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Diritti

Quelli che sparano su Grillo

Le proposte di Beppe Grillo in materia d’informazione non sono molto convincenti. Le sue argomentazioni sull’Ordine dei giornalisti sono piuttosto deboli: non è vero che l’Ordine impedisce a chiunque di scrivere sui giornali, e lo si può anche abolire (molti giornalisti…

Le proposte di Beppe Grillo in materia d’informazione non sono molto convincenti. Le sue argomentazioni sull’Ordine dei giornalisti sono piuttosto deboli: non è vero che l’Ordine impedisce a chiunque di scrivere sui giornali, e lo si può anche abolire (molti giornalisti sono abolizionisti), ma questo non risolverebbe affatto il problema della scarsa libertà d’informazione in Italia.
L’idea di eliminare ogni finanziamento pubblico all’editoria è apparentemente buona e condivisibile, specie se si pensa che ricevono soldi dallo stato aziende editoriali come Il Sole 24 ore, proprietà di Confindustria, e tutti i maggiori gruppi editoriali, a loro volta controllati – com’è noto – dalle maggiori banche e da alcune delle più grandi aziende del paese: che lo stato sussidi i grandi capitalisti per agevolare il loro controllo sul sistema mediatico è davvero incredibile.

Ma Grillo sbaglia, e sbaglia di grosso, a pensare che rimettere tutto al mercato sia una garanzia di pluralismo e libertà. E’ vero il contrario. Il mercato premia i forti e i forti sono le grandi aziende e le grandi banche che già dominano l’economia e il mondo politico.

L’intervento pubblico, semmai, andrebbe rafforzato, nel mondo radio-televisivo, pretendendo qualità e indipendenza, e negli altri media, attraverso sostegni alle voci indipendenti, che sul libero mercato sono soffocate. E’ vero che la legge esistente sulle cooperative di giornalisti è fonte di numerosi abusi, ma escludendo un intervento pubblico sul mercato editoriale si farebbe un favore ai grandi editori, quindi ai grandi capitalisti e finanzieri, gli stessi che impediscono il fiorire in Italia di una stampa davvero indipendente.

Grillo dovrebbe impegnarsi per allargare l’intervento regolativo dello stato sul mercato, in modo da renderlo più efficace, e combattendo ogni abuso e ogni stortura.

L’abolizione della legge Gasparri è forse la proposta di referendum più convincente, visto che si tratta di una normativa concepita per non cambiare né ora né mai lo stato di cose esistente, ma quel che manca, in questo campo, è una proposta alternativa che finalmente liberi la Rai dai condizionamenti economici e politici che la rendono così poco prestigiosa e trasparente. E anche così succube sul piano etico e professioanle delle tv commerciali.

Detto questo, Beppe Grillo ha avuto il merito di sollevare il velo e denunciare con la forza di decine di migliaia di persone scese in piazza, che in Italia abbiamo un gravissimo problema con l’informazione, che non è libera e manca di vero pluralismo. Quindi non siamo un paese libero e davvero democratico. Perciò lo sparo contro il Grillo ad alzo zero, nel quale si esercitano non solo i politici – spaventati dalla capacità del comico di mobilitare le persone – ma anche i grandi mezzi d’informazione (ma guarda un po’…), va respinto e smascherato per quello che è: un’autodifesa corporativa, autoritaria e che vorrebbe mettere un freno alla ricerca di un bene raro quanto necessario come la libertà d’informazione.

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