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Economia / Approfondimento

Prove tecniche di ritorno del TTIP in Europa: la denuncia delle associazioni

© Global Justice Now - Flickr

Oltre 120 organizzazioni di vari Paesi dell’Unione europea, tra cui associazioni ambientaliste e di agricoltori già mobilitate contro il “Trattato”, hanno osservato con attenzione la ripresa del dialogo tra l’Ue e gli Stati Uniti sugli accordi commerciali: il rischio è che l’Europa possa cedere almeno in parte alle richieste degli USA in una trattativa che procede a porte chiuse

Lo spettro del Transatlantic trade and investments partnership (TTIP) continua ad agitarsi per l’Europa. A denunciarlo sono 123 organizzazioni di vari Paesi dell’Unione europea, tra cui associazioni ambientaliste e di agricoltori già mobilitate contro il “Trattato” e che hanno osservato con attenzione la ripresa del dialogo tra l’Ue e gli Stati Uniti sugli accordi commerciali. All’interno di un documento rivolto alle istituzioni comunitarie, il “No TTIP through the backdoor“, le organizzazioni sottolineano che la Commissione sarebbe “pronta a soddisfare le richieste di Trump per una riduzione dei livelli di sicurezza del cibo a danno della salute pubblica, del benessere degli animali e dell’ambiente minacciando anche gli impegni dell’Ue sul cambiamento climatico” e chiedono garanzie affinché “non siano fatte concessioni che abbassino gli standard europei sul cibo e sulla protezione ambientale”.

Naufragato nel 2016 anche grazie a una campagna di opinione internazionale, il Transatlantic trade and investments partnership avrebbe portato alla creazione della più grande area di libera circolazione delle merci a livello globale. Il rischio era l’immissione incontrollata nei mercati europei di prodotti agricoli dagli USA che avrebbero causato impatti pesanti sulla produzione e sul lavoro dei Paesi membri, oltre che sulla sicurezza alimentare e sanitaria vista la diversa regolamentazione in materia, ad esempio, di organismi geneticamente modificati (OGM) e pesticidi.

La trattativa era già ripresa nel 2018 con l’incontro tra l’allora presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tramontata l’idea di un accordo globale, la nuova Commissione, insediata nel dicembre 2019, sembra muoversi verso un negoziato su pacchetti specifici di misure. A gennaio il Commissario Ue al Commercio Phil Hogan è andato a Washington per riaprire un dialogo, in un contesto in cui le relazioni transatlantiche sono diventate tese a causa della contesa Airbus-Boeing e dei dazi imposti da Trump all’Ue su acciaio, alluminio e, più recentemente, su prodotti agroalimentari. Solo pochi giorni dopo l’incontro, il Segretario di Stato USA all’agricoltura Sonny Perdue ha visto a Bruxelles  alcuni esponenti della Commissione e i ministri dell’agricoltura dei Paesi membri. Ufficialmente nessuna decisione è stata presa. Le divergenze tra i due partner sono ancora molte e l’agricoltura è un campo minato.

I diversi standard di sicurezza alimentare sono uno degli ostacoli a una maggiore circolazione di prodotti statunitensi in Europa. Per gli USA includere nelle trattative il settore agroalimentare è sempre stata una priorità. Secondo Trump, gli USA importano troppo dall’Ue e il deficit commerciale deve essere riequilibrato: assicurare nuovi mercati per gli agricoltori, una fetta non irrilevante del suo elettorato, può essere strategico in vista delle elezioni presidenziali di novembre 2020. L’arma del ricatto è intensificare la guerra commerciale già in atto, minacciando nuovi dazi per l’Europa.

A Bruxelles Sonny Perdue ha ribadito che gli USA vogliono raggiungere un accordo “entro settimane, non mesi”. Riferendosi agli standard europei nel settore agroalimentare, ha parlato di “barriere ingiustificate” e della necessità di “seguire la scienza” senza spaventarsi davanti all’utilizzazione delle nuove biotecnologie agrarie. In Europa, come è noto, la regolamentazione è più restrittiva e una sentenza, molto discussa, della Corte di giustizia europea ha stabilito che gli organismi ottenuti mediante nuove tecniche di mutagenesi sono assimilati alla normativa sugli OGM. Perdue ha anche incontrato a Roma la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, aprendo una fase di maggiore distensione tra i due Paesi. In Italia i dazi introdotti dagli USA nello scorso autunno per 47 prodotti food&wine, tra cui formaggi, salumi e liquori, hanno dato un duro colpo alle esportazioni: la volontà degli operatori del settore è di non peggiorare la situazione.

Il rischio, in conclusione, è che l’Europa possa cedere almeno in parte alle richieste degli USA in una trattativa che, come è stato denunciato, procede a porte chiuse e in un clima di segretezza, fuori dal controllo pubblico. Nel documento No TTIP through the backdoor, le organizzazioni della società civile chiedono a Bruxelles di non abbassare la guardia perché “salute,  ambiente e clima non sono negoziabili”. È ribadita la centralità del “principio di precauzione” adottato dall’Ue, che consente un’azione di tutela preventiva per sostanze o prodotti di non accertata ma possibile nocività per la salute o l’ambiente.  Secondo il coordinamento STOP TTIP-CETA ITALIA -che aderisce al documento e ha organizzato il 21 febbraio una manifestazione a Roma con Fridays For Future- misure meno restrittive sui prodotti agroalimentari importati potrebbero riguardare, in prospettiva, “carne sterilizzata con acido o cloro o trattata con ormoni, residui di pesticidi negli alimenti e nei mangimi e lo smantellamento delle norme di cautela rispetto agli OGM” .

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