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Quella commissione Oms che non guarda alla salute pubblica

Presieduta da Mario Monti, non prevede azioni per la cura delle disuguaglianze causate da Covid-19. Non è un inizio promettente. La rubrica di Nicoletta Dentico

Tratto da Altreconomia 231 — Novembre 2020
Mario Monti © Marco Benvenuti - Flickr

A metà agosto, in piena estate Covid-19, l’ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità ha istituito una Commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile per “ripensare le priorità e le politiche da attuare alla luce della pandemia”, come ha annunciato Hans Henri P. Kluge, direttore dell’ufficio europeo in occasione del primo incontro della commissione il 28 agosto. Questo organismo indipendente deve raccogliere le diverse lezioni dalle risposte che i sistemi sanitari europei hanno saputo dare alla pandemia. Dopo aver individuato e analizzato gli elementi più rilevanti, dovrà impostare le raccomandazioni sugli investimenti e le riforme in grado di migliorare la resilienza dei sistemi sanitari e di protezione sociale.

E chi presiede la commissione? Il professore e senatore a vita Mario Monti, già presidente dell’Università Bocconi, già commissario europeo, già primo ministro italiano. Non è uno scherzo. Oltre a un breve accenno, permettetemelo, al “priapismo istituzionale” che è una malattia ben nota alle donne italiane, l’insostenibilità di questa scelta risiede nel fatto che Monti è stato l’uomo che da presidente del Consiglio ha predicato l’austerità applicandola con la tagliola del “Salva Italia” al bilancio della sanità e a tutti gli altri interventi del settore pubblico. Come può condurre il dialogo con le ragioni delle nuove politiche che Covid-19 impone?

33%: in Germania secondo l’ufficio federale di statistica Destatis, tra il 1965 e il 2010 la proporzione degli ospedali privati è raddoppiata fino a raggiungere il 33% del totale mentre il numero complessivo degli ospedali pubblici è diminuito dell’11%

Formata da 17 membri scelti dal direttore regionale dell’Oms e da Monti, la commissione annovera cinque membri con competenze in salute pubblica e cinque nel settore bancario (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e Banca di Francia). Alcuni membri hanno ricoperto ruoli istituzionali di primo piano nei rispettivi Paesi, altri provengono dal settore accademico. Uno solo ha avuto precedenti incarichi presso l’Oms. Snocciolare i dati di questa composizione aiuta già a sfumare la contraddizione. Rilanciare la sanità infatti non vuol dire affatto, per forza, rilanciare la sanità pubblica. E guarda caso, contro ogni evidenza accumulata dalla storia della gestione della pandemia in tutti i Paesi colpiti da Covid-19, la locuzione “salute pubblica” non compare mai. Né nel comunicato stampa di annuncio della commissione né nell’intervento inaugurale del presidente Monti che introduce il terreno di lavoro dei commissari.

L’accento è sugli “investimenti e le riforme per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari e sociali” e sulla necessità di creare un consenso attorno alle raccomandazioni che verranno formulate “al fine di elevare l’assistenza sanitaria e sociale a priorità politica”. Giusto, in teoria. Ma non c’è il minimo riferimento all’idea di prendersi cura della dimensione pubblica o alle politiche che servono per attaccare i determinanti socio-ambientali della salute. In un tempo di disuguaglianze, esasperate da Covid-19, la costruzione di sistemi sanitari sostenibili dovrebbe partire da lì “alla luce della pandemia”.

Ma la luce della pandemia illumina altre letture. Del resto Covid-19 spalanca una possibilità inattesa per il fiorente settore privato sanitario europeo: tuffarsi nel rilancio dell’investimento sanitario privatizzandone i profitti, lucrando sul terreno della gestione imprenditoriale. Quando si parla di sostenibilità, ecco il ragionamento sottotraccia, si pensa ancora alla sostenibilità finanziaria. E Monti è l’uomo giusto al posto giusto. Non fu lui, in veste di commissario europeo, a lanciare nel 2010 la formula di “promuovere l’integrazione del mercato nel settore sanitario”? E non è la formula che istituzioni multilaterali per lo sviluppo, Banca Mondiale in testa, continuano a proporre come panacea? La stessa solfa insomma. Non abbiamo capito nulla.

Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici Senza Frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development

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