio "Città dell’altra economia" (Cae).
Cooperative, imprese e associazioni che negli ultimi tre anni hanno gestito gli spazi pubblici ricavati nell’ex mattatoio, riunite nel Consorzio, avevano anticipato l’incontro inviando al sindaco una lettera, contenente "alcune riflessioni sulle criticità e sulle prospettive del progetto in corso".

"Alemanno ci ha invitati ad avanzare una proposta progettuale, che contempli l’ingresso nel Consorzio e negli spazi della Città dell’altra economia di nuove realtà -racconta Riccardo Troisi, presidente del Consorzio Cae-. Il sindaco, è questo è fondamentale, ha riconosciuto che i soggetti attuali vanno rafforzati, ma che questo va fatto partendo dal nostro percorso. Alemanno ci dà così la possibilità di riaprire la partita per il futuro della ‘Città dell’altraeconomia’. E noi lo faremo richiamando soggetti importanti -come Libera, Legambiente, Aiab- e coinvolgendo nuovi partner che abbiamo già incontrato negli ultimi due mesi. Il nostro obiettivo -conclude Troisi- è quello di ricucire una progettualità che si rafforzi. Per far questo, partirà un tavolo di lavoro, in cui anche il Comune disponibile a confrontarsi. A partire da un’idea di continuità…".

Tra le critiche mossa dal Consorzio al Comune, la più forte riguarda il sostegno al progetto, la mancanza di un dialogo, le lacune di coloro che -per conto dell’amministrazione- avrebbero dovuto seguire il progetto: "L’immobilismo e l’assenza di iniziativa del Dipartimento di Autopromozione sociale, soprattutto in questi anni, ha portato un grave disagio alle imprese insediate che, in anni di crisi, non hanno potuto sviluppare a pieno il proprio potenziale economico e sociale ed hanno pagato con perdite pesanti e, alcune, addirittura, con ridimensionamenti delle proprie attività il disinteresse e l’assenza di visione delle strutture preposte per legge a far crescere l’economia solidale in questa città. Infatti -continua la lettera: non ci sono state iniziative di alcun tipo per promuovere l’altra economia a livello cittadino o azioni di rafforzamento delle esperienze esistenti (inclusa la Città dell’altra economia); l’assessorato di riferimento ed in particolare il Dipartimento dell’Autopromozione sociale è stata svuotato, e ricollocata di fatto su logiche di economia tradizionale; i bandi che sono stati prodotti in questi anni non hanno in alcun modo contemplato spazi o punteggi di merito alle imprese dell’economia solidale e sono stati chiusi quasi tutti gli incubatori di impresa sociale; il Tavolo dell’altra economia con il Comune è stato congelato, non essendo di fatto mai convocato; è stato abbandonato del Regolamento comunale per gli sponsor etici, con violazioni continue delle norme in vigore per regolamentare i rapporti con le imprese, specie se multinazionali, coinvolte nelle iniziative del Comune o che ne richiedono il sostegno o l’egida". 
Il primo appuntamento per "ripartire" è questo fine settimana. Dal 26 al 28 novembre, infatti, la Città dell’altra economia si terrà un Festival delle altre economia. Domenica mattina, in particolare, durante l’iniziativa "Roma in movimento", a partire dalle 10.30, prima riunione con la realtà interessate a partecipare al tavolo di confronto e progettazione con le istituzioni cittadine.

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