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Porto Alegre – Firenze. Chi decide il Forum – Ae 29

Numero 29, giugno 2002Firenze ma non solo. Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre (cfr. AltrEconomia di marzo) si era concluso lanciando l'idea di forum continentali con due obiettivi: una maggiore concretezza (sia perché più ristretti rispetto a quello “mondiale”…

Tratto da Altreconomia 29 — Giugno 2002

Numero 29, giugno 2002

Firenze ma non solo. Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre (cfr. AltrEconomia di marzo) si era concluso lanciando l'idea di forum continentali con due obiettivi: una maggiore concretezza (sia perché più ristretti rispetto a quello “mondiale” sia perché con più possibilità di attingere alle esperienze locali della società civile), e come tappa di preparazione verso un forum davvero mondiale (al quale tutti sperano di arrivare nel 2004, da realizzarsi forse in Asia). Un test e una sperimentazione dunque anche sulle capacità organizzative e di coinvolgimento locali.

Adesso la macchina gira a pieno ritmo. Il 7-8 giugno a S.Paolo in Brasile ci sarà il primo momento di verifica con due delegati per continente. Sicuri fino a questo momento il forum continentale europeo (Firenze, novembre) e quello panamericano (a Quito, Ecuador, in ottobre). Ma si sta lavorando anche per quello asiatico che si potrebbe tenere in novembre a Jakarta, Indonesia (o come ripiego in Thailandia) e quello dell'Oceania.

In difficoltà invece il forum africano: le distanze tra i vari Paesi sono notevoli e le risorse economiche poche. Se ne saprà di più dopo l'incontro del 12 agosto a Bangkok del Consiglio internazionale (l'organismo che ha lanciato Porto Alegre e che fa da garante sulle varie iniziative): la scommessa è che i forum continentali possano tra l'altro lavorare su alcuni temi comuni.

Allora è deciso: il Forum sociale europeo si svolgerà in Italia a Firenze all'inizio di novembre (la data più probabile è dal 6 al 10).

Il Forum sociale europeo (o come ormai più correntemente viene chiamato, l'European Social Forum, Esf) è figlio diretto del Forum sociale mondiale di Porto Alegre (vedi AltrEconomia numero 26). Ma siccome ogni cosa ha, in genere, almeno un padre e una madre, l'Esf è figlio anche del Genoa social forum e di quello che è successo nel luglio dello scorso anno: in particolare dell'emergere, anche in Italia, di una variegata opposizione al neoliberismo che ha trovato nel momento di protesta in piazza il momento di maggiore visibilità e, in qualche caso, anche la sua ragione d'essere.

Tanto per intenderci: se non ci fosse stato Genova probabilmente il Forum sociale europeo si sarebbe tenuto in Francia e non in Italia.

Ma i figli spesso tradiscono i padri: i forum continentali sono stati pensati in stretto coordinamento con Porto Alegre. Ora invece il legame è piuttosto labile.

Chi sta organizzando
All'origine del forum mondiale c'è un Consiglio internazionale. Formato da un'ottantina di rappresentanti di organizzazioni non governative e associazioni e, in più, da quella fucina di idee e di movimento che è “Le monde diplomatique”. Ma ci sono anche alcune eccezioni, a cominciare dagli italiani: Vittorio Agnoletto è lì fin dall'inizio, di fatto come portavoce del “movimento dei movimenti” (situazione peraltro piuttosto precaria). L'ultimo cooptato è Flavio Lotti, gran maitre della Tavola della pace (l'organismo plurale che organizza le marce Perugia-Assisi). L'operazione pare potersi leggere così: Lotti è entrato su pressione dei Democratici di sinistra che stanno cercando di recuperare aree di attenzione e di consenso nel movimento (fin qui pesantemente corteggiato da Rifondazione).

Niente di male, solo che Agnoletto non ha gradito, né il metodo né la sostanza.

