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Diritti / Opinioni

“Il potere alla polizia”, la svolta della Francia

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La risposta del governo Macron ai disordini di piazza è una dura “Legge antiteppisti” che offusca l’immagine della patria delle libertà civili. La rubrica di Lorenzo Guadagnucci

Tratto da Altreconomia 213 — Marzo 2019

Il movimento dei gilet gialli ha colto di sorpresa la società francese in tutte le sue componenti, dai media alla politica all’economia, per non parlare delle forze dell’ordine. Il presidente Emmanuel Macron, dopo le prime clamorose manifestazioni di piazza, si è trovato costretto a rivolgere un solenne discorso alla nazione nel tentativo di smorzare le contestazioni e rassicurare la maggioranza silenziosa, resa inquieta dall’imprevista e rumorosa mobilitazione.

Sono passati alcuni mesi e il giovane presidente mostra qual è il reale tenore della sua risposta. È stata definita “Loi anticasseurs” (Legge antiteppisti) e sembra la diretta conseguenza dei cortei, degli assembramenti, degli scontri che sabato dopo sabato hanno messo in ansia le autorità di Parigi e delle altre città della Francia investite dalla protesta. Chiusa la brevissima fase dell’apertura politica, Macron ha preferito puntare sulla classica via delle misure repressive, suscitando però l’allarme di molti giuristi e delle organizzazioni che tutelano i diritti umani e le libertà civili.

Destano preoccupazione, in particolare, i punti della legge che concedono ai prefetti la facoltà di vietare la partecipazione a una manifestazione “a qualsiasi persona verso la quale sussistano serie ragioni per ritenere che il suo comportamento costituisca una minaccia”; divieto estendibile a “chiunque appartenga a gruppi o abbia rapporti regolari con individui che incitano, facilitano o partecipano alla violenza”. Sono divieti -sul modello dei nostri Daspo- che possono essere decisi senza l’intervento di un giudice e senza che le persone colpite abbiano subito in passato condanne specifiche.

Un altro punto delicato della legge riguarda la schedatura automatica delle persone colpite dai divieti: si verrebbe a costituire legalmente un maxi dossier di persone sgradite più che colpevoli di qualche reato. Altre norme puniscono chi si copre in tutto o in parte il viso (che succede di fronte a un lancio di lacrimogeni?) e chi porta con sé oggetti potenzialmente pericolosi; allo Stato è concessa la facoltà di rivalersi sugli organizzatori delle manifestazioni per i danni materiali causati da eventuali disordini.

8 i giorni di assenza da Roma, fra il 7 e il 15 febbraio, di Christian Masset, ambasciatore in Italia, richiamato a Parigi “per consultazioni” dopo gli incontri fra il vicepremier italiano Luigi Di Maio e alcuni esponenti del movimento francese dei gilet gialli

Qual è in definitiva l’intento della legge? Proibire le manifestazioni? Mettere all’indice, e in condizioni di non nuocere politicamente, persone e gruppi non idee radicali? Il ministro dell’Interno Christophe Castaner durante il dibattito parlamentare ha detto che la legge “non mira a impedire, bensì a proteggere le manifestazioni”, ma l’insieme dei provvedimenti non lascia spazio a molti dubbi.

La Francia negli anni scorsi è stata scossa da numerosi atti di terrorismo e ha già affrontato accese discussioni sulla limitazione delle libertà personali e pubbliche in nome della sicurezza. Il Paese ne è uscito ammaccato nella sua stessa autostima, storicamente imperniata proprio sull’essere patria delle libertà civili e dei diritti individuali. Ora siamo di fronte a un’ulteriore accelerazione. “Tutto il potere alla polizia”, sembra essere il motto adottato da Emmanuel Macron. La preoccupazione che grava sul futuro, oltre che sul presente della Francia, è stata espressa da un parlamentare centrista, Charles de Courson: “Colleghi svegliatevi”, ha detto rivolto agli altri deputati. “Il giorno in cui avremo un governo diverso, allora vedrete; quando l’estrema destra sarà al potere, vedrete la follia di votare questa legge”. L’Assemblea ha approvato la “Loi anticasseurs” a larga maggioranza.

Lorenzo Guadagnucci è giornalista del “Quotidiano Nazionale”. Per Altreconomia ha scritto, tra gli altri, i libri “Noi della Diaz” e “Parole sporche”

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