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Profeti di una nuova economia del bene comune

Fino a domenica, 4 novembre, a Castel Gandolfo si svolge l’incontro internazionale “Prophetic Economy”. 500 persone, provenienti da 40 paesi, a confronto per un’altra economia. Che abbia cura dei beni comuni e sappia dare voce a chi di solito resta ai margini. A partire dai più giovani, per guardare al futuro

Una ragazza salta tra le rocce nel fiume Cuiko, vicino alla miniera Marlin, in Guatemala. Foto di Sean Hawkey

Profeti di una nuova economia. Sono circa 500 persone di estrazioni molto diverse tra loro, arrivate da 40 paesi di cinque continenti, e in queste ore si trovano al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) per l’incontro internazionale “Prophetic Economy”. Dal 2 e fino al 4 novembre, si sono dati appuntamento per “mostrare l’economia da una nuova prospettiva profetica”, come racconta l’economista Luigino Bruni, tra i promotori dell’iniziativa.
“Un’economia, quindi, che non sia dettata solo dalle istituzioni e dai re, ma capace di rendere protagonista chi non ha voce. La profezia, infatti, è la voce del bene comune”.

L’idea di questo incontro internazionale è nato un paio di anni fa da un gruppo di otto realtà –Economia di Comunione (EdC), il Global Catholic Climate Movement, ATD Quart Monde, Nomadelfia, Teens for Unity, l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIIISlotmob e l’associazione Mondo di Comunità e Famiglia-, che fin da subito hanno deciso di coinvolgere anche 100 bambini e ragazzi, che in questi giorni intervengono alla pari degli adulti e parlano dal palco del convegno. “Dare valore a questa dimensione del non ancora, di quello che deve ancora venire e crescere, ci è sembrato fondamentale -continua Bruni-. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno, perchè il mondo si sta schiacciando in modo sempre più forte sui contratti, ovvero su chi firma e chi è seduto ai tavoli decisionali. La dimensione del futuro, del Pianeta e della vita di domani non siede in nessuno di questi tavoli e non ha voce in capitolo. Noi gliela stiamo dando”.

Il programma è, volutamente, molto dinamico. Ieri sono stati organizzati 15 diversi tavoli di confronto su diverse tematiche, dall’arte -che è una dimensione “fondamentale, perché esprime il linguaggio simbolico della profezia”- alla politica al turismo. “Questo incontro tra persone molto diverse tra loro è fortemente generativo e abbiamo l’impressione che si stiano creando delle connessioni importanti, anche tra esperienze che non si conoscevano prima, pur essendo affini”. L’obiettivo dei promotori, comunque, è “offrire uno spazio di confronto e avviare un processo, più che ottenere un prodotto”, spiega Bruni. “Speriamo che questo percorso ora si autoalimenti: non vogliamo controllarlo dall’alto, pensiamo che i beni comuni non debbano avere padroni. Al contrario, vorremmo che tutti si sentissero protagonisti”.

Ieri sera sono stati assegnati i “Prophetic Economy Award”, dedicati alle buone pratiche di economia profetica tra 135 esperienze di 35 Paesi: il primo premio è andato alla Comunidad de Paz di San José de Apartadó, in Colombia, a cui Altreconomia aveva dedicato un articolo proprio pochi giorni fa.
E dopo i cinque workshop di oggi -“Disinvestimento per un futuro sostenibile”; “Finanziare un’economia profetica”; “Alimentazione, Food Systems & sostenibilità”; “Il futuro del lavoro: nuovi modelli ed esperienze profetiche”; “Consumo sostenibile e stile di vita”; “Prophetic Communities”-, stasera i partecipanti andranno in un supermercato di Castel Gandolfo per praticare un “esercizio di democrazia economica”, come lo definisce Bruni. Ogni prodotti si presenterà in modo trasparente come se fosse un candidato e i consumatori potranno votarlo con delle apposite schede elettorali. “Un’occasione diversa per riflettere sui nostri consumi”.
L’ultima giornata dell’incontro internazionale, quella di domenica 4 novembre, sarà proprio dedicata a capire come rimanere in connessione. “Oggi ci sono fin troppi padroni dei processi collettivi: un controllo che porta a un impoverimento dei processi virtuosi d’incontro tra le persone. Per questo crediamo nella dimensione profetica di una nuova economia, perché ci fa guardare più avanti, in modo libero, per la salvaguardia del bene comune”.

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