Le tappe di avvicinamento
Il Consiglio internazionale si è ritrovato a Barcellona, poi c'è stata una convocazione allargata a Vienna (vedi www.esf-vienna.org). In Europa ci si ritroverà probabilmente ancora in luglio a Salonicco. Ma i tempi si fanno stretti e il cerchio si stringe sugli organizzatori italiani. Chi si sta dando da fare su Firenze? Un manipolo di ex-Genoa social forum. In prima fila l'Arci (Raffaella Bolini), Rifondazione (Alfio Nicotra), Cobas (Piero Bernocchi), Attac, Carta, tutti dentro anche l'Isf, l'Italian social forum, organismo che però per il momento, dopo il “patto fondativo” dello scorso marzo a Bologna, resta molto virtuale. Poi ci sono i social forum locali (in particolare quello di Firenze, per ovvie ragioni) e i leader storici, a partire da Vittorio Agnoletto. Più defilati per ora i “disobbedienti” di Luca Casarini (che da alcuni mesi hanno scelto un profilo di bassa visibilità) e i no global di Napoli, con Caruso. Poi ci sono gli emergenti: Flavio Lotti e la Tavola della pace appunto. Ma anche Cannavò, giornalista di Liberazione. Chi manca?

Molti: le organizzazioni non governative per esempio, poi Lilliput e, ancora, quasi tutto il mondo cattolico, tutta gente che a Genova c'era e che comunque rappresenta una bella fetta di organizzazioni e di impegno civile.

L'impasse per il momento è questa: l'organizzazione è in mano all'Isf che tende a sovrapporsi e a confondersi con l'Esf.

Si potrebbe dire: chi c'è c'è, chi non c'è non c'è. In pratica o sei dentro l'Isf o rischi di non essere dentro l'Esf, e viceversa, se partecipi all'organizzzazione dell'Esf (che però dovrebbe essere un'occasione preziosa a livello continentale, Est compreso), rischi di trovarti dentro all'Isf (per metodi e obiettivi), anche se alla carta di Bologna non hai aderito.

Insomma la situazione è complicata e intanto gli incontri incalzano, tra Roma e Firenze si va avanti a ritmi settimanali: in genere le convocazioni sono informali, le riunioni sono aperte, alla fine decide chi c'è. Ma anche chi ha la forza organizzativa per esserci.

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Due idee di Forum
In ballo ci sono due impostazioni diverse del Forum e siccome “a seconda di come strutturi il Forum viene fuori come intendi strutturare i movimenti sociali”, si capisce perché se ne discuta tanto. In pratica chi sta nell'Isf è convinto che il cuore siano i movimenti sociali e che quindi l'Esf debba ruotare attorno ad essi. Gli altri (Lilliput tra questi) pensa invece che i movimenti sociali siano soltanto uno degli attori e che sia necessario coinvolgere a pari dignità e fin dall'inizio tutta la rete della società civile. Nel primo caso l'obiettivo politico di Firenze è il rafforzamento della centralità dei movimenti sociali, nel secondo Firenze dovrebbe servire a incontrare la gente comune e ad allargare il consenso, dovrebbe quindi seguire quanto più un percorso inclusivo e non autoreferenziale.

 

Le mani sulla cassa
Chiaro che Firenze rappresenta un'occasione da non perdere, ma, a seconda di come verrà costruito, potrà essere più o meno utile. Bisogna ricordare che la forza di Porto Alegre è stata la sua capacità di apertura e di pluralismo, la sua biodiversità. Oltretutto Firenze resta un appuntamento da pensare in chiave europea, mentre noi italiani rischiamo di leggerlo e di ridurlo solo alle dimensioni della nostra bottega. Oggi i gruppi di lavoro costituiti sono 3, (o 4 se si considera anche il gruppo comunicazione che non si capisce bene se sia ufficiale o meno): organizzazione, programma, allargamento della rete.

