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Economia / Attualità

Dare un reddito ai più poveri, gli Stati Uniti si mettono alla prova

Distribuzione alimentare organizzata da “Feeding America”, che attraverso la sua rete di banche alimentari sostenta più di 37 milioni di persone negli Stati Uniti © Alyssa Schukar per Feeding America

A Stockton, in California, per due anni 125 persone hanno ricevuto ogni mese 500 dollari. Senza dover rispettare alcun obbligo particolare. Un esperimento che propone un modello di welfare innovativo e che molti stanno studiando

Tratto da Altreconomia 239 — Luglio/Agosto 2021

Chelsea è mamma di due bambini e per mantenere la propria famiglia deve lavorare full-time, spesso aggiunge ore di straordinari perché i soldi non bastano mai. Jake è un uomo di trent’anni, lavora 12-14 ore al giorno eppure ogni mese fatica a far quadrare i conti: nel giro di pochi anni la spesa per l’affitto è passata da 600 a 1.200 dollari al mese. Sarah ha 60 anni e lavora come infermiera, ma al tempo stesso deve prendersi cura del fratello: per assisterlo, spesso è costretta a restare a casa per un’intera settimana, in cui non riceve lo stipendio. 

Come molti altri cittadini di Stockton, in California, Chelsea, Jake e Sarah hanno un lavoro, ma gli stipendi non sono sufficienti a vivere con serenità. Basta un imprevisto o una spesa inaspettata per far saltare il precario bilancio familiare. Una condizione comune a molti abitanti della città californiana dove il reddito medio delle famiglie si aggira attorno ai 46mila dollari l’anno (al di sotto della media dello Stato, 61mila dollari) e che si colloca al 18esimo posto nella classifica federale della povertà infantile. 

Da febbraio 2019 Chelsea, Jake e Sarah hanno partecipato allo “Stockton economic empowerment demonstration” (Seed), un esperimento voluto dall’allora sindaco democratico Michel Tubbs, per garantire a 125 cittadini un reddito minimo di 500 dollari al mese per due anni. Tre i requisiti richiesti: avere più di 18 anni, la residenza a Stockton e vivere in uno dei quartieri più poveri della città. Ai beneficiari del progetto non è stato imposto alcun vincolo: non erano obbligati a cercarsi un lavoro e potevano spendere i soldi in base alle proprie esigenze senza renderne conto a nessuno. 

Grazie ai 500 dollari del progetto Sarah ha potuto aiutare i suoi familiari e al tempo stesso risparmiare del denaro. Chelsea li ha usati per far fronte a un imprevisto e per far riparare l’auto che le serve per andare al lavoro. Jake ha potuto permettersi piccole spese che ha descritto come “cose normali, che molte persone danno per scontate”. Come fare un regalo alla madre per il suo compleanno. I dati emersi dal primo anno di sperimentazione sono stati analizzati dai ricercatori del Center for guaranteed income research dell’Università della Pennsylvania. Il report con i primi risultati, pubblicato a marzo 2021, offre informazioni interessanti sull’esito dell’esperimento. 

A partire dall’analisi delle voci di spesa: la principale è sempre stata quella dedicata al cibo, seguita da (spese alimentari e non) in ipermercati, da quelle per le bollette, la manutenzione dell’auto o gli abbonamenti ai mezzi di trasporto. “I partecipanti hanno sempre raccontato di essere finalmente stati in grado di potersi permettere abbastanza cibo per la propria famiglia -si legge nel report-. Mentre prima si erano trovati spesso nella condizione di non poterlo fare perché avevano esaurito i buoni governativi spendibili nei negozi alimentari o perché non avevano potuto lavorare abbastanza”.

“Le persone hanno potuto ritagliarsi il tempo da dedicare alla ricerca di posizioni lavorative migliori” – Erin Coltrera

Il secondo elemento che emerge è la minore volatilità finanziaria dei beneficiari dei 500 dollari mensili rispetto al gruppo di controllo, unita a un generale miglioramento delle condizioni di vita (riduzione di ansia, stress e depressione).  Quello che ha maggiormente colpito i ricercatori, tuttavia, è stato l’impatto sull’occupazione: “A febbraio 2019 il 28% dei beneficiari aveva un lavoro a tempo pieno. Un anno dopo erano il 40%, mentre nel gruppo di controllo l’incremento di occupazione full-time è stato del 5%. Penso che nessuno di noi si aspettasse un risultato così significativo”, spiega ad Altreconomia Erin Coltrera, program officer al Center for guaranteed income research. 

