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Diritti

Prostitute, decoro e cittadini che si autorganizzano

In un articolo uscito sull’Unità, Nando Dalla Chiesa ha raccontato l’esperienza vissuta dagli abitanti di una piccola zona di Milano, alle prese con l’eterna questione della prostituzione di strada. Le sue considerazioni meritano d’essere considerate e discusse, perché toccano alcuni…

In un articolo uscito sull’Unità, Nando Dalla Chiesa ha raccontato l’esperienza vissuta dagli abitanti di una piccola zona di Milano, alle prese con l’eterna questione della prostituzione di strada. Le sue considerazioni meritano d’essere considerate e discusse, perché toccano alcuni temi scomodi. Dalla Chiesa sostiene che le iniziative prese dagli abitanti – dall’illuminazione delle strade dai balconi, ai cartelli, alle attività per "rianimare" le strade e i locali e in qualche unmodo allontanare le prostitute – sono una buona risposta a un bisogno di sicurezza e di pulizia dei cittadini.

Quel che Dalla Chiesa non dice, ma probabilmente per via del "focus" scelto per il suo articolo, è che la questione della prostituzione di strada è immancabilmente affrontato – anche nel caso da lui citato – in termini di decoro e vivibilità di alcune via abitate da "cittadini perbene", trascurando tutto il resto, e quindi in termini un po’ egoistici. Nel caso in questione, sono stati i cittadini a organizzarsi per "rimediare" e Dalla Chiesa spiega che lo hanno fatto in modo civile.

Più spesso sono sindaci e assessori a brandire fastidi e disagi per emanare regolameti restrittivi, aumentare i controlli (vigili, telecamere, sentinelle e così via) e insomma innalzare decoro e fastidio a beni primari, più delle libertà, più dei diritti e della dignità di persone via via messe all’indice: rom, lavavetri, prostitute… Lo abbiamo visto infinite volte. Di questi argomenti si è nutrita l’ossessiva campagna sulla sicurezza in corso ormai da mesi e mesi.

Casi come quello indicato da Dalla Chiesa andrebbero allora affrontati cogliendone tutti gli aspetti: la questione della prostituzione, nei suoi molteplici risvolti, a cominciare dal rispetto e dai diritti delle prostitute; l’esigenza del decoro e della quiete nel contesto della vita urbana e dei diritti di cittadinanza da garantire, senza invocare più polizia, più telecamere e più ronde, ma – come dice Dalla Chiesa – più vita di quartiere.

Ecco che allora anche la risposta autorganizzata dei cittadini avrebbe una connotazione politica e civile più chiara: va bene il fastidio per la prosituzione, ma perché vivere una cosa del genere in termini egoistici e non pensare anche alla sorte delle prostitute e al destino delle altre strade della città?

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