Molto si decide nelle riunioni di questi gruppi. Molto anche in incontri più ristretti, perpetrando l'impressione, che avevamo avuto e documentato anche per Genova, di un'organizzazione a più livelli. Democrazia e trasparenza sono passaggi fondamentali per questo movimento: non può succedere che vengano disattesi per l'incalzare degli avvenimenti.

Snodo fondamentale per capire chi comanderà è la costituzione dell'associazione che poi servirà a raccogliere finanziamenti per il Forum sociale europeo. “Sarà soltanto una struttura tecnico-amministrativa”, ma è chiaro che essere nel “gruppo cassa” farà la differenza. Quindi, se volete sapere chi ha davvero un ruolo centrale tenete d'occhio chi entrerà in questa associazione. Il Forum potrebbe costare mezzo milione di euro. La Regione Toscana dovrebbe mettere a disposizione gratuitamente la Fortezza da Basso che potrebbe essere il teatro principale dell'incontro (previsti una decina di assemblee plenarie e un centinaio di work shop) e la maggior parte del denaro.

Il forum che vorremmo
Fin qui le questioni organizzative e di metodo. Ma si parla ancora troppo poco di contenuti: a che cosa vogliamo che serva il Forum? La risposta dovrebbe venire da pezzi sempre più rilevanti di società civile e dovrebbe diventare patrimonio di tanti se non proprio di tutti (comunque non solo dagli organizzatori che, fin qui sembrano non voler tener conto di rappresentare solo una parzialità). Una possibilità è che Firenze serva a conoscersi e a stringere legami: per esempio su alcuni temi urgenti e comuni come potrebbero essere le politiche sociali o l'immigrazione: è possibile fare una pressione comune dentro gli Stati e sull'Unione europea?

Ma poi ci sono tutti i progetti “glocali”: Firenze per esempio conosce l'esperienza dei cantieri dell'alta velocità e di alcuni comitati popolari che vi si oppongono. Ma sulle grandi opere legate alla viabilità e ai trasporti esperienze di comitati locali ci sono in tutta Europa: perché non pensare di incontrarsi e di fare fronte comune?

E ancora sull'economia sociale gli esempi si potrebbero moltiplicare e sono forse tra i più legati all'esperienza di Porto Alegre che ci sta insegnando a percepire e a costruire la partecipazione democratica come un mecanismo che crea alternative economiche praticabili. !!pagebreak!!

Organizzazione, l'incognita black bloc
Il convitato di pietra dell'European social forum si chiama black bloc. Nessuno ne parla volentiere ma dopo Genova (in realtà dopo Praga, Nizza e Göteborg…) non si può pensare di organizzare un evento internazionale di questa portata ignorando che sono proprio occasioni come questa a fare da richiamo. Tutti sperano che non essendoci una “zona rossa” da violare, né un vertice di potenti o un nemico da mettere sotto assedio, tutto fili liscio. Ma non è detto. Alcuni elementi di preoccupazione ci sono: intanto la portata stessa dell'evento, poi la sua durata su più giorni (c'è tutto il tempo di arrivare, guardarsi in faccia e contarsi) e, infine, il fatto che, con tutta probabilità, l'Esf non saprà rinunciare a organizzare una grande manifestazione di piazza (probabilmente il sabato). Ed è qui che potrebbe rispuntare il blocco nero con tutta la sua capacità di attrazione su frange del movimento.

La prassi distruttiva del black bloc d'altra parte non ha bisogno di nessun vertice particolare: il nemico è già fra noi, nella nostra vita quotidiana, e così i segni della sua presenza possono essere sempre oggetto di azioni distuttive e simboliche (alcuni comunicati di attivisti anarchici si concludono con questa frase: “Bricks are easy to find and targets are as close as your local McDonald's”, cioè i mattoni sono facili da trovare e gli obiettivi sono così vicini come il vostro McDonad's).

