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Approfondimento

Quotidiani e periodici in prima pagina per i contributi pubblici, ma è un dibattito sterile

Come ogni anno, la pubblicazione dell’elenco di quotidiani e periodici che ricevono un contributo pubblico in base alla legge 250 del 1990 (“Provvidenze per l’editoria”) ha aperto un dibattito sulle sovvenzioni alle imprese editoriali. “Siamo tutti editori” ha titolato il…

Come ogni anno, la pubblicazione dell’elenco di quotidiani e periodici che ricevono un contributo pubblico in base alla legge 250 del 1990 (“Provvidenze per l’editoria”) ha aperto un dibattito sulle sovvenzioni alle imprese editoriali.
“Siamo tutti editori” ha titolato il neonato quotidiano il Fatto, che come noi di Ae ha scelto di non avvalersi dei contributi erogati in base all’articolo 3 della legge 250.
Sono questi i contributi “diretti”, e spettano a quotidiani e periodici editi da cooperative di giornalisti, quotidiani e periodici editi da imprese editrici la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperativa, fondazioni o enti morali, contributi per quotidiani editi e diffusi all’estero, contributo per testate organi di partiti e movimenti politici.
Anche se questi contributi valgono oltre 170 milioni di euro, il dibattito è destinato come sempre a sgonfiarsi rapidamente. Ma il tema meriterebbe una riflessione maggiore. Potrebbe muovere, ad esempio, da una lettura dell’elenco dei quotidiani editi da imprese “la cui maggioranza del capitale” è detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali. È in questa categoria che prendono sovvenzioni pubbliche quotidiani come Libero (oltre 7,7 milioni di euro), Avvenire (6,174 milioni di euro), Italia Oggi (5,2 milioni di euro) e Cronaca Qui (3,3 milioni di euro). 
Sarebbe ancora più interessante, però, se accanto ai contribuiti “diretti” il governo raccogliesse e rendesse noti in un unico database l’elenco dei quotidiani e periodici che ricevono contribuiti “indiretti” (e il relativo importo). Contributi indiretti sono le agevolazioni postali, telefoniche ed elettriche o i rimborsi per l’acquisto della carta, e vengono erogati anche a favore dei maggiori quotidiani, anche quelli editi da società per azioni quotate in Borsa).
È la stampa che vive di pubblicità, quella per cui le inserzioni valgono quasi il 50% del fatturato, secondo l’Agcm, a differenza di molta stampa cooperativa, dai quotidiani come il manifesto (4,3 milioni di euro) ai periodici come Carta (506mila) o Left-Avvenimenti (506mila euro) che non sono premiati né dalla raccolta  pubblicitaria né dalla distribuzione in edicola.

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