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Ricambi da salvare – Ae 78

La storia economica di una piccola attività artigianale che può continuare solo con alcune sinergie famigliari Mentre sono lì entra una signora anziana, minuta, e dice: “Mi si è rotta la lavatrice”. Ecco, un luogo così: un posto dove una…

Tratto da Altreconomia 78 — Dicembre 2006

La storia economica di una piccola attività artigianale che può continuare solo con alcune sinergie famigliari


Mentre sono lì entra una signora anziana, minuta, e dice: “Mi si è rotta la lavatrice”.

Ecco, un luogo così: un posto dove una persona anziana può entrare, come dal medico, e trovare una soluzione ai guai quotidiani. Almeno a quelli che riguardano gli elettrodomestici di casa. Avete mai pensato che anche il forno a microonde si può riparare? Io no. Riparare invece che buttare in discarica, con tutti i problemi che ne conseguono, come raccontiamo nelle pagine precedenti, è una delle buone pratiche che, con questo giornale, cerchiamo di sostenere. Ma se i negozi di ricambi scompaiono, sarà sempre più difficile riparare piccoli e grandi elettrodomestici. Per questo la storia di Mario e Giovanna, e del loro piccolo negozio di “ricambi originali”, ora passato in gestione alla figlia Barbara, è emblematica. “Cate” si chiama il negozio, una quarantina di metri quadrati addossato al centro storico di Trezzo, città di 12 mila abitanti sull’Adda; adesso, dopo quasi 40 anni di attività, rischia di chiudere, perché non è facile replicare le condizioni che, fin qui, ne hanno decretato l’utilità economica. Mario e Giovanna, marito e moglie, e una piccola storia economica di successo: lei tiene aperto il negozio di ricambi, lui è il tecnico che ripara, ritira e consegna. Per una generazione ha funzionato, adesso per Barbara il gioco vale la candela ma solo finché ci sono i genitori a darle una mano. Poi non si sa. Dal retronegozio arriva un profumo di brasato: attività e vita sono stati per anni intrecciati, come in tanti altri piccoli negozi di questo genere. “Economie di scala”, o “sinergie” si chiamerebbero in altri contesti. “I muri non abbiamo difficoltà a trovare da affittarli o da cederli: il posto è buono e potrebbe venirne fuori un ottimo negozio di vestiti. Ma l’attività no, quella sembra non volerla nessuno”.

Trezzo è in una delle zone d’Italia a maggior concentrazione di centri commerciali, praticamente circondato, a Est e a Ovest. “Piuttosto che riparare -mi dice Giovanna- la gente va in un centro commerciale e compra a rate”. Ma, aggiunge: “Tornerà il tempo in cui sarà più conveniente riparare”. Spartifiamma,  ricambi per cucine a gas di ogni tipo, sportelli per le piccole ghiacciaie dei frigoriferi, manicotte, pipe di carico, pompe, pezzi di ricambio e ricariche per i condizionatori… A parte la televisione, qui si può trovare quello che serve per rimettere in salute ogni piccolo elettrodomestico. “Negli anni Settanta, quando abbiamo cominciato con 100 mila lire, si finiva di riparare a notte fonda, tanto era il lavoro. Allora quando qualcosa si rompeva, prima di buttarla, si tentava di ripararla”. Oggi invece si fa prima a buttare: non si perde tempo a cercare un tecnico, a portare al laboratorio ed eventualmente ad andare a ritirare. “È vero, per questo è importante un negozio vicino, a portata di mano. Questo è un lavoro di servizio, di relazione. Non c’è posto per negozi così in un centro commerciale”.

Il rischio quindi per queste attività è davvero l’estinzione. Eppure, come racconta Barbara, “ogni giorno entrano una cinquantina di persone: magari non tutti comperano, qualcuno chiede semplicemente un’informazione, ma poi tornano”. Sposata, con un bambino di 7 anni e un mutuo da pagare per la casa, Barbara riesce a tenere il negozio ma, da sola, non potrebbe assicurare anche le riparazioni. “Lavoro qui da 15 anni, questa è la mia casa” dice, ma con il mutuo i conti tornano solo grazie allo stipendio sicuro del marito.

Mario e Giovanna spiegano bene che l’attività funziona dal punto di vista economico se può assicurare insieme le due facce della medaglia: l’attività di assistenza tecnica e quella di vendita di ricambi. Separare le due cose significa indebolire entrambi. Insomma, un’attività artigianale e, forse più ancora, famigliare. Non luccicante e con larghi margini operativi, ma, per la nostra vita quotidiana, ugualmente preziosa.



Negozi e mercatini si danno una mano

12 mila abitanti, Trezzo ha ancora un centro storico in cui è possibile trovare una serie di attività artigianali e commerciali. Come nel caso di “Cate”, il negozio di ricambi di cui parliamo in queste pagine, a dare una mano, per decenni, è stato il mercato ambulante del lunedì che, fino a qualche anno fa, riempiva (e intasava) di migliaia di persone il centro storico. La gente veniva da tutti i paesi vicini, ed era l’occasione anche per entrare nei negozi. Una pubblicità indotta che ha fatto bene a molti.

Oggi il mercato è stato spostato in una zona più periferica, con indubbi benefici per il traffico e per i residenti, un po’ meno per le piccole attività artigianali. Si cerca ora di recuperare per esempio con i mercatini natalizi, ma il vecchio mercato del lunedì resta un ricordo irripetibile per molti.



18 settembre 1971

Un’attività, quella di “Cate”, cominciate nel 1971 e che ha allargato il suo raggio d’azione grazie alla pubblicità sulle prime radio libere della zona. Attrezzista fino al 1965, Mario passa alla Pirelli e poi, nel 1968, alla Candy di Brugherio: è qui che con un corso di tre settimane e l’esperienza, diventa riparatore. Poi la decisione di mettersi in proprio, contro il parere dei genitori e il mito del posto sicuro (i tempi non cambiano proprio mai…). Il 18 settembre del 1971, è la data di apertura, Mario se la ricorda ancora oggi. All’inizio è stata dura, in negozio passava una persona ogni 10 giorni: a a fare da traino è stata l’attività di riparazione. Poi invece anche il negozio ha preso quota e, da allora, ha cambiato tre sedi, fino all’attuale, comprata e ristrutturata con l’aiuto del Credito artigiano.



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