Per i ricercatori la garanzia di un reddito (anche se di importo modesto) ha rimosso quegli ostacoli che impedivano di ricercare un’occupazione a tempo pieno, meglio pagata e di migliore qualità rispetto ai lavori part-time o agli impieghi nella gig economy. Che spesso non sono sufficienti a coprire le spese mensili di una famiglia. “In questo modo le persone hanno potuto ritagliarsi il tempo da dedicare alla ricerca di posizioni lavorative migliori, accettando ad esempio uno stage o completando corsi di formazione”, continua Coltrera. In altre parole, la mancanza di risorse economiche si traduce in una mancanza di tempo e se ogni dollaro guadagnato è fondamentale per pagare la spesa e le bollette, allora le persone non possono permettersi di rinunciare a nessun impiego -nemmeno a quello peggio retribuito- per formarsi, studiare o andare alla ricerca di un lavoro migliore.

Il sito del progetto “Stockton economic empowerment demonstration” lanciato nel 2019 dall’ex sindaco della città, il democratico Michel Tubbs

“Uno dei motivi che ci ha portato a ricorrere allo strumento del reddito garantito è il fatto che questo sfida il capitalismo liberale affermando che c’è dignità in ogni essere umano e che questa deve essere difesa con politiche adeguate”, aggiunge Natalie Foster, co-chair dell’Economic Security Project, organismo di advocacy che promuove la creazione di un programma di reddito di base universale negli Stati Uniti. “Molte persone che hanno un lavoro a salario minimo sono costrette ad averne anche un secondo e persino un terzo per arrivare a fine mese -spiega Foster-. L’idea che le persone siano povere perché non lavorano è assurda: è il sistema economico che non funziona”. 

L’idea di erogare un reddito minimo alle famiglie più povere ha un precedente nella storia degli Stati Uniti: nel 1969, il presidente Richard Nixon aveva presentato un piano che prevedeva l’erogazione di 1.600 dollari l’anno (l’equivalente di 10mila dollari di oggi) alle famiglie più povere. La riforma, però, non vide mai la luce. E negli anni successivi l’idea di distribuire denaro alle famiglie o alle persone più povere venne abbandonata e ancora oggi resta un’idea controversa, criticata in particolare dai conservatori. Ma secondo Foster, la situazione sta cambiando e il detonatore è stata la pandemia da Covid-19, con le difficoltà economiche che ne sono seguite. “Molte realtà filantropiche hanno messo sul tavolo risorse importanti per portare avanti sperimentazioni come quella di Stockton -spiega-. Ma ci sono anche molti più fondi pubblici che vengono erogati dalle città o dagli Stati. Mentre a livello federale l’amministrazione Biden ha stanziato 110 miliardi di dollari per il Child tax credit di cui potrà beneficiare il 90% dei genitori, senza nessun vincolo. Provvedimenti come questo sono comuni in Europa, ma negli Stati Uniti non c’è mai stato niente di simile”.

“L’idea che le persone siano povere perché non lavorano è assurda: è il sistema economico che non funziona” – Natalie Foster

Dall’esperienza di Stockton a giugno 2020 è nato il network Mayors for a guaranteed income che riunisce una cinquantina di sindaci che promuovono e stanno sperimentando progetti simili da Seattle a Oakland, da Denver a New Orleans. A oggi, l’iniziativa più ambiziosa e in fase più avanzata è quella promossa dal sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, che per l’anno fiscale 2021-2022 ha proposto lo stanziamento di un budget di 24 milioni di dollari per assicurare a duemila famiglie un assegno di mille dollari al mese per un anno. 

Per Guy Standing, economista britannico e research associate alla SOAS di Londra, fondatore del Basic income earth network c’è un consenso crescente e una maggiore attenzione in diversi Paesi nei confronti di iniziative di distribuzione del reddito. “Il Galles sta mettendo a punto un progetto pilota, in Inghilterra 32 consigli comunali hanno votato a favore di una sperimentazione. Sono stato coinvolto in uno studio preparatorio del governo scozzese”, spiega. Standing cita anche l’esito di un sondaggio condotto da “YouGov” in sei Paesi dell’Unione europea (Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna) nel novembre 2020 da cui emerge che quasi due terzi degli intervistati sono favorevoli a forme di reddito di base universale come strumento per affrontare e superare la crisi scatenata dal Covid-19. A differenza dei progetti come quello di Stockton, il modello proposto da Standing è quello del reddito universale di base, in cui tutti i cittadini ricevono un importo fisso mensile che garantisce una forma minima di sicurezza per le persone. “La lezione che abbiamo imparato nel corso dell’epidemia di Covid-19 è che la resilienza di una comunità si basa sulla sicurezza economica di tutti i suoi membri -spiega-. Se alcuni gruppi non hanno questa sicurezza allora saremo tutti più vulnerabili. Dopo aver visto le conseguenze della pandemia, molte persone sono più favorevoli a fare in modo che tutti abbiano una forma di sicurezza di base”. 

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