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Ambiente

Prove generali di finanza per il clima

Dal mercato dei crediti di carbonio alle tasse sui cambi valutari fino alle tasse sui voli aerei: sono alcune delle fonti finanziarie suggerite nell’ultima bozza di rapporto delle Nazioni Unite sulla finanza per il clima, per riuscire a raggiungere i…

Dal mercato dei crediti di carbonio alle tasse sui cambi valutari fino alle tasse sui voli aerei: sono alcune delle fonti finanziarie suggerite nell’ultima bozza di rapporto delle Nazioni Unite sulla finanza per il clima, per riuscire a raggiungere i 100 miliardi di dollari promessi all’ultima tornata di Copenhagen.
La bozza, diffusa dall’Agenzia di stampa Reuters venerdì scorso, ha mostrato come il gruppo di lavoro copresieduto dal primo ministro norvegese Jens Stoltenberg e da quello etiope Meles Zenawi dovrà tenere in considerazione sia il settore pubblico che quello privato.
I Paesi insutrializzati hanno promesso all’ultima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite a Copenhagen di mobilizzare fino a 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, come siccità, alluvioni od innalzamento del livello dei mari. In verità l’elenco delle possibilità potrebbe persino mobilizzare 100 miliardi di dollari dal settore pubblici e 500 miliardi da quello privato.
Nello specifico tra le fonti si sono citate tasse sulle transazioni finanziarie per i cambi valutari, che porterebbero tra i 2 ed i 27 miliardi di dollari; tra i 4 ed i 9 miliardi di dollari deriverebbero dal trasporto marittimo, mentre tra i 2 ed i 23 miliardi da quello aereo; dai 3 agli 8 miliardi di dollari potrebbero derivare dalla cancellazione dei sussidi ai combustibili fossili e dagli 8 ai 38 miliardi dalla vendita all’asta delle concessioni alle emissioni di carbonio.
Le 35 pagine di documento in bozza, redatto poco prima dell’incontro finale del gruppo lo scorso 12 ottobre in Etiopia, propone una vasta gamma di opzioni, tra cui anche prestiti.
L’inviato speciale per il clima Todd Stern ha criticato alcune delle proposte in un’intervista al Washington Post "alcune delle cose che sono state presentate non crediamo siano delle buone idee".
Le organizzazioni ambientaliste hanno sottolineato come l’uso di prestiti invece che di finanziamenti per riparare ai danni del cambiamento climatico rischi di aggravare il debito estero dei Paesi più poveri.
"Se danneggi l’auto del tuo vicino" ha dichiarato all’agenzia Reuters David Waskow di Oxfam International, "non dovresti prestargli denaro per aggiustarla. Dovresti pagare".
Il gruppo presenterà nei prossimi giorni il rapporto finale al segretario generale Onu Ban Ki-Moon come base del negoziato che si terrà a Cancun dal prossimo 29 novembre.

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