Preoccupazioni infondate? Forse, ma ribadiamo: nessuno può pensare di organizzare eventi di massa “a partecipazione variabile” senza farsi qualche domanda a questo proposito. Per evitare di preparare il campo da gioco a qualsivoglia provocazione o violenza.

Pronto il libro bianco a cura dei social forum
L'atteso “libro bianco” sui fatti di Genova sta per uscire (qui sotto la copertina). L'11 o il 18 luglio le date probabili, in tempo per l'anniversario delle manifestazioni dello scorso anno. Col libro sarà pubblicato anche un cd-rom interattivo, che raccoglierà gran parte del materiale audio e video di quei giorni, quando migliaia furono le telecamere, le macchine fotografiche, i microfoni a registrare quel che accadeva.

250 pagine a colori, più che un libro una grossa rivista con centinaia di fotografie, testimonianze e documenti. La ricostruzione parte dalla preparazione del Public Forum e arriva fino agli ultimi sviluppi, con tanto di rassegna stampa. Sarà diviso in capitoli, tre dei quali dedicati ad ognuna delle giornate genovesi. Una gestazione durata dieci mesi, gran parte dei quali impiegati per organizzare la mole di materiale raccolto. Il lavoro è stato coordinato dal “gruppo comunicazione” del Milano social forum, che si è anche accollato una sostanziosa parte delle spese (tra i 30 e i 40 milioni di lire) per la produzione del libro. Manifesto, Carta, Liberazione, L'Unità e Manifestolibri distribuiranno (come in occasione della videocassetta “Genova. Per noi”, vedi box a lato) il libro e il cd-rom, ma questa volta senza aver finanziato il progetto. L'uscita del libro bianco è quindi stata resa possibile utilizzando i proventi delle vendite della videocassetta e la “colletta” della redazione milanese.

Il cd-rom è frutto del lavoro del coordinamento dei collettivi universitari di Pisa. Conterrà più di mille foto, un'ora di filmati, due ore di audio, 250 articoli e 250 testimonianze. Libro e cd-rom costeranno 4,20 euro e saranno venduti in edicola assieme alle 4 testate. La prima tiratura sarà di 70 mila copie per il primo e 35 mila per il secondo.

Genova per noi: 80 mila copie, 240 milioni di lire
Sulla custodia della videocassetta si riconosce la ragazza che, il pomeriggio del 20 luglio scorso, si arrampicò sulla rete che chiudeva la zona rossa genovese all'altezza di piazza Marsala. Gli idranti della polizia e una corda poco resistente fecero fallire quel tentativo di buttare giù il muro di metallo eretto a protezione degli otto potenti. Chi c'era si ricorderà anche dei lacrimogeni che sono arrivati dopo. “Genova. Per noi. Immagini e testimonianze sui tre giorni del G8” si chiama quella videocassetta. Il primo tentativo di raccontare Genova e i suoi giorni attraverso le immagini raccolte da un gruppo di quattro registi, Paolo Pietrangeli in testa. Fu presentato in occasione della marcia per la pace Perugia-Assisi, dopo 5 settimane di lavorazione (una solo per la selezione del materiale, tratto per la maggior parte dal girato di 33 registi italiani utilizzato anche per “Un mondo diverso è possibile”, opera collettiva su Genova venduta in allegato al settimanale L'Espresso). Ne furono vendute 80 mila copie, distribuite in edicola come allegato ai quotidiani Manifesto, Unità, Liberazione e al settimanale Carta. Dei 240 milioni di lire circa guadagnati, una sessantina sono andati a coprire i debiti che il Genoa social forum non aveva ancora estinto. Il resto è servito a finanziare la produzione del “libro bianco” e del cd-rom che usciranno tra poco. Delusione tra i legali del Genoa social forum che, nonostante le promesse, non hanno visto una lira della videocassetta e non sono stati neanche avvertiti del cambio di programma. E allora chi ha deciso?

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